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Colomba

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Cari amici, eccoci alla vigilia di Pasqua e certamente non poteva mancare una ricetta in tema…
Da parecchio volevamo provare a fare la colomba in casa. Lo diciamo subito, non è particolarmente difficile, bisogna solo rispettare i tempi di lievitazione. Soprattutto nell’ultima lievitazione non bisogna né accorciare, né allungare i tempi, rischio il collasso (della colomba)!
La ricetta l’abbiamo presa dal mitico sito Viva la focaccia, che è una garanzia per tutti i lievitati. Abbiamo fatto solo qualche ritocco marginale. Inoltre, in due passaggi abbiamo aggiunto un po’ di farina, ma questo può dipendere dal tipo di farina che usate; vi consigliamo di partire con le dosi originali e poi, eventualmente, aggiungere. In ogni caso andate a vedere la loro video ricetta che vi accompagnerà passo, passo.
Se avrete pazienza, il risultato finale vi ripagherà di tutto il lavoro fatto!
Buona Pasqua
Alessia&Tiziana


Tempo di preparazione: 8 ore circa
Difficoltà: media

Ingredienti
Primo impasto
  • 40 g farina manitoba
  • 40 g latte
  • 20 g lievito di birra
Secondo impasto
  • primo impasto
  • 100 g farina manitoba
  • 130 g acqua tiepida
Terzo impasto
  • secondo impasto
  • 100 g farina manitoba
  • 20 g burro
  • 20 g zucchero
Quarto impasto
  • 210 g farina manitoba
  • 2 uova
  • 80 g burro
  • 150 g scorza di arancio candita
  • 120 g zucchero
  • 5 g sale
  • 1 bustina di vanillina
  • scorza grattugiata di 1 arancio e di 1 limone (entrambi bio)
Glassa
  • 60 g di farina di mandorle
  • un paio di gocce di aroma mandorla amara
  • 100 g di zucchero semolato
  • 2 albumi
Finitura
  • mandorle a volontà
  • zucchero in granella
  • zucchero a velo
Primo impasto
Sciogliete il lievito nel latte tiepido poi aggiungete40 g di farina. Impastate per pochi minuti, anche solo con una spatola.
Coprite e lasciate lievitare per 20 minuti in un luogo tiepido (per esempio nel forno spento con la luce accesa per tenere una temperatura di circa 30°)





Secondo impasto
Sciogliete il primo impasto in130g di acquatiepida poi aggiungete 100 g di farina. Impastate anche a mano per pochi minuti. Coprite e fate lievitare per 40 minuti di nuovo nel forno tiepido.





Terzo impasto
Usando l’impastatrice, prendete il secondo impasto e aggiungete 20 g di zucchero, poi aggiungete a poco a poco 100 g di farina (noi abbiamo aggiunto ancora un cucchiaio perché l’impasto ci sembrava troppo morbido). Quando la farina e lo zucchero sono assorbiti, aggiungete poco alla volta 20 g di burro a pezzettini tenuto a temperatura ambiente. Impastate fino a quando l’impasto incorda bene e la pasta si stacca dalla ciotola (in totale circa 20 minuti). Coprite e fate lievitare in luogo tiepido per 60 minuti (noi stavamo pranzando e l’abbiamo lasciata una mezz’ora in più).

Quarto impasto
Al terzo impasto aggiungete 120 g di zucchero e impastate. Aggiungete 210 g di farina e poi le uova una alla volta. Poi aggiungete il sale, la vanillina e la buccia grattugiata dell’arancio e del limone.
All’inizio l’impasto sembrerà un disastro, ma non demoralizzatevi e impastate fino a quando le uova saranno assorbite. A questo punto aggiungete poco alla volta 80 g di burro a pezzettini a temperatura ambiente e continuate a impastare fino a che la pasta si stacca dalla ciotola (eventualmente aggiungete un altro cucchiaio di farina) e risulta molto raffinata ed elastica. L’impasto fino a questo punto dovrebbe richiedere circa 40 minuti.
Aggiungete la scorza di arancio candito e impastate per qualche minuto a bassa velocità per evitare che i canditi si rovinino.
Coprite e lasciate lievitare fino a che l’impasto non raddoppia di volume (dai 75 ai 120 minuti) a seconda della temperatura.


Formatura colomba
Rovesciate la pasta sul tavolo di lavoro e schiacciatela per sgonfiarla. Dividetela in due pezzi, di cui il primo (il corpo) deve essere un po’ più grosso della metà. Poi dividete la parte restante in due parti uguali (le ali).
Al primo pezzo (cioè il corpo) date un paio di pieghe e poi arrotolatela. Cercate di fare la pancia della colomba più grossa della coda e della testa.
Fate le pieghe anche alle ali.
Disponete il tutto in uno stampo da colomba da 1 kg. Mettete a lievitare nel solito forno spento con la luce accesa ed un pentolino di acqua bollente per tenere l’ambiente umido ed evitare che si formi la crosta.
Lasciate lievitare per circa 60 minuti (dovrebbe quasi raddoppiare di nuovo).


Glassatura
Mescolate la farina di mandorle con le gocce di aroma mandorla amara, lo zucchero e l’albume. Montate con un frullino.
La glassa deve risultare piuttosto cremosa. Se è troppo liquida, aggiungete un po’ di zucchero.
Usando una sac a poche distribuite uniformemente la glassa su tutta la superficie della colomba in modo assai delicato per evitare che la colomba si sgonfi. Aggiungete le mandorle, cospargete la superficie di zucchero in granella e spolverate abbondantemente di zucchero a velo.

Cottura
Cuocete a 160°-170° per 45-50 minuti. Durante i primi 20 minuti di cottura aprite la porta del forno per pochi secondi ogni 5 minuti per fare uscire il vapore.
Dopo 20-25 minuti mettete un foglio di carta stagnola sulla colomba e poi quando mancano 10 minuti alla fine toglietelo.
Lasciate raffreddare fino al giorno dopo.


Una giornata alternativa

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Oggi niente ricetta, solo la cronaca di una intensa giornata alla fiera Cucinare di Pordenone. Era il primo anno in cui veniva effettuata una fiera di questo tipo, ma le 15.000 presenze hanno dimostrato l’interesse delle persone per questo genere di manifestazioni, e soprattutto verso grandi chef del calibro di Moreno, di Davide Scabin del ristorante “Agli Amici”, e dell’ormai divo Carlo Cracco, i quali hanno appassionato il pubblico con i loro showcooking.


Sicuramente si è trattato di una fiera del settore enogastronomico rivolta principalmente verso i cuochi amatoriali, piuttosto che verso i professionisti del settore (ciò è stato particolarmente evidente dal tipo di stand presenti).
Buona l’organizzazione generale, ma facciamo un appunto piuttosto importante. Gli eventi di maggior rilievo erano su prenotazione e la maggior parte a pagamento, e venivano tenuti in grandi spazi della fiera separati dagli stand da una semplice barriera ad altezza busto, così che tutti coloro che non avevano pagato potevano comunque assistere completamente allo spettacolo. Ora, è vero che coloro che avevano pagato stavano seduti e ricevevano anche degli assaggi, ma alla prossima fiera nessuno vorrà pagare (dovendo fare un’ora di coda per entrare a vedere Cracco, per esempio) se può vedere e sentire ugualmente da un metro più lontano.
Le due Staffette, quindi, hanno dedicato un’intera giornata a questa fiera, dividendosi tra i vari eventi e corsi. Nella mattinata ci siamo dedicate ai lievitati.
Alessia ha partecipato ad una lezione gratuita del tecnologo Giambattista Toso, tecnologo del mulino di Pordenone, il quale ha parlato di lievitati, ma soprattutto delle potenzialità della strumentazione messa a disposizione dallo sponsor Electrolux. L’abbattitore è veramente un grande strumento, ma mi sa che per noi rimarrà sempre un sogno.


Tiziana, invece, ha assistito alla lezione sulla pasta madre di uno dei volti famosi di Alice TV, Sara Papa, che alla fine ne ha anche distribuito dei pezzi, ora al sicuro nel nostro frigo. La lezione è stata interessante: molte informazioni sulle varie farine (anche notizie utili su alcuni miti commerciali come il kamut), ma non tantissime sui rinfreschi e utilizzi della pasta madre. Per fortuna abbiamo tante amiche che ci potranno dare buoni consigli!


Pausa pranzo in giro per gli stand, assaggiando qua e là, comprando una buonissima robiola fresca (quella affumicata era eccezionale, ma purtroppo finita) da un gruppo di ragazzi della Val Camonica, e un ossocollo di Norcia che è le sette meraviglie.
In più abbiamo incontrato l’amica Fabiana Romanutti, la redattrice del mensile QB FVG, una rivista enogastronomica a nostro parere particolarmente valida, perché non si limita solo a riportare una serie di ricette, ma propone interviste agli chef, una bellissima sezione sul vino, e pubblicizza gli eventi in programma in regione.
Se la mattinata si è conclusa in maniera tranquilla e ordinata, il pomeriggio è stato veramente il delirio. Ospite della fiera, infatti, era lo chef e giudice Carlo Cracco, che prima si è cimentato in uno showcooking, e poi ha presentato il suo libro “Se vuoi fare il figo, usa lo scalogno”.
Lo shoowcooking è stato interessante e lo chef ha presentato due piatti. Per prima cosa ha spiegato la preparazione della crema all’olio, di cui abbiamo potuto ammirare solo i passaggi finali perché il procedimento richiede una mezza giornata di lavoro, ma che purtroppo non abbiamo potuto assaggiare.
Il secondo piatto, di cui abbiamo visto la preparazione dalla A alla Z e che abbiamo anche assaggiato, è stato il risotto con le lenticchie. In pratica si tratta di un riso completamente in bianco (niente soffritto, non bagnato né con brodi né con vino, niente burro e parmigiano), legato con dell’amido di riso, e che alla fine viene insaporito da una polvere di lenticchie affumicate. L’odore della polvere di lenticchie è molto forte e buona, ma all’assaggio il riso mi è sembrato piuttosto insulso. Mi perdoni Cracco!
Terminato lo showcooking, Cracco si è fatto intervistare da Nonis (l’esperto di carni che vedete alle ore 13 su Gusto, la rubrica del TG5) e ha presentato il suo libro. Alla fine ha gentilmente autografato il suo libro in un delirio di donne di ogni età (e anche molti maschietti).

Siamo state pubblicate! E frittata con lo sclopit

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Gli amici che hanno visionato la nostra pagina Facebook il lunedì di Pasquetta sono già a conoscenza di questa notizia, ma solo oggi (causa laurea in corso di nostro fratello/figlio) siamo riuscite a recuperare fisicamente la rivista q.b.FVG, dove nel numero di aprile c’era uno spazio dedicato alle ricette a base di uova create dai foodblogger, tra cui la nostra frittatina.
Di questa rivista ne avevamo giusto parlato nel precedente post, dedicato alla fiera di Pordenone Cucinare e al nostro incontro con Mister Masterchef Carlo Cracco. Si tratta di una rivista legata al territorio, e quindi anche la sua diffusione è esclusivamente regionale, come dimostra il suo titolo, però da poco hanno creato la rivista gemella a Roma, q.b. Roma. Se ne avete la possibilità provate a comprarla, e se no visitate comunque i loro siti, sempre prodigi di consigli, ricette, recensioni e articoli interessanti.
Buon weekend a tutti: è uscito il sole qui in Friuli, per cui magari riusciamo finalmente a farci una passeggiata per i campi per raccogliere questa splendida erbetta, di cui vi abbiamo già parlato in questa ricetta
Qui di seguito vi riportiamo l’articolo come presente sulla rivista.


La frittata con lo sclopit è un piatto semplice, ma pieno del gusto della primavera ormai alle porte, o appena iniziata. La sua bontà non sta solo nel gustarlo nel piatto, ma soprattutto nell’andare a raccogliere lo sclopit tutti insieme, magari una domenica pomeriggio, così da avere la scusa per una salutare passeggiata nella natura.
Per chi non conosce già questa piantina, il suo nome botanico è Silene vulgaris; lo potete riconoscere dai caratteristici fiori a palloncino, che se schiacciati producono un suono simile ad un piccolo scoppio. Da qui il nome friulano di sclopit.
In ogni caso, è preferibile raccoglierlo prima della fioritura, quando le foglie sono tenere e meno amare.


Tempo di preparazione: 15 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 2 persone)
  • 3 uova
  • 50 gr di ricotta
  • 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
  • 1 cucchiaio di latte
  • sale e pepe
  • 50 gr di sclopit già lessato
  • olio EVO
Prima di tutto lavate e lessate lo sclopit in acqua salata per non più di 5 minuti.
Intanto frantumate in una ciotola la ricotta con una forchetta. Aggiungete un uovo alla volta, sbattendoli con una frusta per amalgamarli bene con la ricotta. Salate e pepate, aggiungete il parmigiano e la cucchiaiata di latte sempre mescolando con la frusta.
Scolate per bene lo sclopit, strizzatelo e ripassatelo in una padella antiaderente per qualche minuto con un filo d’olio e un pizzico di sale. Poi aggiungete l’impasto della frittata e ultimate la cottura.

Crostata frangipane al mandarin curd

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Oggi siamo emozionatissime perché nel pomeriggio incontreremo diverse foodblogger friul-triestine che conosciamo virtualmente e seguiamo da un po’. Complice una serie fortunata di eventi che ci portano a Trieste, abbiamo pensato di unire l’utile al dilettevole e di coinvolgere le nostre amiche…
Adesso ci dedichiamo a un po’ di restauro conservativo per presentarci al nostro meglio!
Buona domenica

Tempo di preparazione: 2 ore e mezza (più il tempo di riposo)
Difficoltà: media

Ingredienti
per la frolla alle mandorle
  • 120 g di burro
  • 70 g zucchero a velo
  • 25 g farina di mandorle
  • 200 g farina 00
  • 1 uovo
  • 1 pizzico di sale
per il curd al mandarino
  • 120 g di succo di mandarino (circa 4 mandarini succosi) possibilmente bio
  • 3 uova
  • 100 g di burro
  • 150 g di zucchero
  • 1 cucchiaio di amido di mais
per la crema frangipane
  • 100 g di farina di mandorle
  • 100 g di burro
  • 100 g di zucchero
  • 1 uovo
  • 30 g di amido di mais
Per prima cosa preparate la frolla alle mandorle. Fate ammorbidire il burro e mescolatelo con lo zucchero. Aggiungete la farina di mandorle, il sale, l’uovo, e mescolate bene. Per ultimo aggiungete la farina 00.
Impastate poco, affinché l’impasto non si scaldi troppo, e mettete in frigo. Lasciate riposare per almeno un paio d’ore, meglio se per una notte intera. Si tratta, quindi, di una frolla perfetta da preparare il giorno prima.
Il giorno dopo preparate il mandarin curd. Lavate i mandarini, grattugiatene leggermente la buccia (solo la parte arancione) e spremetene il succo. Filtrate il succo da eventuali semi e pesatelo: dovete ottenere circa 120 g di succo.
Intanto, a bagnomaria fate sciogliere lentamente il burro. Una volta completamente sciolto aggiungete lo zucchero, il succo e la buccia grattugiata dei mandarini. Quando tutto sarà amalgamato aggiungete le uova precedentemente sbattute. Fate cuocere a fiamma moderata, tenendo un leggero bollore per 5 minuti (circa 10 minuti in totale). Trasferite in un contenitore e lasciate raffreddare.
Intanto stendete la frolla in una tortiera precedentemente imburrata e infarinata. Coprite con un foglio di carta forno la superficie della frolla e distribuite dei fagioli. Infornate a 180°C per 10 minuti, e poi, dopo aver tolto i fagioli e la carta forno, per altri 5 minuti.
Infine preparate la crema frangipane. Montate per bene il burro ammorbidito con lo zucchero, poi aggiungete l’uovo precedentemente sbattuto. Aggiungete a poco a poco la farina di mandorle e la maizena mescolate insieme.
Distribuite nella frolla, già in parte cotta, il mandarin curd e sopra la crema frangipane. Essendo la crema frangipane piuttosto consistente, è più facile utilizzare una sac a pochè per distribuirla più uniformemente. Infornate a 180°C per 20-30 minuti (a seconda della dimensione della crostata).

Tortelloni con lo sclopit

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Buon inizio settimana a tutti, anche se ormai siamo già a martedì!
Prima di venire alla ricetta di oggi, dobbiamo raccontarvi l’incontro di domenica pomeriggio con le foodblogger triestine di cui vi avevamo già accennato qui.
Nonostante alcune blogger non siano potute venire, eravamo proprio una bella combriccola, che ora vi descriviamo, rigorosamente in ordine alfabetico così da non fare torti a nessuno.
Alessandra del blog Golosità Vegane: la nostra esperta di cucina vegana, che organizza anche dei corsi per diffondere il verbo su argomenti interessantissimi come latticini vegetali, seitan e quant’altro.
Cristina del blog Ventunsettembre: una vera forza della natura, in tutti i sensi; energica, piena di voglia di fare, sperimentare, e ritentare per l’ennesima volta gli esperimenti con la pasta madre.
Donatella del blog Fior di rosmarino: uno dei primissimi blog che abbiamo seguito sin dall’inizio; le sue foto sono fantastiche, quasi magiche, e ci hanno sempre lasciato a bocca aperta.
Edvige del blog Memento solonico: la meno giovane del gruppo, ma con una grinta da far invidia a tutte noi. Il suo blog è un mix di ricette, consigli utili e foto fantastiche.
Giulia del blog In cucina per caso: l’unica dell’intero gruppo che Alessia aveva già avuto occasione di incontrare; una cake designer con i fiocchi, con una grande passione per il mondo anglosassone, di cui ripropone spesso i piatti tipici.
Stefania (con la dolce metà e il piccolo Massimiliano) del blog Nuvole di farina: anche se lei non è triestina doc, nel suo blog trovate spesso delle interessanti e tipiche ricette triestine anche “tradotte” in dialetto triestino.
Dopo questa bellissima carrellata di blog, e con la speranza di rivederci presto (magari con un tempo migliore), vi lasciamo con questi buonissimi tortelli allo sclopit.

Tempo di preparazione: 1 ora e mezza
Difficoltà: facile (a patto che abbiate la macchinetta per stendere la pasta)

Ingredienti (per 4 persone)
per la sfoglia
  • 3 uova
  • 200 gr di farina 00
  • 100 gr di farina di semola
  • sale
per il ripieno
  • 200 gr di ricotta
  • 150 gr di sclopit già lessato (potete vedere qui cos'è e come si cuoce lo sclopit)
  • una noce di burro (o olio)
  • sale
  • noce moscata
per la fonduta
  • 250 ml panna fresca
  • formaggio montasio stravecchio (36 mesi)
  • pepe
Per prima cosa preparate la sfoglia. Miscelate le due farine e il sale, e disponetele a fontana sulla spianatoia. Rompete le uova al centro della fontana ed iniziate a mescolare a poco a poco farina e uova con la forchetta, in modo tale che non si formino grumi. A questo punto iniziate ad impastare con le mani. Questo passaggio deve durare parecchi minuti, almeno 10, perché è indispensabile al fine di rendere la sfoglia bella elastica. Formate poi una palla e rivestitela con la pellicola. Lasciate a riposare per 20 minuti/mezz’ora.
Recuperate lo sclopit già lessato e strizzatelo per bene per eliminare tutta l’acqua possibile. Ripassatelo in padella con una noce di burro, salate. Mescolate poi lo sclopit alla ricotta (per ridurre l’umidità del ripieno potete mettere la ricotta ad eliminare un po’ della sua acqua su un colino la sera prima), salate e grattugiate la noce moscata secondo i vostri gusti.
Preparate ora i tortelli. Dividete in 3 parti la sfoglia, e lavorate su una parte alla volta, lasciando le altre protette dalla pellicola perché non si secchino. Se avete la macchina (sia a mano che elettrica) sarà facile stendere la sfoglia, passando la pasta attraverso i rulli sempre più stretti. Con i tortelli lo spessore della sfoglia più indicato è quello più sottile. Se siete costretti a stendere a mano, munitevi di tanta pazienza e forza di volontà, perché è difficile stenderla così sottile e al contempo velocemente perché non si secchi eccessivamente.
A questo punto preparate i tortelli tagliando delle strisce e poi dei quadrati. Riponete al centro un cucchiaino di ripieno, poi inumidite leggermente i bordi del quadrato con dell’acqua e richiudeteli a formare un triangolo, sigillandoli bene. A questo punto formate i tortelli rigirando le punte dei triangoli intorno al dito indice e premendo bene perché la pasta si sigilli bene.
Mettete a bollire l’acqua salata, e fate cuocere i tortelli per qualche minuto (circa 5). Intanto preparate la fonduta. Ponete in un pentolino per il bagnomaria la panna e il formaggio stravecchio grattugiato. Appositamente non abbiamo messo le dosi del formaggio, perché ha un sapore piuttosto intenso e quindi dipenderà dal vostro gusto quanto metterne.
Impiattate ponendo sul fondo un paio di cucchiai di fonduta, sopra i tortelli ben scolati, e irrorate con ulteriore fonduta. Completate con una bella macinata di pepe.

Panna cotta al profumo di menta con salsa ai lamponi

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Buon 25 aprile!
Ogni anno, il mio babbo amava festeggiare questa giornata con i suoi amici perché durante la guerra erano partigiani, e così, insieme, anno dopo anno, ricordavano i brutti momenti passati insieme.
Mio padre venne catturato 3 volte dai tedeschi e 3 volte riuscì a fuggire, sempre complice qualche bella fanciulla! Ne aveva di episodi da raccontare: dormiva nei fossi o mangiava cipolle per non avvicinarsi alle case e farsi scoprire o mettere in pericolo gli abitanti. Ha anche partecipato all’assalto della prigione di Udine per liberare i prigionieri politici…
A onor del vero qui la guerra è durata fino ai primi giorni di maggio, ma il 25 aprile, anche se lui da tanti, tantissimi anni non c’è più, resta un punto fermo a casa nostra.
Viva la pace e la libertà!
Tiziana

Tempo di preparazione: 3 ore (compresi i tempi di riposo)
Difficoltà: facilissima

Ingredienti (per 4 persone)
per la panna cotta
  • 250 ml di panna
  • 250 ml di latte intero
  • 100 g di zucchero semolato
  • una ventina di foglie di menta
  • 3 fogli di colla di pesce
per la salsa
  • 125 g di lamponi
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 1 cucchiaio di acqua
Riscaldate la panna e il latte senza far bollire, e lasciate in infusione le foglie di menta, precedentemente lavate, per circa 1 ora. I tempi possono essere più brevi se sminuzzate le foglie. Filtrate il tutto con un colino.
Intanto mettete a bagno per 10 minuti la colla di pesce in acqua fredda. Rimettete sul fuoco la miscela di latte e panna insieme allo zucchero, sempre senza far prendere il bollore; sciogliete bene il tutto e poi aggiungete, a fuoco spento, la colla di pesce ben strizzata. Fate raffreddare per qualche minuto e poi riempite i vasetti o le coppette monoporzione. Una volta freddi, ponete in frigo almeno per qualche ora.
Preparate infine la salsa. In un pentolino mettete tutti gli ingredienti e scaldate finché i lamponi non si saranno ben disfatti. Ricoprite la panna cotta con questa salsa solo quando quest’ultima sarà ben fredda.

Canederli speck e sclopit

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Aria di primavera sempre più forte, e con essa, come tutti gli anni, anche la voglia di andare a fare una bella camminata. Ma noi non ci limitiamo solo a smaltire le calorie. Le nostre camminate sono sempre oculate, e ogni volta che possiamo raccogliere qualche erba spontanea o fiore commestibile non ci lasciamo sfuggire l’occasione.
L’anno scorso, in particolare, è nato in me un forte amore per questo tipo di ingredienti. Sarà forse la crisi, che ci porta a riprendere in considerazione tutta una serie di ingredienti, oppure la possibilità di ritornare a sapori e profumi ormai quasi dimenticati, però a me la cosa piace tantissimo, anzi ne sono quasi ossessionata!
Capitano a fagiolo quindi due grandi occasioni. In primis questa domenica avremo la possibilità di incontrare (e interrogare!) un grande esperto di erbe spontanee qui in Friuli, il signor Ennio Furlan, che insieme alla rivista Quanto basta FVGorganizzano un’escursione nelle nostre montagne alla ricerca di queste formidabili piantine.
In secondo luogo, giusto ieri, abbiamo scoperto che Ambra del blog Il gattoghiotto, ha organizzato un contest proprio su questo tema. Partecipiamo già con la ricetta dei tortelli allo sclopit, e ora anche con la ricetta di oggi, questi fantastici canederli speck e sclopit (lo sclopit/Silene vulgaris ci piace un sacco come potete vedere!).
Tutti pensano che i canederli siano una ricetta tipica solo ed esclusivamente del Trenitino-Alto Adige e delle zone alpine di Veneto e Friuli, ma in realtà sono molto importanti anche nella cucina triestina di origine austro-ungarica. Proprio qui li ho mangiati la prima volta, in una delle tante birrerie in cui i piatti forti sono, oltre ai canederli, i fantastici bolliti e vari tipi di wurstel.
Mi sono innamorata di questo modo comodissimo di riciclare il pane raffermo, e della possibilità di aromatizzarli e condirli in così tanti modi a seconda della stagione e degli ingredienti che si ha in casa. E ovviamente del loro fantastico sapore.
Buon weekend
Alessia

Tempo di preparazione: 1 ora
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 20 canederli)
  • 300 g di pane raffermo
  • 300 ml di latte
  • ¼ di cipolla
  • 60 g di speck
  • 100 g di sclopit già lessato
  • 2 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato
  • 2 uova
  • sale
  • pepe
  • 4 cucchiai di farina 0
  • burro
  • ricotta vaccina affumicata della latteria di Ovaro
Spezzettate il pane e irroratelo con il latte. Lasciate ad ammorbidire. Intanto ponete 1 noce di burro in una padella antiaderente, rosolate la cipolla tagliata fine e ripassate lo sclopit precedentemente lessato e strizzato dall’acqua in eccesso.
In una ciotola mettete lo sclopit e la cipolla così cucinati, lo speck tritato finemente (noi con il tritatutto), e il parmigiano. Prelevate il pane ammollato e tritatelo finemente al coltello (a noi il canederlo piace fino; se lo preferite più rustico, spezzettate a pezzi piccoli il pane prima di bagnarlo con il latte, e saltate questo passaggio) prima di mettere anch’esso nella ciotola. Mescolate bene il tutto.
A parte rompete le uova, salatele e pepatele. Versatele nella ciotola e amalgamate bene il tutto. Aggiungete infine un cucchiaio di farina. Vedrete che il composto si staccherà dalle pareti: a questo punto è pronto.
Con l’impasto formate della palline di media grandezza. Ripassatele in un piatto fondo in cui avrete posto la restante farina. Cuocetele in acqua bollente salata finché non vengono a galla (i nostri ci hanno messo 5 minuti circa).
I canederli possono essere serviti in molti modi. In pieno inverno li si mangia soprattutto con un bel brodo di carne (in cui vengono cotti), ma noi abbiamo preferito un’altra versione, altrettanto tradizionale, ovvero irrorati con burro fuso e abbondante ricotta affumicata.

Come abbiamo voluto già sottolineare negli ingredienti, la ricotta affumicata utilizzata è quella della Latteria di Ovaro, un piccolo paesino della Carnia vicino al confine con il Veneto. Il piccolo caseificio produce vari formaggi, soprattutto di latte vaccino, ma anche di capra, mescolando la tradizionale lavorazione artigianale con impianti nuovissimi e molto tecnologici. E' la prima volta che assaggiamo un prodotto di questo caseificio e ne siamo rimasti entusiasti. Perciò abbiamo fatto incetta di forme di ricotta affumicata, e speriamo di avere in futuro l'occasione di provare anche gli altri prodotti.

Con questa ricetta partecipiamo al contest "Ricette spontanee" del blog Il gattoghiotto e in collaborazione con il Rifugio Meira Garneri.

Crostata dolce di asparagi bianchi

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Buongiorno e buon inizio settimana. Dopo il grande exploit di due settimane fa, per lo meno per il numero di ricette pubblicate, abbiamo avuto una settimana intensa (e anche quella appena iniziata non sarà da meno) e quindi non siamo riuscite a postare nient’altro.
Oggi, però, ripariamo e vi proponiamo questa ricetta assolutamente inedita, creata appositamente per partecipare al contest sulle crostate della nostra amica Cristina Rojaz, la fantastica ed energica mente dietro il blog Ventunsettembre, contest in collaborazione con il mensile di cucina, e non solo, QuantoBasta FVG.
Volevamo e vogliamo fare assolutamente bella figura e non presentare la solita crostata di frutta. Perciò Tiziana ha avuto un lampo di genio e si è ricordata che al suo pranzo di laurea, nel lontano 1982, aveva mangiato una torta dolce a base di asparagi, in uno dei ristoranti più noti della cittadina di Tavagnacco, famosa proprio per i suoi asparagi bianchi. Dato che di questo dolce non c’è più traccia, l’abbiamo interpretato a modo nostro.
Il risultato è stato fantastico, e il merito è tutto di questa eccezionale varietà di asparagi, delicati e dolcissimi, talmente teneri che non è stato necessario fare altro che lessarli e frullarli. E ora provateci pure voi!


Tempo di preparazione: 1 ora (più il tempo di cottura)
Difficoltà: facile

Ingredienti
per la frolla
  • 200 g di farina
  • 100 g di burro
  • 100 g di zucchero
  • 2 tuorli
  • la buccia grattugiata di un limone
  • mezza bustina di lievito
per il ripieno
  • 200 g di asparagi bianchi di Tavagnacco
  • 200 g di ricotta
  • 100 ml di panna fresca
  • 100 g di zucchero + 2 cucchiaiate per la cottura degli asparagi
  • 2 uova
  • 1 bustina di vanillina
Pulite gli asparagi eliminando la parte più dura del gambo e pelandolo. Cuoceteli in acqua bollente con i 2 cucchiai di zucchero per 20 minuti circa. Scolateli bene e frullateli fino ad ottenere una crema priva di grumi.
Intanto preparate la frolla. Disponete la farina sulla spianatoia insieme al burro ammorbidito a pezzetti, e lavorate con le mani finché è tutto assorbito. Fate la fontana, e aggiungete lo zucchero, i tuorli, il limone e il lievito. Una volta che il composto è ben omogeneo, formate una palla e copritela con la pellicola.
In una ciotola mettete la ricotta con lo zucchero, mescolando bene con una frusta in maniera che non ci siano più grumi. Separate i tuorli dagli albumi e aggiungete i primi alla ricotta. Infine aggiungete la purea di asparagi e la vanillina sciolta nella panna.
Prendete la frolla e tiratela; poi foderate la teglia imburrata e infarinata e bucherellate la sfoglia. Montate gli albumi e aggiungeteli al ripieno, mescolando delicatamente dal basso verso l’alto in modo da non smontarli. Versate la crema all’interno della frolla.
Infornate a 180°C per 50 minuti circa, o comunque finché non sarà ben dorata la sua superficie. Servite spolverata di abbondante zucchero a velo.

Con questa ricetta partecipiamo al contest “Con le mani in pasta” del blog Ventunsettembre.


Il panettone che diventa Arte

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Buongiorno, buona domenica e auguri a tutte le mamme!
Quest’oggi niente ricetta, solo un paio di foto per farvi vedere ciò che abbiamo creato in occasione del contest “Il gusto che diventa Arte” promosso dalla ditta Loison.
Oggetto del contest erano i loro fantastici panettoni, da reinterpretare in forma artistica. Due erano le possibilità, il Panettone Shabby Chic, oppure il Panettone come Innovazione.
Quando abbiamo confermato la nostra adesione all’iniziativa, però, non era stato chiarito che lo scopo era quello di fare del cake design. Orrore quando l’abbiamo scoperto, visto che non siamo delle amanti del genere, e quindi non ci siamo neanche mai applicate, anche se ammiriamo moltissimo tutti coloro che lo fanno.
Abbiamo optato, allora, per una semplice copertura in pasta di mandorle colorata di rosaa forma di pacchetto, che ci sembrava perfetta per il tema Shabby. Per arricchire, infine, abbiamo tentato di modellare una rosa con la tecnica dello zucchero tirato. È stata una vera sfida, ma siamo state molto soddisfatte del risultato finale. Voi che ne dite???

Frittelle di fiori d'acacia

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L’anno scorso ci siamo svegliate un po’ tardi per sfruttare adeguatamente la bontà dei fiori di acacia, ma quest’anno ci siamo ripromesse di non lasciarceli scappare e di preparare queste frittelle. Non c’è niente di più buono e semplice dei fiori di acacia fritti!
Così, rientrate da una lunga camminata, ci siamo subito applicate in cucina, in modo da non sciupare i fiori appena colti. Sottolineo subito, nel senso che io non mi sono neanche cambiata dalla tenuta sportiva! Tutto questo a beneficio della famiglia e di chi ci segue su Facebook, che ieri ha visto in anteprima questa “meravigliosa” foto scattata di soppiatto dalla Staffetta anziana (tiè tiè, così impari!!!).


Giusto un mesetto fa abbiamo postato la ricetta della torta 50 sfumature di velluto, in cui si parlava di food porn e del fatto che non saremmo sbucate mezze nude da sotto il tavolo… Ecco, oggi quasi ci smentiamo e, chissà, magari creiamo una nuova moda: il porn for food!!!

Tempo di preparazione: 15 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • fiori d’acacia freschi
  • farina di riso
  • uovo
  • zucchero
  • pizzico di sale
  • acqua
  • olio di arachide per friggere
  • zucchero a velo
Preparate la pastella con la farina di riso, l’uovo, lo zucchero, il pizzico di sale e acqua quanto basta per fare un impasto morbido ma non troppo liquido. Lasciate riposare 10 minuti.
Intanto lavate i fiori di acacia in acqua e bicarbonato per togliere eventuali ospiti indesiderati. Poi asciugateli con carta assorbente.
Infine tuffateli nella pastella (come per ogni fritto) e friggeteli in olio di arachide ben caldo. Potete sia utilizzare i rametti interi, che sgranare i fiori e fare delle frittelle. Anzi, a noi sono piaciuti di più in questo modo!
Spolverateli con lo zucchero a velo.
Questa ricetta prende spunto da quella della nostra amica Artù del blog La casa di Artù, la blogger appassionata di erbe spontanee e fiori che ci ha contagiato.

Torta di marzapane e cioccolato

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Questa torta è stata un esperimento, tanto per cambiare! Una volta avevamo mangiato una fantastica torta nel cui impasto era presente il marzapane, cosa insolita e che ci aveva conquistato. Così abbiamo provato a rifarla, a modo nostro ovviamente, perché non avevamo alcun punto di riferimento.
Il risultato è stato ottimo: morbida come una ciambella, ma più ricca e goduriosa, proprio come piace a noi. Provatela, merita davvero!
Buona settimana a tutti!

Tempo di preparazione: 1 ora compresa la cottura
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 3 uova
  • 100 g di zucchero
  • 200 g di marzapane
  • 250 g di farina
  • 250 ml di panna fresca
  • 2-3 cucchiai di Rum
  • 1 bustina di lievito
  • 100 g di cioccolato fondente
Montate le uova con lo zucchero, poi aggiungete il marzapane tagliato a pezzetti, la panna e la farina setacciata con il lievito. Infine aggiungete il Rum e continuate a montare.
Per ultimo, aggiungete il cioccolato tagliato a pezzetti più o meno grandi a vostro piacimento e mescolate manualmente.
Bagnate la carta forno, strizzatela e rivestite uno stampo di 26 cm (oppure imburratelo e infarinatelo), versate l’impasto e cuocete a 170°C per 40-45 minuti (forno statico).
Servite con un’abbondante spolverata di zucchero a velo.

Sarde a beccafico

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Più volte, vedendo le puntate di Montalbano, abbiamo visto il famoso Commissario mangiare le tipiche pietanze siciliane. Tra queste, le sarde a beccafico ci hanno sempre incuriosite e quando un paio di giorni fa abbiamo trovato in pescheria queste sarde già belle pulite ci siamo fiondate a cercare la ricetta.
Abbiamo così scoperto che ci sono diverse versioni: c’è quella di Palermo e quella di Catania. Piccole variazioni sul tema.
Noi siamo andate un po’ a occhio prendendo gli ingredienti che più ci ispiravano. È scaturita una ricetta fresca e appetitosa, sicuramente da ripetere. Peccato solo che le nostre sarde erano già senza la codina...

Tempo di preparazione: 30 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
  • 600 g di sarde già pulite (possibilmente con le codine)
  • 4 filetti di acciughe
  • 100 g di mollica di pane
  • 30 g di uvetta sultanina
  • 30 g di pinoli
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 cucchiaio di pecorino
  • 1 limone
  • 1 arancia
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • prezzemolo
  • olio EVO
  • sale e pepe
  • foglie di alloro
Scaldate l’olio e soffriggete lo spicchio d’aglio, poi sciogliete i filetti d’acciuga. Eliminate l’aglio e aggiungete la mollica di pane precedentemente passata al mixer, e abbrustolitela leggermente.
Togliete dal fuoco e aggiungete l’uvetta (prima ammollata nell’acqua), i pinoli, il prezzemolo, il pecorino, la buccia grattugiata di arancia e limone. Spremete il succo degli agrumi e scioglietevi il cucchiaio di zucchero. Aggiungete metà dello sciroppo all’impasto, pepate e aggiustate di sale.
Prendete le sarde già pulite, mettete una cucchiaiata di farcia e richiudete utilizzando le codine, o in assenza di esse (come nel nostro caso) con degli stuzzicadenti.
Ungete una teglia con un filo d’olio, e disponete gli involtini di sarde, ponendo tra un involtino e l’altro una foglia di alloro per separarli. Irrorate con un filo d’olio, aggiungete il restante succo d’agrumi zuccherato e ponete sopra le briciole d’impasto rimaste. Cuocete in forno a 180° per 10 minuti.
Consigliamo di prepararle in anticipo, così che tutti i sapori si amalgamino per bene. Servire a temperatura ambiente oppure leggermente intiepidite.

Con questa ricetta partecipiamo a "Happy blog party" del blog La casa di Artù.

Farotto zucchine e zenzero

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Oggi una ricettina veloce e semplice. Ultimamente stiamo sostituendo spesso alla classica pasta o riso, altri cereali come farro e orzo.
Soprattutto il farro ha degli eccellenti valori nutrizionali: ricco di fibre, apporta un quantitativo di calorie inferiore rispetto agli altri cereali e assorbe molta acqua (per questo è molto utilizzato nelle diete).
E poi è davvero buonissimo! Noi l’avevamo utilizzato in quest’altra ricetta, il farzotto di Ildegarda Von Bingen, e ci era già piaciuto moltissimo in combinazione con l’orzo, ma anche da solo merita assolutamente.

Tempo di preparazione: 45 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
  • 300 gr di farro integrale
  • 3 zucchine
  • 3 cipollotti
  • radice di zenzero fresco
  • sale e pepe
  • olio EVO
Per prima cosa risciacquate il farro (senza ammollo) e mettetelo a cuocere con acqua non salata fredda. Portate a bollore e cuocete per 20-25 minuti. Salate solo alla fine.
Poi preparate le verdure. Tritate i cipollotti, e soffriggeteli con l’olio. Affettate le zucchine e aggiungetele ai cipollotti; salate e pepate. Infine aggiungete lo zenzero fresco grattugiato.
Scolate il farro e terminate la cottura insieme alle verdure.

Biscotti macadamia & cioccolato bianco

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Buon inizio di settimana con questi deliziosi biscotti ipercalorici!
La ricetta non è farina del nostro sacco, ma del bellissimo blog La tana del coniglio. Quando Erika ha postato queste delizie quasi due settimane fa, non abbiamo finito di leggere la ricetta che già stavamo facendo ammorbidire il burro e pesando gli altri ingredienti. Per fortuna, quando abbiamo preparato la bomba bianca per Natale, ci erano rimaste un po’ di noci macadamia!
Non siamo grandi appassionate di biscotti, ma questi ci hanno fatto impazzire! Erano talmente buoni che ce li siamo mangiati tutti prima ancora di fare le foto, e quindi questa settimana ci siamo viste COSTRETTE a rifarliper poterli condividere con voi.
La ricetta è tale e quale a quella di Erika (abbiamo aggiunto solo un pizzico di sale), perché era già perfetta così! Provateli, e ve ne pentirete!!!
Nota di colore: questo sabato abbiamo avuto l'occasione di partecipare ad un evento in cui c'era "Sir" Joe Bastianich, e siamo riuscite a rimediare un autografo e una foto con lui. Ora ci manca solo lo chef Barbieri.


Tempo di preparazione: 30 minuti
Difficoltà: facilissima

Ingredienti
  • 125 g di burro
  • 180 di zucchero semolato
  • 1 pizzico di sale
  • 1 uovo
  • 295 g di farina 00
  • 8 g di lievito
  • 200 g di cioccolato bianco
  • 150 g di noci macadamia
Fate ammorbidire il burro. Montatelo con lo zucchero, e poi aggiungete un pizzico di sale. Quando il composto è bello spumoso, aggiungete l’uovo intero e continuate a sbattere. Infine, unite la farina e il lievito, mescolando finché il composto non è bello uniforme.
A questo punto aggiungete il cioccolato bianco e le noci macadamia, entrambi precedentemente ridotti a pezzi grossolani, ma senza lavorare troppo il composto altrimenti il burro si riscalda. Prelevate una cucchiaiata di composto, deponetela su una teglia ricoperta di carta da forno e schiacciate un po’, così da ottenere una sorta di schiacciatina. Distanziate bene i biscotti, perché durante la cottura si gonfieranno e si allargheranno.
Infornate a 180° per 15 minuti in forno statico. State attenti che i biscotti non si devono colorire troppo, altrimenti da freddi risulteranno duri. Diciamo che essendo i nostri biscotti già un po’ giallognoli a causa di un tuorlo particolarmente rosso, ci siamo affidate all’olfatto.

Lasagna agli asparagi

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Buongiorno a tutti!
Lo sappiamo, il periodo degli asparagi è praticamente finito, e oggi vi diamo un'idea per  utilizzare gli ultimi asparagi verdi in circolazione.
Quest'anno abbiamo mangiato tantissimi asparagi, soprattutto gli asparagi bianchi di Tavagnacco (andate a vedere questa splendida crostata dolce), i quali sono veramente deliziosi! E abbiamo preparato questa buonissima lasagna, la cui ricetta stazionava nel nostro computer da più di un mese. Ma vi sembra possibile passare le ore per preparare un piatto, e poi non avere 10 minuti per scrivere il post e mettere a posto le foto? Cose che solo i foodblogger possono capire!
Nella ricetta che trovate qui sotto vi abbiamo dato due alternative: con il prosciutto cotto o con quello crudo. Noi le abbiamo provate entrambe, e non sapevamo deciderci su quale fosse la versione migliore. Diciamo che con il prosciutto cotto la lasagna è più delicata, e si sente di più il sapore del montasio stravecchio (un formaggio particolarmente saporito), mentre con il prosciutto crudo il sapore della lasagna è più deciso. Ad ognuno la sua lasagna preferita insomma!

Tempo di preparazione: un’ora e mezza
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
per la sfoglia
  • 4 uova
  • 200 g di farina 00
  • 200 g di farina di semola
  • sale
per la besciamella
  • 500 g di latte
  • 50 g di burro
  • 1 cucchiaio colmo di farina
  • sale
  • noce moscata
per il ripieno
  • 750 g di asparagi verdi
  • 300 g di prosciutto, o crudo di San Daniele (o comunque un prosciutto crudo piuttosto dolce), o cotto
  • parmigiano reggiano
  • formaggio Montasio stravecchio (36 mesi)
Per prima cosa preparate la sfoglia. Miscelate le due farine e il sale, e disponetele a fontana sulla spianatoia. Rompete le uova al centro della fontana ed iniziate a mescolare a poco a poco farina e uova con la forchetta, in modo tale che non si formino grumi. A questo punto iniziate ad impastare con le mani. Questo passaggio deve durare parecchi minuti, almeno 10, perché è indispensabile al fine di rendere la sfoglia bella elastica. Formate poi una palla e rivestitela con la pellicola.
Lasciatela riposare per 20 minuti/mezz’ora. Utilizzando la sfogliatrice, oppure a mano se avete più pazienza e buona volontà, ottenete delle sfoglie piuttosto sottili (a noi piace abbastanza spessa la sfoglia da lasagna, quindi utilizziamo fino al penultimo spessore della sfogliatrice). Deponete le sfoglie su carta da forno e lasciatele da parte.
Pulite gli asparagi, eliminando la parte più legnosa del gambo e mettendoli a bagno nell’acqua. Poi cuoceteli in abbondante acqua salata per 15 minuti circa (fate la prova della forchetta), scolateli e metteteli da parte. Intanto grattugiate i due formaggi.
Preparate infine la besciamella. Mettete a scaldare il latte insieme al sale e alla noce moscata, senza fargli prendere il bollore. Intanto sciogliete il burro; una volta che si dora aggiungete la farina, mescolando rapidamente perché non si formino grumi con una frusta, e infine il latte caldo a filo, sempre mescolando. Una volta raggiunto il bollore, abbassate la fiamma e lasciate cuocere per 10 minuti mescolando continuamente.
Prelevate 3 cucchiaiate di besciamella e deponetele sul fondo della pirofila da forno. Il resto della besciamella frullatelo insieme ad una parte degli asparagi, mentre gli altri riduceteli a piccoli pezzetti. Infine cuocete le sfoglie in acqua salata, con 1 cucchiaio d'olio, per 2 minuti, scolandole e raffreddandole immediatamente sotto l’acqua corrente al fine di bloccarne la cottura. Disponetele sulla spianatoia una separata dall’altra affinché non si attacchino tra loro.
Componete la lasagna come segue: uno strato di lasagna, uno strato di besciamella, i pezzetti di asparagi e il prosciutto sminuzzato, una manciata generosa di parmigiano e una di stravecchio. Terminate con un ultimo strato di lasagna, besciamella e formaggi. Infornate a 200°C per 10 minuti, magari in modalità grill, fino ad ottenere la doratura della lasagna.

Gabin Pizza & Food

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Inaugurazione del Gabin Pizza & Food

Finalmente conosciamo dal vivo uno chef che ci ha onorate della sua amicizia, fino ad ora solo virtuale:Andrea Gabin. Si presenta subito come una persona affabile, dal sorriso aperto e gentile, molto diverso dalla figura del grande chef che ormai vediamo in tutte le salse. Quindi, senza troppi imbarazzi, gli abbiamo chiesto un’intervista.


Chef, parlaci di te?
Ho sempre avuto la passione per il cibo e si vede!
Sin dalla scuola alberghiera ho cercato di coltivare al meglio la mia professione.
Ho avuto la possibilità di lavorare in strutture importanti in Italia e all’estero, variando volutamente da ristoranti stellati a trattorie, da alberghetti a hotel extra lusso, avendo la possibilità di apprendere da varie realtà completamente diverse, in modo da avere una visione più ampia della cucina.

Quali sono i tratti che contraddistinguono la tua cucina?
Cerco di farla mia in tutto e per tutto, grazie agli insegnamenti che ho ricevuto in passato.

Il piatto che ti rappresenta meglio?
Cerco di trasmettere la mia passione per gli ingredienti in tutto quello che faccio.

Il sapore o il profumo che ti ricorda la tua infanzia?
Senza ombra di dubbio il pomodoro maturo dell’orto scaldato dal sole.

Cos’è che ti ha riportato in Friuli con questo nuovo progetto?
Realizzare una realtà tutta nostra assieme all’amico Umberto Marangoni.

Quali sono i tratti distintivi di Gabin Pizza & Food?
La possibilità di lavorare secondo certi criteri senza avere un vero e proprio ristorante, ma offrendo la cucina di alta qualità in maniera diversa.
Alla portata di tutti.

Sei impegnato su qualche altro fronte, sempre culinario ovviamente?
Al momento oltre alla Pizza che facciamo tutta fatta con grani biologici e lieviti madre, siamo presenti per tutta la stagione a Lignano Sabbiadoro con la ristorazione del Charlino, ristorante Privè dell’ormai storico Mr. Charlie, e a Bologna con la consulenza del Ristorante Neoclassico, all’interno dell’hotel Calton.

Ormai il settore del food è superaffollato: appassionati di cucina, blogger e similari. Come ti relazioni con loro? E con i nuovi mezzi di comunicazione e informazione?
Un bellissimo rapporto con tutti voi, tante volte l’appassionato s’intende meglio di un professionista, i nuovi mezzi di comunicazione e informazione sono molto comodi.

Ovviamente non ci siamo limitate alle parole, e abbiamo testato sul campo la bravura dello chef, che ci ha fatto assaggiare 3 diversi gusti di pizza: unaMargherita(a base di farina bianca), unaPortofino(farina multicereali con pesto, olive e pecorino) e unapizza special(gamberone, dadolata di zucchine e spuma sifonata di zucchine).
Abbiamo mangiato la migliore pizza della nostra vita!Una lievitazione fantastica, merito anche di farine italiane tutte biologiche e dellievito madre. Gli ingredienti con cui le pizze vengono guarnite sono tutti di stagione e buonissimi, e possiamo gustare come accompagnamento, oltre alle birre, vini tipicamente friulani oppure delle ottime bollicine.


Consigliamo a tutti i nostri amici udinesi e friulani di andare a provare questa fantastica pizza presso Gabin Pizza & Food, in Piazza Matteotti 26 a Pasian di Prato.

Trota in rosso

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Buongiorno e buon venerdì a tutti.
Qui in casa Staffette c’è aria di gioia: io sto finendo gli scrutini e sono in pieno fermento per un progetto che forse prenderà il via; e la mamma ha trovato una gatta abbandonata, ribattezzata Tonia, probabilmente incinta, che è una profusione di coccole e fusa e non è proprio possibile non prendersene cura (mentre il nostro Kyra la guarda dalla terrazza con aria sospettosa). Siamo proprio una corte dei miracoli!
Quest’oggi vi presentiamo un primo veramente fantastico: estivo, bilanciato, delicato, e davvero elegante. La ricetta era in cantiere da un po’ nella mia mente e finalmente sono riuscita a mettere insieme tutti i tasselli.
Fondamentale il riso, una particolare varietà di riso rosso (chiamato riso rosso selvaggio) inviatoci ancora tempo fa dall’azienda Cascina Belvedere e che fino ad ora non eravamo riuscite ad impiegare adeguatamente: dolce, aromatico, perfetto sia caldo che freddo a nostro parere.
La trota iridea salmonata, d’altra parte, è un pesce che sta avendo largo spazio sulla nostra tavola. Si tratta di un pesce particolarmente magro (adatto per le diete quindi) e delicato, quindi bisogna stare attenti a non coprirlo con sapori forti. La morte sua è condito con il burro, e non con l’olio. Noi qui l’abbiamo cotto semplicemente al forno con il succo di pompelmo, e abbiamo aggiunto una noce di burro solo nella pentola con il riso (su un fondo di acqua: Davide Oldanidocet).
Completano il piatto il limone candito (abbiamo usato la ricetta di Moreno Cedroni, che è veramente fantastica) e le uova di pesce per dare un po’ di sapidità: noi abbiamo usato quelle di lompo nere per una questione di colori nel piatto e perché sono molto adatte alla versione finger food, ma potete usare anche quelle di trota.
Proprio con questa ricetta ho iniziato la mia collaborazione con la rivista on line Honestcooking, di cui sono molto felice e che vi invito tutti ad andare a sfogliare.
Buon appetito!
Alessia
Tempo di preparazione: 1 ora
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
per la trota
  • 2 filetti di trota salmonata per circa 250 g
  • finocchio selvatico
  • 1 pompelmo rosso
  • sale rosa dell’Himalaya
per il limone candito
  • 1 limone bio dalla buccia spessa
  • acqua
  • zucchero

Tagliate a metà il limone, spremetene il succo (facendo attenzione a non rompere la buccia) e mettetelo da parte per alte preparazioni. Prendete la scorza ed eliminate le pareti interne. Infine tagliatela a striscioline e poi a cubetti. Pesateli.
Per candire il limone servono 750 g di acqua e 400 g di zucchero semolato ogni 88 g di buccia di limone, quindi adeguate le proporzioni al peso del vostro limone.
Prendete i cubetti di limone e metteteli in una pentola insieme ad un terzo dell’acqua e dello zucchero; portate a bollore e lasciate bollire per 3 minuti, poi scolate le bucce di limone. Ripetete il procedimento con un terzo di acqua e uno di zucchero per altre 2 volte, e alla fine lasciate riposare le bucce nello sciroppo di zucchero.
Intanto portate a bollore dell’acqua salata e lessate il riso rosso selvaggio. Dovrà cuocere per circa una mezz’ora.
Prendete i filetti di trota. Eliminate tutte le spine ed eventuali parti di grasso; tenete invece la pelle. Mettete i filetti in una pirofila, salateli con il sale rosa dell’Himalaya, e aggiungete il finocchietto selvatico tagliato fine e il succo del pompelmo rosso. Cuocete la trota in forno per 8-10 minuti a 180°C e poi tagliatela a pezzetti eliminando la pelle.
Scolate il riso al dente e tenete da parte un bicchiere della sua acqua di cottura. Mettete l’acqua in una padella antiaderente e scaldatela. Scioglietevi una noce di burro, e ripassatevi il riso insieme ai pezzetti di trota.

Servite il riso insieme alle bucce di limone candito ben scolate e ad una cucchiaiata di uova di lompo nere.

Pasta con lo sgombro

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Anche questa settimana vi proponiamo un primo di pesce, decisamente meno elegante della Trota in rosso pubblicata la scorsa settimana (se ve la siete persa, seguite il link perché merita), ma altrettanto buono.
Lo sgombro appartiene alla famiglia dei pesci azzurri: è ricco di omega-3, che prevengono la ipercolesterolemia e quindi problemi a livello cardiovascolare; è ricco di proteine altamente digeribili, non è particolarmente calorico, e piuttosto saporito. Infine, è un pesce abbastanza economico, che di questi tempi non guasta.



Tempo di preparazione: 30 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
  • 4 filetti di sgombro
  • mezza cipolla
  • 1 spicchio d’aglio
  • pomodori datterino
  • prezzemolo
  • olio, sale e pepe
  • 400 g di spaghetti
Portate a bollore l’acqua salata e mettete a cuocere gli spaghetti. Intanto fate soffriggere la cipolla tritata fine e lo spicchio d’aglio nell’olio. Rimuovete l’aglio e aggiungete gli sgombri precedentemente tagliati a pezzettoni. Salate e pepate. Solo all’ultimo minuto aggiungete i pomodorini a dadini e il prezzemolo.

Scolate la pasta fortemente al dente e terminate di cuocere nel sugo (eventualmente addizionato con un mestolo di acqua della pasta). Servite con un’ulteriore manciata di prezzemolo fresco.

Marshmellows TOP!

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Chi ci conosce da tempo avrà notato che ultimamente abbiamo aumentato drasticamente il numero di preparazioni contenenti pesce, e un bel calo dei dolci (purtroppo!). Oggi, però, tentiamo di recuperare almeno un pochino, con la ricetta dei marshmallows.
A dir la verità a noi hanno sempre fatto davvero schifo. Già a vederli non ci ispiravano grande fiducia, ma la cosa che ci creava la maggiore perplessità era la consistenza così gommosa, una via di mezzo tra una big bubble e il polistirolo.
Potete ben capire che innanzitutto non li avevamo mai assaggiati, e tanto meno ci eravamo poste il problema di cucinarli. Poi, gironzolando qua e là, siamo incappate in questa ricetta dei marshmallows di Arabafelice, una blogger in cui abbiamo piena fiducia e che fa sempre cose molto belle.
La ricetta era semplice, gli ingredienti presenti tutti nelle normali dispense a parte il glucosio, e complice proprio 1 kg di sciroppo di glucosio che stazionava in dispensa in seguito agli esperimenti sullo zucchero tirato, abbiamo pensato di provarci.
E così ci siamo completamente ricredute sui marshmallows! Non sono una cosa gommosa e melensa, ma sono assolutamente deliziosi: si sciolgono in bocca e uno tira l’altro. Ce li siamo finiti in men che non si dica. Questa volta li abbiamo preparati semplicemente alla vaniglia, ma mi sa che presto li rifaremo in qualche altra versione. Slurp!

Tempo di preparazione: 30 minuti (più una notte di riposo)
Difficoltà: media

Ingredienti
  • 2 albumi (80g)
  • 1 cucchiaio di sciroppo di glucosio (circa 20g)
  • 460 g di zucchero semolato
  • 180 g di acqua
  • 6 fogli di colla di pesce
  • 1 bustina di vanillina
  • colorante rosso
  • olio di semi di girasole
  • zucchero a velo
Per prima cosa mettete ad idratarsi la gelatina in acqua fredda per circa 10 minuti. Ponete l’acqua, lo zucchero e il glucosio in un pentolino, e scaldate a fiamma media. A mano a mano che lo zucchero si scioglie vedrete formarsi una schiuma in superficie; si tratta delle impurezze presenti nello zucchero, e questa schiuma va eliminata con un cucchiaio.
Alzate la fiamma e scaldate fino a 130°. Quando lo sciroppo sta per raggiungere questa temperatura, montate gli albumi a neve ferma. Una volta che lo sciroppo sarà arrivato alla giusta temperatura, togliete dal fuoco e aggiungete la gelatina ben strizzata; fate amalgamare bene e unite lo sciroppo a filo agli albumi, montando la massa a media velocità. Aggiungete anche la vanillina e il colorante rosso. Aumentate la velocità e montate la massa per 5-10 minuti.
Intanto spennellate la carta forno con olio di semi di girasole e spolverizzatela con lo zucchero a velo. Ricoprite una teglia o una pirofila dai bordi alti con la carta forno e versatevi la massa montata. Spalmatela uniformemente con una spatola e spolverizzate la superficie con lo zucchero a velo.
Lasciate riposare per una notte. Sformate la massa dalla carta forno e tagliate i marshmallow con un coltello affilato cosparso di zucchero a velo.

Super gelato al limone

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Ormai è tempo di gelati, e in cucina abbiamo trovato un posto stabile per la gelatiera, così ne sformiamo almeno un paio a settimana. E ne siamo assolutamente felicissime!
I nostri gelati preferiti sono di sicuro i gusti alla crema e i sorbetti di agrumi, però quando abbiamo visto la ricetta di questo splendido gelato al limone di Arabafelice ci siamo lasciate subito conquistare.
Questa ricetta è stata tratta dal libro di David Lebovitz The Perfect Scoop, di cui Araba sta facendo la recensione per lo Starbooks. Inizialmente l’abbiamo rifatta pari pari, ma non era abbastanza lemonosa per i nostri gusti, e quindi abbiamo aumentato la quantità di succo.
Diamo un piccolo consiglio generale su gelati e sorbetti. Lo sciroppo di glucosio abbassa il punto di congelamento dell’acqua, per cui ne basta una cucchiaiata per evitare che si formino quei cristalli di ghiaccio tanto indesiderati nel gelato.

Tempo di preparazione: 15 minuti + la mantecatura in gelatiera
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • buccia grattugiata di due limoni bio
  • 100 g di zucchero
  • 150 ml di succo di limone
  • 500 ml di panna fresca da montare
  • 1 cucchiaio di sciroppo di glucosio
  • un pizzico di sale
In un robot da cucina mescolate per qualche minuto lo zucchero con la buccia di limone grattugiata in modo da raffinarla per bene.
Aggiungete il succo di limone per sciogliere lo zucchero.
Infine aggiungete la panna, il glucosio ed un pizzico di sale. Azionate il robot per un minuto circa montando un poco la panna ma facendo attenzione a non esagerare. Fate raffreddare in frigo, infine mettete il composto nella gelatiera.
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