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Farotto agli asparagi di Tavagnacco

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Primi giorni di estate ed ultimissimi momenti per gustarsi gli asparagi. Abbiamo colto l’occasione al volo, preso una delle ultime partite di asparagi bianchi di Tavagnacco, e preparato questo favoloso primo, facilissimo da fare, ma di grande impatto. Oramai avrete capito che sia il farro che gli asparagi bianchi ci piacciono assai!
Questa ricetta è stata pubblicata anche sulla rivista online Honest Cooking.

Tempo di preparazione: 40 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti (4 persone)
  • 500 g di asparagi bianchi di Tavagnacco
  • 1 scalogno di medie dimensioni
  • 300 g di farro perlato
  • ricotta affumicata di Ovaro
  • parmigiano reggiano
  • mezzo bicchiere di latte
  • olio, sale e pepe
Mettete il farro in una pentola piena di acqua non salata, portate a bollore e cuocete per circa mezz’ora. Poi scaldate un filo d’olio e soffriggete lo scalogno tritato finemente. Aggiungete gli asparagi puliti e tagliati a pezzetti, salate, pepate e proseguite la cottura.
Salate il farro a cottura quasi ultimata, poi scolatelo e aggiungetelo agli asparagi. Risottate il farro con il latte; a fuoco spento aggiungete il parmigiano. Lasciate riposare per 1 minuto e poi servite con abbondante ricotta affumicata grattugiata.

L'Adventurous Taster e... i marshmallows

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Nasce oggi una nuova rubrica all’interno del nostro blog: “L’Adventurous Taster e…”. L’idea ci è venuta ieri, e oggi siamo già operative.
Innanzitutto, chi è l’Adventurous Taster. È un amico, una buona forchetta, un appassionato di Oriente (e della sua cucina), una simpaticissima penna, un uomo dalle mille sfaccettature e dai mille interessi.
Da mesi legge il nostro blog e ci manda i commenti in via privata, ma ora è venuto il momento di farlo uscire allo scoperto, perché vogliamo condividere con voi le risate che ci procura.
L’Adventurous Taster è una persona senza grandi nozioni di cucina alle spalle o corsi particolari. È il cuoco comune, quello che c’è in tutte le case, che si arrangia per il pranzo e che ogni tanto, stuzzicato da qualche idea, si butta in nuove preparazioni. Con le conseguenti avventure e disavventure.
Questa volta si è cimentato con la nostra ricetta dei Marshmallows, e ora scopriremo com’è andata!

Primo problema affrontato con la ricetta dei Marshmallows: l’attrezzatura! Per farli occorre un termometro da zucchero, quello che si usa per le marmellate e i jelly. Nei supermercati normali chiederlo è come passare per un alieno. L’ho trovato da De Marchi a Redipuglia, che, però, non tiene lo sciroppo di glucosio.
Poi gli ingredienti base: sciroppo di glucosio a parte (che ho rinunciato per principio a procurarmi per motivi di tempo), ci ho messo più di mezz'ora a trovare lo scomparto dove tengono la colla di pesce. Per fortuna non la sono andata a chiedere in pescheria o al reparto cancelleria perché so già cos'è. Ritengo che la parte di supermercato che contiene questi oggetti sia protetta da un incantesimo anti maschi del tipo "Se sei maschio tu non mi puoi vedere..."
A parte il fatto che ora la mia cucina sembra uscita da un attacco nucleare globale, mentre stavo lavorando lo zucchero sul fuoco ho avuto un contrattempo. Le chiare vanno sbattute per bene prima. Se le sbatti mentre quello sale di temperatura e sei lento per non dover bruciare tutto sei costretto a togliere lo zucchero dal fuoco. Quando lo rimetti la temperatura misurata col tuo nuovo termometro non sale sopra i 110°C neanche con una fiamma robusta. Prossima volta provo con il fuoco più grande ma quello sembra il tubo di scarico di un motore a razzo, per me brucia tutto. Non so che razza di fornelli avete voi, ma non me la sono sentita di andare oltre e ho spadellato a filo sugli albumi a 110°.
Ho cercato di amalgamare a filo e ho sbattuto a mano con la frusta prepotente come piace a me, ma che non ha montato tanto l'impasto. I pesci dell'acquario si stanno ancora chiedendo cosa ho stasera, ma adesso vado a dargli da mangiare così non si pongono troppe domande.
Per il resto va bene, Ho messo nella piastra a bordi rialzati e vediamo domani. Ho coperto i marshmallows o quello che verrà fuori domani con due retine antispruzzo perché nel giro di due minuti le due farfalline che girano per la cucina sono finite dentro l'impasto come dei caccia.
L'utilizzo secondario come esca per trappola per insettiè già nella mia mente.
Mi sono divertito, se devo essere sincero, e la ricetta, purché uno abbia uno sbattitore sul Megawatt di potenza installata, sembra promettente.
Adventurous Taster

Trota al burro e salvia

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Oggi una rapidissima ricetta per preparare dei deliziosi filetti di trota. Come vi abbiamo già detto in precedenza, la trota ha un ridotto apporto calorico e una bassissima concentrazione di colesterolo; d’altra parte, però, è ricca di aminoacidi essenziali e di omega-3. Queste caratteristiche la rendono un alimento eccezionale, facilmente digeribile e molto adatto durante le diete, o comunque per un pasto più leggero ma completo.

Tempo di preparazione: 15 minuti (più il tempo di pulizia delle trote)
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 4 trote (o i filetti se volete fare prima)
  • burro
  • salvia
  • vino bianco
  • capperi
  • sale e pepe
Se siete esperte pulite le trote e ricavate i filetti, altrimenti potete usare i filetti già pronti. Infarinateli.
In una padella, meglio se antiaderente, mettete una generosa noce di burro e le foglie di salvia. Fate sciogliere il burro e adagiatevi i filetti. Fateli dorare da entrambi i lati e aggiungete una manciata di capperi e mezzo bicchiere di vino bianco. Fate restringere il sughetto e servite.

Torta golosa alle pesche

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Cari amici, buon lunedì!
Questa settimana vedrete diverse ricette con le pesche. Il perché è semplice: non solo è un buonissimo frutto di stagione, ma è anche il tema del primo contest regionale Friuli Venezia Giulia “Le pesche nel piatto” indetto dal mensile qb quantobasta FVG in collaborazione con il Comune di Fiumicello. 
Oggi è il turno di questa fantastica crostata!

Tempo di preparazione: 1 ora circa
Difficoltà: facile

Ingredienti
per la pasta frolla
  • 300 g di farina
  • 150 g di burro
  • 150 g di zucchero
  • 3 tuorli
  • la buccia grattugiata di un limone
  • ½ bustina di lievito
per il ripieno
  • 900 g di pesche
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 1 noce di burro
  • 1 bicchierino di brandy
  • 3 savoiardi Vicenzi
  • 8 amaretti Vicenzi
  • 20 g di mandorle
Prima di tutto preparate il ripieno: sbucciate e tagliate a spicchi le pesche. In una padella piuttosto larga fate sciogliere il burro, aggiungete lo zucchero e poi il liquore; a questo punto aggiungere anche le pesche. Fatele caramellare a fuoco vivo per non spappolarle.
Prepariamo la frolla: disponete la farina sulla spianatoia insieme al burro ammorbidito a pezzetti, e lavorate con le mani finché è tutto assorbito. Fate la fontana, e aggiungete lo zucchero, i tuorli, il limone e il lievito.
Una volta che il composto è ben omogeneo, formate una palla e dividetela in due parti, una un po’ più grande dell’altra. Prendete la porzione più grande e tirate la sfoglia, con cui foderate la teglia imburrata e infarinata. Le dosi utilizzate sono adatte per una tortiera di 26 cm.
Punzecchiate la pasta e coprite con i biscotti (amaretti più savoiardi) sbriciolati in modo grossolano. Disponete sopra le fette di pesche e poi le mandorle anch’esse sbriciolate.
Stendete la seconda porzione di frolla e ricoprite la crostata facendo qualche buchetto affinché il vapore fuoriesca e la pasta resti croccante.
Infornate a 180° per 35-40 minuti, finché la crostata non risulta ben colorita.

Tiramisù alle pesche

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Le pesche, tema del bellissimo contest Le pesche nel piatto promosso dalla rivista q.b. quantobasta FVG e dal Comune di Fiumicello, continuano ad essere le protagoniste della nostra settimana. Oggi è il turno di un altro dolce, questa volta al cucchiaio, buono almeno quanto la torta golosa di pesche pubblicata lunedì, se non di più.
Qui in famiglia non amiamo il tiramisùclassico a causa del caffè. Vi sembrerà una cosa assurda per un’italiana, ma Alessia non aveva neanche mai provato a farne uno. Così abbiamo colto l’occasione per fare una variazione sul tema, e il risultato è stato veramente eccellente.
La ricetta di oggi è stata pubblicata anche sulla rivista online Honest Cooking.


Tempo di preparazione: 1 oretta
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
per la crema
  • 2 uova
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 300 g di mascarpone
per le pesche
  • 4 pesche
  • 1 noce di burro
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 1 bicchiere di rum Bacardi Reserva
  • 1 cucchiaio di marsala
per la sbriciolata alle mandorle
  • 20 g di mandorle
  • 15 g di acqua
  • 15 g di zucchero
  • 15 g di amaretti Matilde Vicenzi
  • savoiardi Matilde Vicenzi
Pulite le pesche e riducetele a spicchi. In una padella antiaderente fate sciogliere il burro, aggiungete lo zucchero e il rum, e fate evaporare l’alcol per qualche secondo. Aggiungete le pesche e cuocete per 5 minuti a fiamma alta, affinché siano morbide, ma non sfaldate. Togliete dal fuoco, recuperate i liquidi di cottura e tagliate a tocchetti le pesche.
Nella stessa padella dove avete cucinato le pesche mettete le mandorle ridotte a pezzetti, e caramellatele con lo zucchero e l’acqua. A fiamma spenta aggiungete gli amaretti sbriciolati, e riducete tutto in briciole.
Infine preparate la crema. Montate i due tuorli con lo zucchero; poi aggiungete il mascarpone ben freddo, e infine gli albumi montati a neve.
Bagnate i savoiardi con il liquido di cottura delle pesche addizionato di una cucchiaiata di marsala secco, e disponeteli sul fondo delle coppe. Aggiungete le pesche, la crema, e poi fate un secondo strato con savoiardi bagnati, pesche e crema. Terminate con la sbriciolata alle mandorle.

Spiedini di pesche e mazzancolle con salsa orientale

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Terza, e pensiamo ultima, nostra creazione per il contest Le pesche nel piatto, patrocinato dalla rivista q.b. quanto basta FVG ed il Comune di Fiumicello.
Dopo due dolci, una crostata e un tiramisù, concludiamo le nostre proposte con un antipasto, semplice, rapido, goloso e assolutamente perfetto per una giornata estiva. Sebbene l’abbinamento pesche-crostacei possa sembrare un po’ azzardato, fidatevi quando vi diciamo che i sapori sono tutti al posto giusto: il sapido delle mazzancolle, il dolce delle pesche, lo speziato e una punta di acido della salsa.

Tempo di preparazione: 5 minuti
Difficoltà: facilissima

Ingredienti (per 12 spiedini)
  • 3 pesche noci a pasta gialla
  • 200 g di code di mazzancolla già pulite
  • 1 bicchierino di brandy
  • il succo di due arance
  • 5 chiodi di garofano
  • cannella
  • sale e pepe
  • olio
  • una noce di burro
Lavate le pesche noci e privatele del nocciolo; tagliatele prima in 8 spicchi, e poi ciascun spicchio in 2 parti. Spremete le arance, filtratene il succo e mettetelo da parte. Risciacquate le code di mazzancolla e privatele del filetto nero se ne sono ancora provviste.
In una padella antiaderente versate il brandy e i chiodi di garofano; fate andare a fuoco vivace finché la porzione alcolica non sarà evaporata. Aggiungete il succo d’arancia e portatelo ad ebollizione; aggiungete le mazzancolle, salate, pepate e cuocete per 1 minuto con il coperchio.
Scolate le mazzancolle, aggiungete ai liquidi la cannella e lasciate che essi si riducano. Intanto formate gli spiedini alternando un pezzo di pesca noce e una mazzancolla. Quando la salsa si sarà sufficientemente ridotta, toglietela dal fuoco, legatela con una noce di burro e glassate con questa gli spiedini.

L'Adventurous Taster e... la terrine de hareng pour Kyra

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Secondo appuntamento con la rubrica dell’Adventurous Taster. Stimolato dal risultato del suo primo esperimento con i marshmallows, e dall’averci fatto ridere a crepapelle, si è rimesso subito ai fornelli, ed oggi ci racconta le sue peripezie. Chissà se anche questa volta i pesci nell’acquario si sono preoccupati per la sua salute mentale?
Ma prima di lasciarvi in sua compagnia, qualche informazione di servizio. Domani la Staffetta giovane se ne va in vacanza, e trascorrerà 3 settimane a Londra; dopodiché avrà giusto il tempo di fare una lavatrice e ripartire per un’altra settimana in Salento. Beata lei!
In ogni caso, tenteremo di essere abbastanza presenti qui sul blog. Forse non riusciremo a pubblicare 3 post a settimana come vi avevamo abituati ultimamente (malissimo!!! Mai abituare così male gli amici e i lettori!), ma abbiamo qualche bella ricetta da parte e speriamo che Alessia non sia così impegnata a godersi Londra da non riuscire a farci pervenire qualche interessante notizia sul food & style londinese.

Prima ipotesi di reato: i canederli speck e sclopit. Pensare, però, di trovare sclopit al supermercato in questa stagione è pura utopia (andare per le valli lo stesso), per cui, dopo aver guardato un po' in giro senza chiedere alle commesse, ho deciso di lasciare che il mio pane raffermo salga ancora di grado nella scala di Mohs.
Ho deciso allora di estrarre dal frigo e sacrificare l'aringa affumicata che tengo lì per il mio tentativo di battere il Guinness dei Primati per il numero di carbonare assurde diverse che so fare, e di usarla per replicare la terrine de hareng pour Kyra.
Attrezzatura. Questa volta no problem:
Coltello piccolo e affilato
Coltello grande e affilato (lame in acciaio al cromo molibdeno se possibile... La sciabola di Re Carlo Alberto è troppo grande e non serve che andiate a rubarla a Torino).
Pimer
Aceto (il più feroce possibile), per pulire poi.
Vaporiera: io ho usato il tifone: È il nome commerciale (typhoon) di un buon cestello in bambù per cucinare al vapore secondo la cucina cinese. Meraviglioso. Ha uno svantaggio: lo dovete pulire subito dopo usando meno acqua possibile, perché la verdura che si attacca, se si asciuga, non la togliete più neanche con la flex. Una volta pulito, va riscaldato di nuovo a vapore perché asciughi il prima possibile, e messo all'aria.
L'aringa affumicataè affumicata e salata: da pulire non è semplice, specialmente la pelle e le ossa, meglio se trovate tutto già fatto. Il problema è che è ricca di omega 3, quindi vuol dire che è untuosa e che ha un odore che se non pulite man mano dove toccate, farà nidificare sul vostro poggiolo uno stormo di gabbiani, Jonathan Livingston compreso. Ho solo pulito e sfilettato, ho lasciato su la pelle e la lisca che ho tolto dopo averla cotta a vapore. Per il resto ho seguito la ricetta delle Staffette. Ho resistito a stento a non mettere la testa dell'aringa e quella dei gamberetti nell'acqua della vaporiera perché l'odore di pesce era già abbastanza forte così. Credetemi.
Prima di passare al pimer ho tagliato a mano col coltello grande. La colla di pesce per fortuna ce l'avevo e sapevo già come usarla.
Il risultato è stato un paté molto gustoso e saporito, ma un po' troppo salato anche per me, perché non sono partito dal filetto. Lo si può addomesticare aggiungendo più carota nell'impasto del paté, oppure prossimo giro metto a mollo l'aringa affumicata per togliere il sale.
La ricetta di base è molto buona per cui anche cambiando non si fanno grossi danni.
A costo di sembrare egoista e poco amante degli animali, mi domando perché le Staffette lo danno da mangiare TUTTO al gatto... Io farei almeno 50 e 50 e difenderei la mia parte con il pelo ritto e gli artigli sguainati. MIAO FFFFFFFFFFFFFFFF......
L’Adventurous Taster

Zuppa di noodle con tacchino e peperoni

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Come preannunciato qualche giorno fa, il duo è momentaneamente separato, ma non abbiamo intenzione di venir meno ai nostri doveri nei vostri confronti. E oggi è l’inviato speciale da Londra che vi parla di questa sua fantastica esperienza!
Non capita tutti i giorni che un amico residente nella capitale britannica vi inviti a soggiornare da lui per 3 settimane (soprattutto dati i prezzi di Londra), e non sono di certo il tipo da rifiutare! È ovvio che si tratta di una vacanza un po’ particolare, in quanto tutto il giorno gironzolo da sola, e solo a cena sto in compagnia (in questi giorni manco questo visto che l’amico è via per lavoro). Forse non è adatto a tutti, ma di sicuro si tratta di un modo diverso di vedere Londra.
Parlo per esperienza, visto che questa è già la mia terza volta. Dopo una vacanza con la famiglia e una con il fidanzato, girare per la città da sola è insolito e bello. Ci si riesce a soffermare su tanti particolari precedentemente presi con superficialità, e fare molte cose per le quali in compagnia non si avrebbe il tempo.
Vi faccio un po’ la cronaca di queste prime due giornate, ma senza foto, perché ormai conosco così bene certi luoghi che non mi viene neanche in mente di fotografarli purtroppo.
L’altro ieri, primo giorno, ho voluto subito soddisfare un capriccio, una cosa che mi era rimasta indigesta: in entrambi i miei viaggi sono andata a vedere il Victoria & Albert Museum, ma non sono riuscita a vederlo tutto. È veramente immenso, decisamente il più grande e lungo di Londra, ma secondo me anche il più interessante, in quanto il ramo delle arti applicate (ceramiche, tessili, gioielli, mobili, sculture, ecc…) è veramente poco divulgato. Per quanto i miei musei preferiti rimangano sempre quelli in cui sono esposte opere pittoriche (Turner è uno dei miei pittori preferiti, e quindi un salto o due sia alla National che alla Tate Britain li farò), al V&A si scoprono tante cose stupende a cui normalmente si da poco conto.
Ora, per farvi capire i vantaggi dell’essere da sola, non solo sono riuscita a vedermelo tutto, sala dopo sala, senza saltarne nessuna, ma nella stessa giornata ho visitato anche il Science Museum lì affianco (5 piani non sono mica pochi) e tutto Harrods!!! Non solo il piano terra, e magari un occhio ai fantastici vestiti del primo piano; TUTTO!
Con un uomo (o più) al seguito, riuscire a vedere tutto Harrods è una mission impossibile, come anche fare il giro di solo shopping in cui mi sono immersa ieri: tutta Regent St su e giù, Bond St (vecchia e nuova), Piccadilly, la Burlington Arcade (appassionate di gioielli Art Decò, e non, dovete andarci) e tutta Oxford St. Per non parlare del fatto che ho fatto un bel giro in tutti e 3 i grandi magazzini presenti su queste arterie: Liberty (famoso per le fantasie dei suoi foulard), Fortnum & Mason (noto per i tè), e Selfridges.
Ora, voi penserete che io non abbia avuto neanche il tempo per respirare, ma in realtà sono riuscita pure a pranzare in completo relax, distesa sull’erba di Green Park, esattamente come fanno tantissimi inglesi che passano nei vari parchi la pausa pranzo, e a prendermi 1 oretta di sole splendido! Se si è sole, tutto questo si può fare, ve lo garantisco!


Ora, la cosa più bella di stare in un appartamento è il fatto di doversi cucinare qualcosa, e questo significa dover andare a fare la spesa (non sono normale, lo so). Ecco, io divento come una bambina in un supermercato straniero, perché vado a cercare tutte quelle cose che da noi non ci sono, e compro cose più o meno a caso. In realtà il mio cervello funzionava ancora (i piedi poco, ma lui riusciva ancora a connettersi), ricordandosi una bellissima ricetta di Sabina, una zuppa di pollo in stile thai, che ho tentato di imitare. Peccato che abbia comprato per sbaglio (nel senso che ho avuto una vera e propria allucinazione) il prezzemolo al posto del coriandolo!!!
Vabbè, domani si va al Borough Market, quello divenuto famoso con Jamie Olivier (mi pare), e farò ulteriore incetta di spezie! Alla prossima ricetta più o meno orientaleggiante!

Tempo di preparazione: 30 minuti
Difficoltà: facile (una volta che avete trovato tutti gli ingredienti)

Ingredienti (per 4 persone)
  • 300 g di carne di tacchino
  • 200 g di noodle
  • 1 lattina di latte di cocco
  • 3 peperoni rossi
  • 1 lemongrass
  • prezzemolo
  • curry
  • sale e pepe
Mettete a scaldare un litro circa di acqua leggermente salata. Quando inizia a bollire, aggiungete i peperoni tagliati a pezzetti, e lasciate cuocere per 5 minuti. Poi aggiungete il tacchino a cubetti, il pepe, 1 cucchiaino da tè di curry, il lemongrass tagliato finemente e la lattina di latte di cocco. Lasciate cucinare per 10 minuti. Aggiungete, quindi, i noodle e cuoceteli seguendo le istruzioni indicate sulla confezione (noi 5 minuti). Appena prima di togliere dal fuoco aggiungete il prezzemolo e aggiustate di sale se necessario.

Sorbetto al pompelmo rosso

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Gente, com’è vuota la casa senza la staffetta giovane! Certo i primi giorni ho sistemato casa e fatto un certo numero di lavatrici…
D’altronde è salutare che i figli se ne vadano da casa, facciano esperienze nuove, condividano con altri ragazzi un pezzo di strada. Non sono una tipica mamma italiana apprensiva e soffocante, anzi li spingo all’indipendenza. Forse è proprio per questo che tornano volentieri a casa!
E poi, diciamolo, non è come una volta che per giorni interi non telefonavi a casa perché non trovavi una cabina telefonica o non avevi i gettoni… ve li ricordate? Ora con i cellulari e tutte le nuove tecnologie sei sempre in contatto. Direi anche troppo!
Veniamo alle ultime novità: con il Tiramisù alle pesche abbiamo vinto il 1° premio del contest regionale “Le pesche nel piatto” indetto dal comune di Fiumicello e dal mensile q.b.quantobasta fvg. Se siete del Friuli Venezia Giulia vi consiglio di leggere questa rivista perché ne vale la pena. Nell’introduzione/presentazione si parla di un ingrediente segreto, un ingrediente che ti fa amare questa rivista. Secondo me, e non è una sviolinata, è l’amore che la direttrice mette in tutte le sue molteplici iniziative, e tutto ciò viene in qualche modo trasfuso sulla carta. E siamo tutti curiosi di vedere cosa ci aspetta prossimamente!
Se, ahimè, non siete della regione potete sempre dare una sbirciatina al sito www.qbfvg.it quotidiano di gusto e buongusto dell’euroregione.
Non c’entra niente con le pesche questo sorbetto al pompelmo tranne il colore rosa! È facile e veloce. Il glucosio serve esclusivamente per non far cristallizzare il sorbetto, perciò se non lo trovate non è grave, potete tranquillamente sostituirlo con un cucchiaio di miele, magari riducendo un po’ lo zucchero.

Tempo di preparazione: 15 minuti circa più il tempo di mantecatura
Difficoltà: facilissima

Ingredienti
  • 360 ml di succo di pompelmo rosso (o rosa) filtrato
  • 250 ml di acqua
  • 160 g di zucchero
  • 1 cucchiaio di glucosio
Prima di tutto fate uno sciroppo di zucchero: scaldate l’acqua, versate lo zucchero e cuocete il tempo necessario a scioglierlo. Fate raffreddare completamente.
Intanto spremete i pompelmi e, con l’aiuto di un colino, filtrate il succo.
Mescolatelo allo sciroppo di zucchero e al glucosio e versatelo nella gelatiera.
Suggerimento valido per tutti i gelati e i sorbetti: dato che d’estate le temperature sono piuttosto alte, anche la gelatiera fa più fatica a raffreddare, perciò mettete prima il composto in frigo per un’oretta, così sarà più freddo e i tempi di mantecatura saranno più rapidi.

Jurij e Lara

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Come avrete capito dalle foto, Jurij e Lara non sono i protagonisti del Dottor Zivago, bensì la mia pasta madre, anzi le mie due paste madre.
Perché due? Entrambe le ho ricevute in regalo: la prima dalla famosa Sara Papa, durante una sua conferenza sull’argomento “lievito madre”, la seconda, invece, da uno spacciatore (di pasta madre, ovviamente, che cosa avete capito!)
Ho pensato bene di tenerle tutte e due, ma separate.
Nel web trovate tante, tantissime informazioni sull’argomento forse anche troppe. Non sono ancora così esperta come la Sara Papa, però vorrei darvi qualche utile consiglio perché anch’io, che faccio pane da una decina di anni, ho avuto le mie difficoltà a districarmi tra tante idee e dubbi sul lievito madre.
Non vi dirò cos’è il lievito madre, troverete tante e più esaurienti informazioni qui.
E non vi dirò nemmeno come iniziare dal nulla, perché è facile e difficile al tempo stesso; e il consiglio che mi hanno dato, e che vi trasmetto, è quello di farvi dare un pezzetto già bello pronto da uno spacciatore. Sarà molto più attivo perché già invecchiato e voi non vi stresserete a fare i rinfreschi ogni giorno per almeno 1 mese. Eh sì, per avere un buon lievito, non troppo acido, non potete usarlo prima!
E poi ognuno ha i suoi metodi: acqua e farina è la base, poi c’è chi aggiunge miele, yogurt, frutta matura, ecc.
Trovate qui un elenco di spacciatori sparsi in tutta Italia.
Poi consiglio, a tutti quelli che non hanno mai fatto pane in casa, di non partire direttamente con questo tipo di lievitazione, ma di fare prima degli esperimenti con il lievito di birra che è sicuramente più facile da gestire.
Parliamo del rinfresco
Se avete un bel lievito madre, questo va rinfrescato una volta alla settimana se non lo usate, altrimenti ogni volta che intendete fare delle preparazioni.
La proporzione tra panetto di lievito, farina e acqua sono molto precise: per 100g di lievito, va aggiunto 50g di acqua e 100g di farina.
Togliete dal frigo il vasetto con il lievito, togliete la crosticina che si è formata in superficie e pesate 100g. Mettete il lievito in una ciotola e aggiungete i 50g di acqua tiepida: mi raccomando che sia a non più di 35°-36°, altrimenti si rischia di far morire i fermenti. Stemperate con una forchetta, poi aggiungete la farina e formate il panetto amalgamando bene. A questo punto mettetelo in un vasetto alto e stretto e chiudete bene. Il vasetto va riempito non più della metà perché bisogna lasciare lo spazio alla lievitazione. Lasciate lievitare un paio d’ore e poi mettete in frigo nella parte meno fredda.


Se per qualche motivo lo dimenticate in frigo più di una settimana, non vi preoccupate non muore, avrà semplicemente una crosticina più spessa, che dovrete poi togliere.
Secondo tutti gli esperti, più lo rinfrescate, più il vostro lievito diventerà forte e attivo, e i vostri prodotti (pane o altro) avranno meno sapore di acido.
Parliamo dei tempi di lievitazione
Con il lievito di birra avete dei tempi di lievitazione abbastanza precisi: se impastate alle 8 di mattina per le 12,30-13 avrete il vostro pane bello pronto facendo due lievitazioni. Qui trovate la ricetta.
Con il lievito madre è tutta un’altra storia. Non ci sono tempi precisi, dipende … Dipende dalla temperatura dell’ambiente, dalla farina che usate, dall’umidità, ecc. In ogni caso, i tempi sono molto più lunghi. Solo dopo un po’ di prove vi potete fare un’idea più precisa.
Nella prossima puntata troverete un pane fatto con il lievito madre.

Consigli sempre utili
  • il vasetto in cui si mette il lievito madre va lavato accuratamente, ma solo con acqua calda, MAI usare il detersivo
  • in cucina, mentre si rinfresca o si sta facendo il pane è meglio non avere odori sgradevoli soprattutto di detersivi tipo candeggina
  • il lievito madre risente anche della vostra salute, se non state bene, lui se ne accorge ed è meno reattivo
  • l’acqua non deve essere fredda, né troppo calda, appena tiepida. L’ideale sarebbe a temperatura corporea 36 gradi ca.
  • la farina: qui ci sarebbe da parlare per un bel po’. Qualcuno mi ha detto che come per tutti gli alimenti, quello che metti, trovi! Cioè se usate prodotti di un certo livello avete anche dei risultati eccellenti, altrimenti…
  • quando, in alcune ricette, vedete farine con un numero a fianco, sappiate che in Italia sarà difficile trovare una confezione di farina che riporta tale numero, in tal caso dovete chiedere al vostro mugnaio (se avete la fortuna di abitare vicino a un mulino). Queste sono le cosiddette farine di forza (tipo manitoba per intenderci) e sono adatte per lievitazioni lunghe (panettoni, colombe, cornetti, ecc). Ricordate che queste non servono per i biscotti, la frolla o le normali torte lievitate
  • se usate farine di segale, di farro, integrali ecc, dovete usare almeno la metà del totale di farina bianca, altrimenti il vostro pane non lieviterà
  • dovete infine sapere che il lievito madre non ama i cambiamenti, perciò se dovete cambiare farina dovrete dargli il tempo di abituarsi 
  • ultima cosa, che vale per tutti i lievitati, e non solo per il pane, è la temperatura dell’ambiente di lavoro. Deve essere abbastanza calda e non ci devono essere spifferi o correnti d’aria. Per evitare inconvenienti, specie nella stagione fredda, è meglio mettere il prodotto nel forno spento, ma con la luce accesa: ci sarà una temperatura tiepida e costante che favorirà la lievitazione
  • ultimissimo consiglio: il lievito è vivo, coccolatelo e, soprattutto, dategli un nome!!!

Pane 1.0 con lievito madre

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Ragazzi che caldo! Non viene voglia di cucinare molto e tanto meno di accendere il forno… Ma noi, sprezzanti del pericolo, continuiamo a fare il pane in casa.
Ormai ci siamo abituate al suo meraviglioso sapore e non riusciamo a farne a meno neanche a 30 gradi. E poi vuoi mettere, oltre al sapore si ha la casa sempre profumata…
Alcuni giorni fa vi abbiamo dato dei consigli utili per imparare ad usare il lievito madre, se ve li siete persi correte a leggere qua. Oggi mettiamo in pratica questi consigli, dandovi anche la tempistica.
Tenete sempre presente che la quantità di farina può leggermente variare in base alla sua qualità e umidità.
Ed ecco il risultato degli esperimenti con il lievito madre!
Ingredienti
  • 200 g ca. di lievito madre rinfrescato
  • 150 g di farina manitoba
  • 700 g di farina 0
  • 400 g di acqua
  • 1 cucchiaino da tè di sale
  • 1 cucchiaino da tè di zucchero
  • 2 cucchiai di olio EVO
Prima di tutto rinfrescate il lievito che sta in frigo. 
Ore 11: fate il rinfresco di 200 g di lievito madre, aggiungendo 200 g farina e 100 g acqua. Una volta impastato, prendete la metà e mettetelo nel vasetto in frigo. Il rimanente lasciatelo lievitare a temperatura ambiente per qualche ora.
Ore 16: all’impasto lievitato aggiungete la farina, l’acqua tiepida, l’olio di oliva extravergine, lo zucchero e infine il sale. Impastate per bene, magari con l’aiuto di un’impastatrice. Poi mettete l’impasto in una terrina (che si possa chiudere) facendo un taglio a croce per favorire la lievitazione. Mettete in frigo fino al mattino successivo.
La mattina dopo lasciate intiepidire un po’ la pasta, poi le date la forma desiderata.  Noi abbiamo fatto 2 filoni. Mettete il pane sulla placca del forno (magari coperta da un foglio di carta forno), coprite con un canovaccio e mettete a lievitare nel forno con la luce accesa, così da non prendere spifferi d’aria. Quando raddoppia di volume lo infornate a 250° per 20 minuti poi abbassate a 200° e cuocete ancora 10-15 minuti ca. 

L'adventurous Taster e... gli spiedini di pesche e mazzancolle con salsa orientale

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Dedicato a tutte le mazzancolle (il perchè lo leggete sotto...)
Prospettiva
Mise a fuoco dove si trovava... Faceva freddo davvero ... ma c'era una graticola accesa laggiù in fondo... Davvero questo non era un buon pianeta per nascere gambero.
Piccolo excursus sul piatto
Dai discorsi di cucina che facevo con i miei compagni di università, i quali provenivano dal Meridione, ho sempre associato la parola mazzancolla ad una inesistente varietà di porro piccante appartenente alla famiglia dei lampascioni. Avevo capito male io: la cucina era l'unica cosa su cui loro non scherzavano mai...
Vedendo la ricetta finalmente ho capito che sono crostacei. I pesci dell'acquario ringraziano per non essere mai andato a chiedere ai ristoratori qui in spiaggia come mai le mazzancolle sono tra i secondi e non tra i contorni, e come li importano dalle Puglie.
Per me esistono tre categorie di crostacei mangerecci: quelli piccoli, i gamberetti; quelli grandi, come granseola, astice ed aragosta. Tutto il resto sono scampi. Granchi compresi… quindi capite le mie idee un po’ confuse!
Per quanto riguarda l'accoppiamento crostacei-pesche, da piccolo nel mio paese d'origine c'era una trattoria famosa per el bisat in umido coi emoi, tradotto per voi "anguilla in umido con le susine selvatiche", piatto della tradizione veneta e friulana diffuso lungo la costa veneta e fin su a Marano, e lungo i fiumi Piave e Livenza sicuramente.
Quindi fare le mazzancolle con le pesche, aggiungendoci le spezie, per me è come far garrire al vento il Leone di San Marcoed è per questo che ho scelto questa ricetta, non solo perchè sotto c'è scritto "facilissima..."
Attrezzatura
In un appartamento in affitto al mare scordatevi di avere un'attrezzatura professionale tipo i coltelli che avete a casa, con cui potete disossare da soli un alce senza problemi.
Pretenderlo è come andare senza appuntamento di fronte al Mar Rosso per far aprire le acque al vostro comando. Se pensate che aumentando il vostro carisma scendendo dalla seconda cataratta in un cesto incatramato e prendendo a pagaiate i coccodrilli possa migliorare la situazione, ciò dimostra solo che avete bisogno di un colloquio urgente con i miei pesci.
E anche questo, purtroppo, è solo su appuntamento.... Per cui tocca adattarsi agli spazi e alle attrezzature disponibili...
Andate in pescheria.... Per la mazzancolla su Wikipedia c'è scritto "gambero comune del Mar Mediterraneo", per cui pensate di trovarne un quintale a buon prezzo e sicuramente già bello e pelato per voi, vista la situazione, come vi suggeriscono le due Staffette nel blog... Loro hanno solo tolto il filino nero.... Che se non vi dicono che c'è mai lo cercate....
Voi entrate in pescheria, ma è come se Adventurous Taster ce lo abbiate inciso sulla fronte... Ci sono solo mazzancolle atlantiche decongelate... dopo un attimo di panico scoprite per fortuna vostra che sono già pulite per metà.... il resto ve lo dovete pelare voi..... Tocca procurarsi aceto come per l'aringa, sennò i gabbiani che sorvolano la vostra casa la potranno usare come radiofaro odoroso... Senza contare cosa vi dirà la padrona di casa quando viene a vedere come ve la cavate...
Le due Staffette hanno sempre i filetti puliti e pronti... Ti viene da pensare che quando entrano in una pescheria il pescivendolo chieda loro "Gentilissime blogger... Vi sfiletto il capodogliooggi.?.. sto solo due minuti..."

Veniamo ora alle cose serie. Ho seguito la ricetta alla lettera, io ho solo dovuto decidere quanta cannella (una stecca basta) e quanto sale e pepe...
Alla fine io avevo salato e pepato poco in prima battuta per cui le mazzancolle erano un po’ opache, mentre le pesche noci erano un po’ indietro nella maturazione. Ho sostituito il burro con EVO e una goccia di aceto perchè si amalgami meglio. Negli spiedini il sapore era molto buono ma solo in alcuni tratti, per cui ad un certo punto, invece di continuare a infilare gli spiedini ho scaraventato tutto nel WOK e ho saltato il tutto tagliando le pesche a fettine sottili... Ho pepato di nuovo SBAGLIANDO.... Dopo averle saltate quel tanto che basta da insaporire le mazzancolle e far maturare le pesche ho impiattato...
Erano buone e gustose ma la ricetta è delicata nelle dosi secondo me, e va perfezionata almeno da parte mia. Ci ho messo troppo pepe.... I chiodi di garofano bilanciano la mazzancolla e la cannella le pesche, ma il tutto secondo me va fatto amalgamare soprattutto se le pesche non sono mature al punto giusto...
Ma il sughetto finale rimasto sul fondo del piatto è una roba DELIZIOSAAAAAAAAAAAA........
Lo ho mangiato a cucchiaiate!
Da meditazione gastrica!!!
(Ve ne state lì in silenzio con lo sguardo assente e dite dentro di voi "Che buonoooo! Che buonooo! Che buonoooo!"). Quando arriva il Pronto Soccorso date qualche segno di vita...
Vi saluto

Filetto di salmone in scrigno di patate

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Ultimo giorno a Londra… La tristezza la fa da padrone ovviamente, accompagnata da un tempo grigio tipicamente british, ma che in queste 3 settimane di permanenza aveva magicamente lasciato il posto al sole e al caldo. Beh, meglio per me che mi faccio il viaggio al fresco!
Spero di riuscire presto a fare un bel post sui mercati londinesi, i quali mi hanno letteralmente stregata. Li adoro!!! E soprattutto, anche loro mi adorano visto il quintale di cose (soprattutto spezie) che ho comprato. Devo ancora chiudere la valigia, e mi sa che saranno dolori!
E mi sa anche che sarà un anno molto speziato qui sul blog, risultato delle molte influenze a cui sono stata sottoposta qui a Londra. Vi giuro che non ho mai mangiato un piatto di pasta in 3 settimane, e che dovendo farmi la spesa e prepararmi i pasti ho provato a fare qualche esperimento.
Per prima cosa è stata la volta della cucina thai, di cui vi ho postato la zuppa di noodle; poi c’è stata un’incursione nella cucina messicana, con delle fajitas di pollo spettacolari, e ovviamente erano così buone che non ho fatto neanche in tempo a fotografarle (ma vi prometto che le rifaccio). Ai crumble non si dice mai di no, e quindi ho fatto qualche prova con il rabarbaro, e l’ho trovato delizioso.
E infine questo filetto di salmone, molto british o nordico, ma che in realtà è una nostra ricetta consolidata, semplice ed efficace, presentata pure alla cena di Natale dello scorso anno. La salsa, invece, è stata un po’ raffazzonata sulla base di quello che ho trovato nel frigo dei miei coinquilini; però devo ammettere che ci stava proprio bene.
Bye bye Londra, ci rivediamo presto.

Tempo di preparazione: 40 minuti (compresa la cottura)
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 1 persona)
  • 150-200 g di filetto di salmone
  • 5-6 patate novelle
  • 2 cucchiai di maionese
  • mezzo cucchiaio di senape
  • latte q.b.
  • un ciuffo di prezzemolo fresco
  • aneto
  • olio
  • sale e pepe
Prendete il filetto di salmone, spinatelo se necessario (qui in Inghilterra te lo fanno trovare pulitissimo, neanche una spina, il mio sogno), e adagiatelo dal lato della pelle in una pirofila ricoperta di carta da forno. Salatelo leggermente.
A parte preparate le patate. Lavate le patatine novelle scrupolosamente, ma non togliete loro la buccia. Tagliatele a fettine sottili e il più possibile omogenee (meglio se usate una grattugia, ma qui la strumentazione è quella che è); salatele e mescolatele per bene così che il sale si diffonda uniformemente. Quindi ricoprite il salmone con le chips di patate, pepate e condite con un filo d’olio. Infornate a 180°C per 25-30 minuti.
Mentre il salmone si cuoce, preparate la salsa. Unite la maionese e la senape, e quindi un po’ di latte (io ho messo una cucchiaiata, poi va a piacere) per rendere la salsa più cremosa. Lavate il prezzemolo e tagliatelo finemente; aggiungetelo alla crema, insieme all’aneto e ad una bella macinata di pepe fresco.
Servite il salmone ben caldo con la sua salsina.

P.S: consiglio vivamente di lasciare la pelle al salmone sia in fase di pulizia che in quella dell’impiattamento, in quanto vi permetterà di tenere il salmone più compatto, evitando che si frantumi in mille pezzettini.

Sgombri in simil saor

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Aprire il blog dopo tanti giorni, e accorgersi che l’ultimo post risale a ben 15 giorni fa. Dramma! Non abbiamo pubblicato niente per il nostro compliblog, passato completamente in sordina lo scorso 10 agosto. Niente per il compleanno di Alessia, né per quello di Kyra, il nostro adorato gattino. Vedremo di recuperare adeguatamente ora che siamo in parte rientrate dalle ferie!
Intanto pubblichiamo questa ricettina, rimasta in archivio da giugno. Facile, semplice, saporita, e soprattutto che non richiede grandi cotture (a parte la lessatura delle patate, ma potete sempre omettere il contorno).
L’idea ci è venuta dalle sarde in saor, piatto tipico veneto e triestino. Qui vi proponiamo gli sgombri in una versione alternativa, più leggera (senza frittura) e con tempi di preparazione decisamente più rapidi.

Tempo di preparazione: 45 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
per gli sgombri in simil saor
  • ½ chilo di filetti di sgombro
  • 1 cipolla
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • qualche foglia di alloro
  • farina
  • olio EVO
  • sale e pepe
per il contorno
  • 4 patate medie
  • pomodorini datterini
  • olive taggiasche
  • capperi
  • origano
  • olio, aceto, sale e pepe
Bollite le patate e mettetele da parte.
Pulite e spinate i filetti di sgombro, poi infarinateli. Ungete una padella con un abbondante filo d’olio, e stufate la cipolla insieme a un po’ d’acqua e alle foglie di alloro. Aggiungete i filetti di sgombro infarinati e bagnateli con il bicchiere di vino; salate e pepate, e cuocete con il coperchio ben chiuso per 5-8 minuti. Terminate la cottura con il coperchio aperto.
Intanto recuperate le 4 patate bollite ben raffreddate, spellatele e tagliatele a tocchetti. Lavate e tagliate i pomodorini; aggiungete le patate, le olive, i capperi, e condite con olio, aceto, sale, pepe e origano.

Appuntamento in agenda per il 28 settembre: Sapori d'Autunno Al Cason

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Lignano Sabbiadoro, località Riviera. Sabato 28 settembreè la data in cui prenderà il via la prima edizione dell'evento "Sapori d'Autunno Al Cason", un ritrovo esclusivo all'insegna del pesce dell'alto Adriatico ed in particolare ai molluschi pescati dalla locale flottiglia peschereccia di Marano Lagunare.
Teatro del convivio il ristorante simbolo delle ultime estati lignanesi, "Al Cason" nei pressi del porto turistico di Marina Uno a Lignano Riviera.
Partners della manifestazione sono le aziende vitivinicole Collavini, Draga Miklus, Fantinel, Scubla e Subida di Monte, la gelateria Gusto Antico di Mario Zanitti di Udine, l'azienda Canajs da la Mìl di Giuliano Marini, l'azienda agricola Olistella di Sirio Gigante.
Cornice all'evento saranno le creazioni del noto pittore friulano Francesco Borzani. Media partners ufficiali QB Quantobasta FVG di Fabiana Romanutti, la testata SemprePesce.it ed i blog La cucina di Qb", "La voglia matta", "Staffetta in cucina", "Una casa in campagna" e "Ventunsettembre".

Sapori d'autunno al Cason

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Sabato 28 settembre alle ore 18.00, in una delle più belle terrazze di Lignano, quella del ristorante “Al Cason” sul fiume Tagliamento, prenderà il via la prima edizione di “Sapori d’Autunno al Cason”, una lunga serata dedicata alla degustazione di alcuni di prodotti ittici, a torto considerati poveri. 
Chicche della serata le ostriche selvatiche dell’alto Adriatico e i piedi d’asino, i canestrelli rosa, un superbo risotto “alla lagunare” (peveracce, vongole veraci, cardium, capetonde, caponi) che pochi possono dire di aver mai assaggiato, una lasagnetta con un raguttino di triglia nostrana freschissima.
I gestori de “Al Cason” Marilena Pines e Alessandro Zanello, che hanno saputo rendere il noto ristorante luogo esclusivo e ricco di fascino conquistandosi nelle ultime stagioni l'appellativo di "locale dell'anno", hanno coinvolto nell’evento il noto pittore friulano Francesco Borzani, famoso per le lune, le vele e per le numerose esposizioni internazionali, che omaggerà le cantine che interverranno (Collavini, Draga Miklus, Fantinel, Scubla, Subida di Monte) con una speciale magnum con etichetta personalizzata per l’evento e, Fabiana Romanutti, direttrice del mensile QuantoBasta Fvg  con l'opera intitolata “La Luna e la Vongola” che rappresenterà l’immagine ufficiale della manifestazione per l’edizione 2013. Il compito di presentare i prodotti valorizzati con le diverse preparazioni è stato affidato a Vittorio Tomaso Azzano, giovane imprenditore che si è ritagliato un posto di tutto rispetto nel settore dell’enogastronomia con la sua preparazione e conoscenza dei prodotti ittici e delle tradizioni ad essi legate. La serata sarà anche occasione per presentare i prodotti di Giuliano Marini, apicoltore e produttore di miele biologico della ditta "Canajs da la Mìl", le creazioni di Mario Zanitti, gelatiere con lunghissima tradizione, titolare della gelateria "Gusto Antico" in Via Cividale a Udine e, come se non bastasse, gli oli friulani della Azienda Agricola Olistella di Palazzolo dello Stella direttamente presentati da Sirio Gigante. Alla serata interverranno  i Sindaci di Latisana, San Michele al Tagliamento, Marano Lagunare, Palazzolo dello Stella e a fare gli onori di casa il Sindaco e l'Assessore al Turismo di Lignano Sabbiadoro nonchè i rappresentanti della Agenzia per la Promozione Turistica di Lignano, i delegati della SIL Lignano, il Presidente della Cooperativa  Pescatori “San Vito” di Marano Lagunare Fabrizio Regeni e l’Assessore alla pesca del Comune di Marano Lagunare, Sandro Ceccherini.
Info e Prenotazioni al numero 0431 - 423029

Spaghetti alla Carmen

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La costanza non è tra le nostre migliori virtù! E ci sono periodi in cui non riusciamo proprio a pubblicare… ci perdonate???
Questa pasta l’abbiamo dedicata ad una nostra amica pugliese. Una donna speciale la Carmen: bella, intelligente, simpatica, vulcanica, coinvolgente…
Quando i bambini erano piccoli per anni siamo andati in vacanza in Puglia. Affittavamo una casetta proprio di fronte al mare, in una zona tranquilla, frequentata solo dagli inquilini delle case vicine, e dai loro figli. Sono nate simpatie e amicizie sia tra i ragazzi che tra gli adulti. Ricordi fantastici!
La Carmen era la nostra vulcanica vicina di casa, e se metti vicino al “vulcano” un marito esuberante come il mio, il gioco è fatto! E così, tra una condivisa fumata di sigaro toscano o un caffè dopo pranzato, iniziavano dal niente lunghe discussioni più o meno politiche, più o meno intellettuali…
Carmen una volta ci ha fatto questi spaghetti ed è stato amore al primo boccone!

Tempo di preparazione: 15 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
  • 2 peperoni gialli
  • qualche pomodorino
  • olive nere
  • capperi
  • aglio
  • prezzemolo
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe
Lavate e tagliate a filetti i peperoni. In una padella scaldate qualche cucchiaio d’olio con l’aglio. Aggiungete i peperoni, salate, pepate e fate soffriggere. Poi aggiungete i pomodorini, le olive, i capperi e infine il prezzemolo. Cuocete ancora qualche minuto.

Scolate la pasta al dente e ripassate tutto in padella.

I mercati di East London

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È passato quasi un mese dal mio ritorno da Londra, ma siamo state così impegnate dalle altre vacanze e dalla partecipazione ad un importante (ed elaborato) contest, che nonostante questo post fosse nella mia mente da allora, non ero ancora riuscita a metterlo per iscritto.
L’articolo per intero è stato pubblicato sulla rivista online Honest cooking, ma qui vi do qualche anteprima di cosa vi potrete trovare.
Nelle mie ben 3 settimane londinesi ho avuto l’occasione di rivedere tanti luoghi già visitati in passato e che adoro (per una piccola cronaca dei miei primi giorni a Londra andate qui), ma anche di scoprire angoli nuovi della capitale, tra parchi, musei nascosti e mercati.
Nell’articolo che vi ho linkato vi parlo proprio di questi ultimi, e non di quelli notissimi di Portobello Road o di Camdem, ma di mercati un pochino più di nicchia, come:
  • il Columbia Road Flower Market, dedicato esclusivamente a fiori e piante;
  • il mercato di Brick Lane, dove la sosta per pranzo è obbligatoria alla Boiler House Food Hall;
  • lo Spitafields e l’Old Spitafields Market, indispensabili per rendere il vostro abbigliamento e la vostra tavola very British.
Ovviamente non poteva mancare un accenno al Borough Market, che ormai non è per niente di nicchia, ma uno dei mercati più famosi della città. Ma qui ogni foodlover che si rispetti deve per forza fare una tappa!

Sapori d'Autunno: il menù ufficiale

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Ormai possiamo dire che ci siamo, quasi. Manca meno di un mese per quello che si preannuncia un evento carico di aspettative, Sapori d’Autunno al Cason, edizione 2013 ed i posti disponibili sono davvero pochi. L’idea, nata dalla passione per il pesce di Vittorio Tomaso Azzano è stata favorevolmente accolta da Marilena Pines e Alessandro Zanello, titolari del ristorante “Al Cason”, locale che è giunto alle cronache per il grande successo ottenuto nelle ultime due stagioni lignanesi: non si contano più le serate dove alla porta del locale viene appeso il cartello “sold out”, tutto esaurito, sinonimo del fatto che Marilena ed Alessandro, che sono anche coppia nella vita, hanno probabilmente trovato la quadratura del cerchio. Da qui ad organizzare la serata, che non è la ‘solita’ cena a tema, il passo è stato breve e con l’appoggio della comunità dei pescatori di Marano Lagunare il tutto si è rapidamente concretizzato. Sapori d’Autunno al Cason è un percorso dove gli ospiti che interverranno riusciranno a cogliere quello che vuol essere lo scopo della serata: riscoprire sapori autentici e troppo spesso dimenticati, legati alle specie più tipiche dell’alto Adriatico. La “ciliegina sulla torta” è arrivata dal prezioso contributo di Francesco Borzani, noto pittore friulano conosciutissimo, in Italia ed all’estero, per i ritratti alle star dell’Udinese “dream team” di Calori, Bierhoff e Amoroso ed oggi, per le lune e le vele. Due temi che Borzani (www.borzani.it) sente particolarmente ‘suoi’ in considerazione del fatto che in Italia nessuno ha mai dipinto qualcosa di simile. Tipico del “Borzani moderno” il fondo, liscio o polimaterico, di una tonalità di blu inconfondibile come è inconfondibile il tratto pulito e votato all’essenzialità che esprime quel grande fascino che letteralmente cattura chi ne osserva le opere. Francesco Borzani è colui il quale ha materialmente realizzato l’opera intitolata “La Luna e la Vongola” (33x23, agosto 2013) che è divenuta immagine ufficiale della prima edizione e che sarà consegnata a Fabiana Romanutti, direttrice del mensile QuantoBasta FVG al termine della cena. Piccola chicca, in anteprima, è la notizia che ad ognuno dei presenti sarà consegnata copia del menù della serata. Non il ‘solito’ menù, ma una creazione grafica di Francesco Borzani che sarà senz’altro molto apprezzata. Arte, prodotti del territorio e buon gusto per fare cultura. Lo si capisce leggendo il menù:

APERITIVO

Ostrica
Ostriche piatte selvatiche dell’alto Adriatico con mela Granny
Quale modo migliore di questo per iniziare una frizzante serata? Le ostriche del nostro mare: afrodisiache!

Canestrello bianco
Cruditè di canestrelli al sale affumicato Halen Moon
Un concentrato di mare. Aprite la bocca e chiudete gli occhi. Salinità, croccantezza, note dolci. Dopo le ostriche si può solo godere!

Fasolaro
Noci di mare crude “pepe e maracuja”
Una goccia di maracuja, un pizzico di pepe verde liofilizzato del Madagascar e con la “noce di mare” cruda vi sembrerà per un attimo di rivivere l’estate… in una spiaggia tropicale.

“Mus”
Zoccoli d’asino crudi
Zoccoli? Ma si leccano? Una chicca riservata ad autentici cultori del piacere. Il tocco “fetish” della prima edizione di Sapori d’Autunno al Cason. Serviti, rigorosamente, senza peli.


ANTIPASTO

Murice
Insalatina di murici spinosi
Questo è il mare più umile, più nascosto, troppo spesso dimenticato. Un prodotto con una storia millenaria che ha segnato in maniera indelebile il settore della colorazione dei vestiti.

Canestrello rosa
Canestrelli rosa al naturale
In una parola: discrezione. E’ così che questo piccolo confetto di mare si fa riconoscere al palato, quasi con timidezza rispetto al fratello “bianco”. Gustatelo con calma, come un quadro, vivendone ogni sfumatura.

Fasolaro
Fasolari al gratin
Ormai l’estate è alle spalle. Si vivono le tinte accese dell’autunno. E’ la duttilità del fasolaro. Lasciatevi andare al piacere di attendere l’inverno con semplicità: pane, olio, sale, pepe ed uno straordinario prodotto ipertipico del nostro golfo.


PRIMI

Triglia
Crespelletta alle spugnole e porcini con raguttino di triglia
Autunno & Funghi è un connubio imprescindibile. La triglia ce l’abbiamo messa noi. Diteci: abbiamo sbagliato?

Laguna
Risotto “alla lagunara”
Le note avvolgenti dell’amido del Vialone Nano veronese I.G.P, il profumo intenso dell’olio della nostra terra prodotto da Sirigio Gigante  e le “conchiglie” della laguna di Marano Lagunare. Veraci, peverasse, cape tonde, cardium, caponi. Una sinfonia di colori, consistenze e sapori.

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Vedo rosso
L’insolito sorbetto
La capacità di conquistare della polpa di arancia rossa, la raffinata delicatezza del pompelmo rosa, il tocco di pacato brio del lime. Mario Zanitti ha messo la femmina nel gelato.

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SECONDO

Non è finita
Il gran boreto alla maniera del Cason
Il sapore dell’infanzia. Il piatto della tradizione a cui siamo intimamente legati. Un gusto intenso con la capacità di accendere i cuori facendo rivivere ricordi di tempi ormai andati. Una preparazione che deve emozionare. Lasciateci tentare, a modo nostro.

DESSERT

Uova
Crema di uova & Amorpha fruticosa

Dopo una così intensa fatica uova, arancia rossa candita, riduzione di amaro alle quindici erbe. Il tutto mantecato dall’esperienza di Giuliano Marini, “il ragazzo del miele”, con l’eccellenza delle sue api: il miele di Amorpha fruticosa.

Macarons al salmone affumicato con cream cheese al limone

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Buongiorno a tutti! Eccoci ritornate finalmente con una ricetta!
Scusate l’ulteriore assenza, ma qua agosto è stato un mese impegnativo, e anche questi primi di settembre non sono stati da meno.
Oggi solo poche righe di presentazione, perché tanto queste delizie non hanno bisogno d’altro: parlano assolutamente da sole!
Se già i macarons classici ci fanno impazzire, quelli salati ci portano direttamente in paradiso. L’anno scorso ne avevamo provato una versione con il caprino, la marmellata di fichi e il prosciutto di San Daniele (la trovate qui), e ora vi proponiamo questa con il salmone affumicato e la cream cheese.
Non aggiungo altro: provateli!

Tempo di preparazione: 2 ore (compresi i tempi morti)
Difficoltà: difficile

Ingredienti
per i gusci:
  • 175 g di zucchero a velo
  • 140 g di farina di mandorle
  • 100 g di albumi a temperatura ambiente
  • 50 g di zucchero semolato
  • colorante alimentare in polvere rosso
per il ripieno
  • 100 g di burro
  • 100 g di Philadelphia
  • la buccia grattugiata di un limone bio
  • 2 cucchiaiate di succo di limone
  • 1 confezione di salmone affumicato
Prima di tutto è fondamentale che gli albumi siano vecchi di qualche giorno. In secondo luogo, vanno tolti dal frigo la sera prima di preparare i macarons, questo conferirà alla meringa maggiore stabilità.
Cominciamo mettendo la farina di mandorle ad asciugare in forno a 100° per 15 minuti circa, si lascia raffreddare e poi bisogna frullarla con lo zucchero a velo facendo attenzione a non scaldare le polveri. Per essere sicuri di avere una farina molto fine è meglio fare un ulteriore passaggio passando al setaccio tutto il composto.
A questo punto si montano gli albumi a velocità bassa, poi quando risultano spumosi unire a più riprese lo zucchero semolato; aumentare poi la velocità montando a neve ferma. Unire il colorante a piccolissime dosi finché arrivate al colore preferito. Versare metà delle polveri setacciate sulla meringa e, con una spatola, incorporarle compiendo movimenti dal basso verso l’alto; aggiungere anche il resto e continuare a lavorare con la spatola fino a quando il composto avrà un aspetto lucido e morbido ma non troppo liquido. Cadendo dalla spatola dovrà formare un nastro. Questo fondamentale passaggio si chiamamacaronage e serve a smontare leggermente il composto.
Intanto accendere il forno a 150° e introdurvi una teglia vuota; tutto ciò perché i gusci devono cuocere su due teglie altrimenti lacollerette(il caratteristico piede) non viene bene.
Quindi versare il composto nella sac a poche (con bocchetta larga e liscia) e formare i macarons (di 3-4 cm di diametro) su un’altra teglia rivestita di carta forno. Fare attenzione che i macarons non abbiano la punta, ma siano piatti, quindi battere la teglia leggermente sul piano di lavoro e lasciar asciugare per almeno 30 minuti.
Cuocere per circa 15 minuti a 150° avendo cura di mettere la teglia sopra a quella riscaldata che già si trovava in forno. Lasciar raffreddare completamente.
Staccare i gusci dalla carta forno e metterli ad asciugare ancora un po’ su una gratella (magari a testa in giù).
Preparate la farcitura. Fate ammorbidire il burro a temperatura ambiente; grattugiate la buccia del limone e spremetene il succo. In un mixer montate il Philadelphia con il burro, la buccia del limone e 2 cucchiaiate del suo succo. A questo punto si possono farcire i gusci, accoppiandoli a due a due, disponendo una falda di salmone sopra la crema.
Con questa ricetta partecipiamo alla rubrica "Pesce" per il mese di settembre del blog La mia cucina improvvisata.
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