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L'Adventurous Taster e il sandwich di polenta croccante e salame con l'aceto

Dopo più di un mese di meritate ferie, il nostro caro Adventurous Taster torna su questi schermi con una nuova fantastica impresa, che ben si adatta a questi 2 giorni di improvviso freddo! Per la ricetta originale seguite questo link.

Prologo
Era una notte buia e gelida d'inverno...
Una pioggia battente e opaca cadeva fitta nella oscura bruma invernale... Rare macchine passavano impaurite e meste e scomparivano inghiottite nel buio...
Il macchinino oramai d'epoca arrancava piano con tutti i vetri appannati...
Da due fessure pulite a stento l'autista e il suo compagno videro l'insegna e la macchina si fermò a lato.. Scesero incappucciati ed entrarono.
L'uomo al bancone rabbrividì vedendoli entrare... faceva freddo fuori...
"Desiderate?" chiese ai due.
Guardandosi attorno da sotto il cappuccio il più alto disse: " Una Margherita e una tonno e cipolla da portar via.. subito se possibile...".
Pagarono, uscirono di corsa e salirono in macchina.... Chiusero le portiere e misero in moto... Troppo tardi avvertirono la presenza invisibile di qualcosa che prima non c'era... Il passeggero improvvisamente cominciò ad agitare i cartoni delle pizze come se si stesse difendendo da un' invisibile sciame di api assassine...
Ma dopo meno di quindici secondi i finestrini si disappannarono completamente e definitivamente...
"Si può sempre contare sulla tonno e cipolla per disappannare i vetri, vero?" disse il passeggero... Lui e il guidatore risero...
E la macchinina si lanciò con un rombo finalmente soddisfatto nella pioggia battente e scomparve nelle brume..
Inutile dirvi che la guidava l'Adventurous Taster.

Attrezzatura
Non avendo il paiolo e soprattutto il fondamentale mestolone per polenta e poco tempo ho optato per un cartoccio di polenta precotta di buona qualità che poi ho abbrustolito nel tegame dove avevo in precedenza cotto il salame con le cipolle e l'aceto....
Non fatelo!!!
Dato che c'è l'acetomix (vedi sotto...) la polenta attacca anche sull'antiaderente ( si.. ci sono riuscito!!! ) e la dovete togliere poi con lo scalpello...
Ho seguito le istruzioni delle Staffette con questa altra variazione: ho messo in acqua per circa venti minuti la cipolla tagliata finché l'acqua prende odore e ha un che di translucido. A questo punto ho scolato la cipolla e ho fatto una salamoia con l'acqua, un mezzo bicchierino di acetomix che è composto da aceto di vino (50%), aceto di mele (25%), aceto balsamico (25%) e acidulato di umeboshi (solo qualche goccia sennò corrodete il tegame..) e EVO.
Le umeboshi sono l'equivalente "wasabi" degli "emoi" veneti (vedi episodio precedente..) cioè sono susine selvatiche giapponesi con cui si fa un "aceto macrobiotico" che permette a me di digerire qualunque cosa e non oso lasciarlo per troppo tempo a contatto con le pentole.
Ha un gusto "particolare" che va coperto dal balsamico e ha un colorino minaccioso sul rosso evidenziatore che ricorda la pozione del dottor Jeckill...
Ho messo il tegame sul fuoco con dentro un po' di questa salamoia, la cipolla e quando il tutto sfrigola il salame, aggiungendo di tanto in tanto un po' della miscela avanzata...
Il tutto é andato bene perché sono riuscito contemporaneamente a dosare bene l'aceto e a togliere le macchie che c'erano prima sull'antiaderente....
Per la polenta dovrò attrezzarmi...
C'era comunque un forte odore di cipolla in cucina...
Per fortuna l'acquario è in soggiorno, ho controllato e i pesci mi sembrano ancora normali....

Vi saluto
L'Adventurous Taster

Fagottini di mele e quasi-marcundela


Dopo tanti ragionamenti, e dopo tante idee scartate, ecco qui la nostra prima ricetta partecipante al contest “Le mele nel piatto”, riservato alle foodblogger dell'euroregione, e promosso dalla rivista q.b. quantobasta in collaborazione con la Pro Loco di Pantianicco.
La nostra idea iniziale era quella di utilizzare una delle nostre eccellenze regionali, la marcundela. Questo prodotto, ai più sconosciuto, è (come descritto esaustivamente sul sito dell’ERSA) “ un trito di fegato, milza, reni, polmoni, grassi teneri del ventre, carni sanguinolente, conciato e salato, avvolto nell’omento (rete) del maiale stesso… oppure insaccato nel budello torto”.
Purtroppo si tratta di un prodotto che d’estate non viene in genere consumato e quindi difficilmente reperibile nelle macellerie, per cui abbiamo provato a riprodurre il ripieno della marcundela a modo nostro: salsiccia, salame, fegato(quest’ultimo assolutamente indispensabile per la giusta nota amarognola). E in questo modo siamo riuscite a dare la possibilità a tutti di farsi la propria quasi-marcundela a casa, con prodotti semplici, facilmente trovabili dal Trentino fino in Sicilia!
L'idea è molto carina, e la potete sfruttare per dei piccoli antipasti oppure, facendo dei fagottini più grandi, come secondo/piatto unico.

Tempo di preparazione: 1 ora
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 fagottini)
  • 1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare
  • 1 mela golden
  • 1 salsiccia
  • 100 g di fegato
  • 6 fette sottili di salame non stagionato e non piccante
  • sale e pepe
  • olio
  • burro
  • 1 cucchiaino da caffè di zucchero
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • pangrattato
  • 1 uovo
Per prima cosa preparate le carni: sbriciolate la salsiccia, e tagliate sia il salame che il fegato a pezzettini. Riducete il tutto in poltiglia con il batticarne.
Scaldate un filo d’olio in una padella antiaderente, rosolate le carni e aggiungete il vino. Coprite con il coperchio e lasciate cuocere per 10 minuti. A fine cottura aggiustate di sale e pepate, e mettete da parte.
Sbucciate e tagliate la mela a pezzetti. Nella stessa padella della carne fate sciogliere una noce di burro; aggiungete le mele e il cucchiaino di zucchero. Cuocete per un paio di minuti, quanto basta per insaporirle. Mescolate le mele al mix di carni.
Ritagliate 4 quadrati di pasta sfoglia di uguali dimensioni. Bucherellate con una forchetta il centro dei quadrati, cospargetelo di pangrattato e ponetevi un quarto del ripieno.
Riunite gli angoli del quadrato in alto, stringete il collo del fagottino lasciando cadere le punte verso l’esterno, e fate un leggero avvitamento per saldarlo. Sbattete l’uovo e spennellate i fagottini. Cuocete in forno statico a 200° per 20 minuti circa.

La mela di Eva


Seconda puntata con le ricette per il contest “Le mele nel piatto”, riservato alle foodblogger dell'euroregione, e promosso dalla rivista q.b. quantobasta in collaborazione con la Pro Loco di Pantianicco.
Ieri un piatto salato, dei deliziosi Fagottini di mela e quasi-marcundela, oggi ovviamente un dolce, per non scontentare nessuno. E non un dolce qualsiasi, ma una prelibatezza, una vera e propria tentazione, proprio come la mela che colse Eva. Alla faccia di chi pensa che la mela cotta possa essere solo un piatto da ospedalizzati, e tra questi mi metto per prima io, almeno fino a ieri!
Tecnicamente non difficile (bisogna solo fare attenzione alle varie cotture, per non disfare le mele, e soprattutto per non stracciare la crema inglese), è un dolce da costruire passo dopo passo con amore e attenzione ad ogni ingrediente, e da scoprire pian piano nella sua degustazione.
Sarebbe stato preferibile utilizzare le mele renette, molto più acidule, ma per quelle non è ancora stagione. Vorrà dire che le rifaremo più avanti!


Tempo di preparazione: 1 ora e mezza
Difficoltà: media

Ingredienti (per 4 persone)
  • 4 mele Gala
  • 1 bicchierino di Brandy
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 30 g di albicocche secche
  • 40 g di uvetta sultanina già ammollata e strizzata
  • marsala
  • 1 noce di burro
per la crema inglese al marsala
  • 2 tuorli
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 1/4 di litro di latte
  • 2 cucchiai di marsala
per gli streusel
  • 50 g di farina di mandorle
  • 50 g di farina 00
  • 50 g di burro
  • 50 g di zucchero di canna
Per prima cosa preparate gli streusel. In una terrina mescolate le farine, lo zucchero e il burro tagliato a pezzetti. Con le mani amalgamate gli ingredienti e formate delle briciole. Sistematele su una teglia rivestita di carta da forno e cuocete in forno ventilato a 160° per 12-15 minuti. Metteteli da parte e fateli raffreddare.
Lavate le mele, privatele della calotta e del torsolo (facendo attenzione a non bucare il fondo) e scavatele all’interno; mettete da parte la polpa di mela. In una casseruola portate ad ebollizione abbastanza acqua da arrivare a coprire le mele per metà; aggiungete il brandy e le 2 cucchiaiate di zucchero. Cuocete le mele svuotate e le calotte per 5 minuti, girandole caposotto trascorso metà del tempo (devono essere cotte, ma ancora sode). Scolatele dall’acqua di cottura e mettetele sotto il getto di acqua fredda per fermare la cottura.
Intanto tagliate a pezzetti la polpa delle mele. Fate sciogliere una noce di burro in una padella; aggiungete le mele, un cucchiaio di zucchero, e un cucchiaio di marsala. Cuocete per un paio di minuti, finchè non si saranno insaporite pur rimanendo croccanti.
Mescolate i cubetti di mela con l’uvetta sultanina ben scolata e le albicocche secche ridotte a pezzetti. Riempite per 3/4 le mele svuotate.
Procedete con il preparare la crema inglese al marsala. Mescolate i 2 tuorli con 2 cucchiai di zucchero. Scaldate il latte senza portarlo a bollore, e aggiungete il composto di tuorlo e zucchero mescolando bene con una frusta. Cuocete finché la crema non avrà velato il cucchiaio (ciò avviene a 85°C). Togliete dal fuoco, aggiungete delicatamente alla crema 2 cucchiai di marsala e fermate la cottura mettendo il pentolino in una bacinella di acqua ghiacciata.
Prendete nuovamente le mele, riempitele fino all’orlo di crema inglese e terminate con un’abbondante dose di streusel. Rimettete in forno per 5 minuti a gratinare e servite le mele tiepide.
Per un ulteriore tocco di golosità, riducete su fuoco vivo l’acqua di cottura delle mele. Otterrete uno sciroppo denso con cui potete spennellare le mele appena prima di servirle.
Con questa ricetta partecipiamo anche al contest di Colors & Food di settembre con il tema "Giallo, rosso, e uova".

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Cheesecake al pesto con pomodorini conft


Per questo piatto non servono molte presentazioni. È buono, è bello, è facile, è di sicuro successo! Io l’ho preparato in occasione della Cena in bianco che è stata organizzata a Udine un paio di settimane fa (in foto vedete la nostra tavola imbandita), ed è stato spazzolato in men che non si dica.
Buon inizio di settimana a tutti!


Tempo di preparazione: 1 ora e mezza (più il tempo di riposo)
Difficoltà: facile

Ingredienti (teglia da 22 cm)
  • 120 g di fette biscottate
  • 100 g di burro
  • 200 g di ricotta
  • 100 g di Philadelphia
  • 100 ml di panna fresca
  • 6 fogli di gelatina
  • 4 cucchiai colmi di pesto (o a piacere)
  • 500 g di pomodorini ciliegino
  • olio
  • sale e pepe
  • zucchero q.b.
Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e distribuiteli su una teglia rivestita da carta da forno; conditeli con sale, pepe, zucchero, olio e infornate a 150°C per 1 ora-1 ora e mezza.
Passate al mixer le fette biscottate e riducetele in polvere. Fate sciogliere il burro e aggiungetelo alle fette biscottate; mescolate e amalgamate bene il tutto. Trasferite il composto in una teglia e pigiatelo bene con un cucchiaio al fine di ottenere uno strato omogeneo. Mettete la teglia in fresco.
Mettete la gelatina ad idratarsi in acqua fredda per 10 minuti. Mescolate la ricotta e la Philadelphia con una frusta, e aggiungete il pesto. Amalgamate bene il tutto. Scaldate la panna senza portarla a bollore, spegnete il fuoco e aggiungete la gelatina. Fatela sciogliere bene e poi aggiungetela al composto.
Recuperate dal frigo la teglia, e versate sopra la crema al formaggio, livellandola per bene. Decorate con i pomodorini confit la superficie e mettete in frigo per almeno un paio d’ore.

Sapori d'Autunno Al Cason: i grandi vini protagonisti

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Marilena Pines e Alessandro Zanello
ph L.Cadamuro

Ormai ci siamo. Mancano pochi giorni e prenderà il via "Sapori d'Autunno al Cason" l'evento ideato da Vittorio Tomaso Azzano (www.vittorioazzano.com) in collaborazione con Marilena Pines e Alessandro Zanello del Ristorante "Al Cason" di Lignano Sabbiadoro, in località Riviera e con l'esclusiva presenza del pittore friulano Francesco Borzani (www.borzani.it).
Madrina della serata l’affascinante Alessia Moro, giovane udinese già arrivata alle cronache per aver rapidamente conseguito traguardi importanti nel mondo della moda e del fashion style.

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Alessia Moro
ph L.Cadamuro

Le previsioni meteo parlano di un sabato soleggiato e caldo, che renderà unica l'atmosfera che lo staff de Al Cason crereà nella terrazza che si affaccia direttamente sul fiume Tagliamento. Hanno confermato la loro presenza alcune delle cariche più importanti della cittadina lignanese nonché dei comuni rivieraschi della bassa friulana. In abbinamenti ai prodotti ittici pescati dalla locale flottiglia di Marano Lagunare, di cui abbiamo già avuto modo di raccontare, una selezione di alcuni tra i migliori vini del Friuli Venezia Giulia, cooprotagonisti di sicuro successo. Eccoli nel dettaglio:

Il Grigio Royal , Collavini
Nasce come blend di uve Chardonnay e Pinot Grigio coltivate sulle pianure e lievi colline friulane. La vinificazione è quella classica in bianco con spremitura delle uve molto soffice senza macerazioni. La rifermentazione avviene a primavera in autoclavi verticali a 14°C con permanenza sui lieviti per 5-6 mesi. La lisi così prolungata del metodo Martinotti è il marchio di qualità del Grigio Spumante. www.collavini.it

Malvasia , Subida di Monte
Vino che nasce sulle colline del Collio in comune di Cormons da vigneti esposti sulla direttrice est-ovest. La vinificazione avviene attraverso diraspapigiatura, criomacerazione sulle bucce per circa 12 ore a 15 gradi C, decantazione statica del mosto e fermentazione con controllo della temperatura a 16-18 gradi C in serbato d’acciaio. Il 30% viene fermentato e affinato in tonneaux. Giallo paglierino dorato, profumo intenso, ricorda frutta esotica e il pepe bianco; al gusto è strutturato, minerale e sapido. www.subidadimonte.it

Sauvignon , Draga Miklus
Sauvignon in purezza. L’uva, vendemmiata a metà settembre, viene diraspata e macerata per 8 ore per poi essere sottoposta ad una soffice pressatura e dopo la prima decantazione il mosto fermenta in botti di rovere francese di varie capacità. Imbottigliato a maggio si affina in bottiglie coricate per i successivi 5 mesi. Sauvignon in purezza con sfumature giallo-paglierino con riflessi verdognoli, al naso profumi aromatici delicati, non stucchevoli, che ricordano fiori di sambuco e vaniglia. Sapore asciutto, nervoso, ma nel contempo elegante, carezzevole e vellutato. Temperatura di servizio 8-10°C.  www.draga.it

Eclisse , La Roncaia
Cuvée di alta classe, affascina per la sua fragranza e intensità dei profumi, per le note di fiori di campo e di frutta, per il sapore persistente e aromatico. Eclisse è una sapiente ed elegante cuvée, espressione massima dei vini bianchi del territorio. La raccolta si svolge sulle colline tra Tarcento e Attimis, dove la resa per ettaro è bassissima a tutto vantaggio di una qualità superiore. Gradazione alcolica: 13,5% vol. - Temperatura ideale di servizio: 10-12°C. www.fantinel.com

Verduzzo Cràtis , Scubla
Prodotto nei Colli Orientali del Friuli Venezia Giulia da una vendemmia manuale che solitamente si svolge tra la fine e la metà di settembre. I grappoli perfettamente sani vengono esposti su graticci sotto la tettoia rivolta a nord-est da dove soffia il tipico vento di Bora, freddo e secco, che in ottobre, novembre e dicembre porta all'appassimento in maniera naturale riducendo la resa a 18 litri per quintale. Prima di Natale le uve vengono pressate dando un mosto denso che viene fatto fermentare in barrique di rovere francese (50% nuove, 50% secondo passaggio). Colore ambrato intenso, profumi di miele d'acacia, mallo di noce e vaniglia. Dolce e concentrato, dona sentori di frutta secca, fichi, agrumi e caramello, sostenuti dalla tannicità tipica dell'uva. www.scubla.com

L'Adventurous Taster e (finalmente....) i canederli speck e sclopit


Prologo: io, Alessia e lo sclopit
Ho conosciuto Alessia a scuola...
Mi è piaciuto subito il modo in cui trattava le proprietà dei materiali: aveva un che di Ayurvedico, che sostanzialmente voleva dire un che di erboristico/culinario (ma questo gliel’ho riferito solo in seguito).
Un po' più tardi ho scoperto che aveva la mia stessa passione per le erbe e che era una blogger. Sul momento per me è stata una grande sorpresa, anche se, in effetti, potevo dedurlo dal fatto che a primavera, quando è iniziata la stagione dello sclopit, l'unica cosa che riuscivo a percepire di lei era l'onda d'urto supersonica che creava in corridoio quando andava a casa per raccoglierlo!
Dovete sapere (e non ditelo ad Alessia!) che da un po' cerco di localizzare dove sono i suoi giacimenti segreti di sclopit! Ho cercato di portarla sull'argomento più di qualche volta, ma lei cambia sempre discorso mentre sto per farle la fatidica domanda. Non so come fa...
Peggio dei pescatori!!!
Ritengo anche che sotto casa loro abbiano un frigo stile rifugio antiatomico con scorte di slopit surgelato per diversi anni!
Recentemente, però, è riapparso finalmente il cestino di erbe da frittata in un supermercato che sorveglio da questa primavera, dopo aver visto sul banco verdure interi cestini di sclopit. Di questo finora ad Alessia non avevo detto proprio niente: segreto!!!!!!
Ne ho comperati tre e sono finalmente riuscito a fare i canederli speck e sclopitche da tanto avevo adocchiato.
Poi (sottolineo il poi...) ho dato la notizia ad Alessia del ritrovamento di nuovo sclopit a Cividale via telefono. La risposta è stata “Dammi 5 minuti che mi metto le scarpe adatte!”. Era pronta ad uscire con la quattro per quattro per campi, in mezzo al diluvio universale, in meno tempo dei pompieri di New York!
Per Jurassic Park 4 scrittureranno sicuramente lei (come attrice ovviamente, non come dinosauro...)!
Poi le ho spiegato che si trattava di un supermercato e lei ha dato il cessato allarme. Le ho spiegato anche dove si trova, e che lì lo trova quando vuole, credo... Però, come volevasi dimostrare, non so ancora lei dove va a prendere il suo!

Comunque ho fatto i canederli speck e sclopit seguendo la ricetta con le seguenti variazioni: non avevo farina a casa e l’ho sostituita con l'impanatura di mais tostato (sostanzialmente pallini piccoli di polenta essiccati), e per le erbe ho usato un mix invece dello sclopit puro, ed è venuto più aromatico e leggermente più piccante.
Alla fine li ho conditi con mascarpone e pepe, ricordo della visita a Roma di quest'estate. Molto buoni!
Ormai che c'ero ho fatto anche un tiramisù salato con la mezza pentola avanzata di impasto di canederli e mascarpone e pepe, e ho messo in forno. Buono anche quello. Mi sa che le staffette hanno avuto brutti effetti su di me!
Io e i miei pesci vi salutiamo

L'Adventurous Taster

L'Orsone (di Bastianich) che ti coccola

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Joe e Lidia Bastianich

Prologo: quando il mondo non è piccolo, ma minuscolo!!!
Sera del 17 settembre, Manduria, Taranto
Staffetta major (Tiziana) e consorte a cena fuori (cosa che capita una volta all’anno o poco più, e solo se quasi costretti con la forza) con amici.
Seduta tranquilla al suo tavolo, Tiziana scorge una figura in avvicinamento, attorniata da un bel gruppo di persone. Jeans, T-shirt verde pisello, e coppola in testa che cela in parte il viso. “Ma guarda come assomiglia a Joe Bastianich!”pensa Tiziana.
L’uomo misterioso, quindi, si siede proprio alle sue spalle, e comincia a parlare. Non vi possono essere dubbi: la cadenza di quella voce è così particolare che può essere solo Joe!
La serata procede e, in un modo o nell’altro, Tiziana fa gli auguri a Joe per il suo compleanno, e così iniziano a parlare (ma perché io non ci sono mai quando capitano ste cose!!!):
“Ah, Sig. Bastianich, desidero farle i complimenti per l’Orsone.”
“Grazie grazie. Ma come fa a conoscerlo?”
“Mia figlia è venuta a cena al suo ristorante qualche giorno fa”
“Ah, davvero?” risponde Joe un po’ dubbioso, probabilmente calcolando a mente i 1200 chilometri che separano Manduria da Cividale del Friuli.
“Sì sì, mi ha detto che ha mangiato davvero benissimo e che l’ha pure sentita suonare!”
Questa informazione ha fatto scattare una luce nei suoi occhi, dato che nessuno che non fosse presente al ristorante la sera del 12 settembre avrebbe potuto esserne a conoscenza!
“Ma cosa ci faceva sua figlia a Cividale?” chiede incuriosito Joe.
“In realtà noi abitiamo a Cividale!”
E a questo piccolo sketch sono seguiti almeno altri 5 minuti di babate tra mia madre e Joe su in che zona di Cividale abitiamo, cosa ci faceva a Manduria, dove mia madre aveva comprato il braccialetto che aveva al polso… E lei non si è fatta fare manco una foto! Ho una mamma che è un impiastro!!! Vabbè, vi metto la mia con Joe fatta in primavera!

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Io e Joe

Tutta sta pappardella per dire che il mitico Joe Bastianich, salito agli onori della cronaca in quanto giudice di MasterChef (prima USA e poi Italia), ha aperto in agosto il suo primo ristorante in Italia. La scelta non è caduta su qualche famosa e popolosa città, neanche su un luogo strategico al centro dell’Italia, bensì su una piccola cittadina di undicimila abitanti, dispersa all’estremo confine nord-orientale, in prossimità della Slovenia: Cividale del Friuli.
Gli amanti del vino ne hanno senz’altro sentito parlare per via dei vini del Collio, tra i migliori bianchi che ci sono in Italia, oppure qualche appassionato d’arte la conosce per il suo Tempietto Longobardo e per il fatto che l’anno scorso è divenuta patrimonio dell’Unesco (qui trovate un nostro post con diverse foto della nostra bella cittadina). Per tutti gli altri: informazione non pervenuta!
Bene! È proprio in questa cittadina che io abito, ed è proprio ai margini di questa cittadina, circondato dalle nostre splendide colline, che Bastianich ha aperto il suo nuovo ristorante vicino alla sua azienda vitivinicola.
L'Orsone - ristorante e B&B - ha un bellissimo spazio all'aperto, in cui prendere l'aperitivo d'estate, e all'interno è suddiviso in due zone: la taverna, in cui si possono effettuare pasti veloci tipicamente USA (hamburger e lobster roll), e il ristorante. L'ambiente è rilassante, il giusto connubio tra rustico e chic: la taverna con gli sgabelli, più casual, e la sala ristorante, spaziosa, con i tavoli alla giusta distanza, e una splendida vetrata dietro la quale si possono ammirare i cuochi all’opera.

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Da destra: Lidia Bastianich; Eduardo Vale Lobo, Executive Chef; Kelly Jeun, Executive Sous Chef; Brooks Headly, Executive Pastry Chef di Del Posto (uno dei locali a NY della famiglia Bastianich) che quest'anno ha vinto il riconoscimento della James Beard Foundation come "Outstanding Pastry Chef"; Andrea Sbrizzo, General Manager

Se volete sedervi per cena nella splendida cornice di questo ristorante, vi conviene organizzarvi per tempo e prenotare con almeno 1 settimana (se non 2) di anticipo; per un rapido pasto alla taverna non è necessario (e neanche possibile) prenotare, ma mettetevi l’animo in pace e calcolate almeno un’ora di attesa. E un paio di bicchieri di ottimo vino come aperitivo per ammazzare il tempo!

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La taverna

Ho avuto la fortuna di poter cenare al ristorante, e di avere una completa “esperienza Bastianich”, testando dall’antipasto al dolce (ma fuori menù, perchè volevamo essere liberi di scegliere le portate che più ci colpivano), e abbinando ad ogni piatto un vino differente. Quanto prima è d'obbligo fare anche un salto alla taverna!

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Il ristorante

Qui di seguito vi riporto integralmente quanto scritto nella mia recensione dell’Orsone pubblicata sulla rivista online Honest Cooking.

APERITIVO
Due aperitivi offerti dalla casa:
Crema calda di pomodori con sandwich al formaggio. Dolce al punto giusto, perfettamente vellutata, e il contrasto con il sandwich croccante, sapido e grasso è perfetto.
Shottino (io lo chiamerei così) di bagnacauda fredda con verdurine dell’orto. Una piacevolissima sorpresa, per niente pesante come si potrebbe pensare al solo sentir nominare la bagnacauda.
Vino: ribolla gialla spumantizzata. Tra le migliori che ho assaggiato.
ANTIPASTO
Crudo di tonno con cottura tataki (appena accennata, sennò che crudo è), con soia e vinaigrette al wasabi. Buonissimo! Avrei mangiato anche solo quello a ripetizione tutta la sera. Equilibrato, delicato e allo stesso tempo con una forte personalità.
Vino: Vespa Bianco. Uvaggio costituito da uve 45% Chardonnay, 45% Sauvignon, e 10% Picolit. Ricordo ancora la puntata di MasterChef in cui la sfida era creare il piatto che perfettamente si abbinava a questo vino, e ho subito pensato ad un piatto di pesce con una forte personalità. Ecco, neanche a dirlo…
PRIMO
Ravioli cacio e pere, con salsa di cacio e pepe. Partiamo dal fatto che se c’è il formaggio sono felicissima, che la cacio e pepe è la mia preferita delle tre pastasciutte tipiche romane, e che le pere con il formaggio ci stanno da dio. Devo aggiungere altro oltre a dire che erano perfetti? A breve proverò a rifarli anche a casa, poi vi farò sapere.
Vino: Plus. Un Friulano al 100%, ma con la particolarità che il 10% dei grappoli viene sottoposto a un periodo di appassimento, che gli conferisce quella leggera nota dolce in più che perfettamente si sposa con i ravioli.
SECONDO
Maialino di Segovia con scalogno caramellato. Croccante all'esterno, e all'interno morbido e succoso. Lo scalogno caramellato era così buono che potevano servirlo anche come dessert!
Vino: Vespa Rosso. Uvaggio che coniuga l'intensità del merlot, il gusto fruttato del refosco e una punta d'acido tipica del cabernet. Si tratta di un vino strutturato ma morbido al palato, ideale per arrosti o piatti di maiale.
Filetto d’oca con fois gras e pomodorini confit. Buono, buonissimo, anche se a questo punto della cena ero così sazia che forse non sono riuscita ad apprezzarlo come meritava.
Vino: Aragone 2008. Un rosso corposo, risultato della combinazione di uve per il 40% Sangiovese, 25% Alicante, 25% Syrah, 10% Carignano. Strutturato e dall’intenso profumo di ciliegia, è perfetto con le carni al sangue.
INTERMEZZO
Sorbetto al cetriolo offerto dalla casa. Un perfetto sorbetto per risciacquare la bocca prima di arrivare al dolce. Sa di erbe, quasi di menta, ed è davvero rinfrescante.
DOLCI
Torta carotina con gelato al prezzemolo e carote glassate e Shortcake alle prugne con mandorle e sale.
Rispettivamente abbinati ad una grappa ai frutti esotici e ad una grappa alla prugna (non prodotti da Bastianich).
Piccola pasticceria (veramente ottima) per finire.
Tiriamo un po’ le somme.
Pietanze. Tutto veramente squisito. Dell’antipasto e del primo avrei fatto il bis e il tris; con tutta probabilità anche del secondo, se avessi avuto ancora spazio nello stomaco! I dolci davvero buonissimi, con una particolare e distintiva combinazione di dolce e salato, anche se (a mio modestissimo parere) manca loro qualcosa per imprimersi in maniera indelebile nella memoria. Un’unica sbavatura: la struttura del menù costringe a dei percorsi obbligati e limitanti, dato che è difficile scegliere un menù tutto-pesce o tutto-carne.
Vini. Uno più spettacolare dell’altro. Sono tutti dei grandi vini friulani (tranne l’Aragone che viene prodotto dall’azienda La Mozza in Toscana, sempre di Bastianich), a cui è stato infuso un tocco personale e particolare. Si distinguono.
Sala e accoglienza. Dieci pieno, e per questo l’ho voluto sottolineare già nel titolo. Dire che mi sono sentita coccolata è riduttivo. Personale di sala premurosissimo e sempre all'erta; un grazie particolare a Raffaele, che ci hai fatto trascorrere un’ottima serata. Ringrazio anche Laura Dotti, Hospitality Manager, che si è prodigata per mettere a proprio agio tutta la clientela, senza sapere che fossi una blogger e che avrei scritto questo articolo. Abbiamo inoltre avuto la fortuna di sentir suonare Joe e la sua band quella sera, e quindi mi ritengo più che soddisfatta!
Informazioni logistiche
L’Orsone si trova a Cividale del Friuli, frazione Gagliano, in via Darnazzacco 63.
A cena è aperto da martedì a sabato, la taverna dalle 17.00 alle 24.00, e il ristorante dalle 19.00 alle 22.30. Da mercoledì 25 settembre ha iniziato anche ad aprire a pranzo, dal mercoledì al sabato, dalle 12.00 alle 14.00, sia la taverna che il ristorante. Inoltre, stanno progettando (ma ancora non vi è una data ben definita) di aprire per il pranzo della domenica. Noi speriamo in un bel brunch!
Infine, per chi, oltre a voler degustare la bontà dei vini Bastianich e della cucina dell’Orsone, volesse immergersi nella rilassante atmosfera delle vigne del Collio friulano e magari fare una visita culturale della cittadina longobarda, l’Orsone ha a disposizione anche un piccolo B&B, con 5 camere doppie e una suite. Un’esperienza a 360 gradi insomma.

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Il B&B

Alessia

Distillerie e Grapperie aperte 2013


Due manifestazioni separate, ma con la stessa anima e la stessa volontà di diffondere la cultura e la storia dell’antica tradizione dei distillati. Appassionati, segnatevi in agenda gli appuntamenti dei prossimi giorni!
La manifestazione Distillerie aperteè ormai alla sua diciassettesima edizione, e si terrà dal 29 settembre al 6 ottobre. Organizzata e promossa da Made in Vicenza, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Vicenza, questa manifestazione si pone come obbiettivo di aprire le porte di alcune storiche distillerie del vicentino, nell’ottica di promuovere la cultura della grappa ed il suo consumo responsabile e consapevole.
Partecipano all’iniziativa, e saranno aperte domenica 29 settembre e 6 ottobre dalle 10 alle 18, e dal lunedì al sabato dalle 14 alle 18 (su appuntamento), le seguenti aziende:
Distillerie Dal Toso Rino e figlio di Ponte di Barbarano;
PoliDistillerie di Schiavon;
Distilleria Schiavo di Costabissara.
Anche quest’anno vengono riproposte le "Sedute Spiritiche", sessioni di degustazione al buio, in cui i partecipanti dovranno riconoscere i differenti distillati proposti in assaggio. Si tratta di un modo originale e “spiritoso” per esplorare e imparare a riconoscere le note sensoriali regalate da diverse tipologie di distillato, con un omaggio finale a chi si dimostrerà più competente.
Per la prima volta quest’anno, invece, è prevista la presenza di alcuni blogger del settore enogastronomico, che effettueranno un tour aziendale il 28 e il 29 settembre nelle distillerie vicentine, alla scoperta delle storie, delle curiosità e dei segreti di distillazione tramandati di generazione in generazione.
Nostro malgrado non possiamo partecipare a questa stupenda iniziativa causa nostra presenza all’evento “Sapori d’Autunno al Cason”, di cui vi daremo notizia nei prossimi giorni. Intanto, però, invitiamo tutti gli interessati a farci un pensierino!
La manifestazione Grapperie aperte, invece, è alla sua decima edizione, e ha una portata nazionale. Domenica 6 ottobre, dalle 10 alle 18, ben 32 grapperie in tutta Italia apriranno le loro porte: 9 in Piemonte, 5 sia in Veneto che in Alto Adige, 4 in Lombardia, 3 in Toscana, 2 sia in Valle d'Aosta che in Trentino, e una in Friuli Venezia Giulia e Sicilia.
Anche domenica 6 ottobre abbiamo un impegnuccio (alle 16.30, a Pantianicco, verranno decretati i vincitori del contest “Le mele nel piatto” a cui abbiamo partecipato con i Fagottinidi mele e quasi-marcundela e La mela di Eva), però un salto alla Tenuta Villanova di Farra d’Isonzo (GO) potremmo proprio farlo.
Qui saranno protagonisti della degustazione la tradizionale grappa Val di Rose e il distillato di mosto d’uva Uve Miste. Per valorizzare l’acquavite di bandiera italiana la Tenuta offre agli amanti della grappa l’assaggio di cioccolatini aromatizzati alla Grappa Invecchiata Val di Rose, realizzati ad hoc dalla pasticceria artigianale Dolce Gelato di Paolo Dolce.
Intanto, sempre per gli amanti della grappa in FVG, vi segnaliamo un nuovo corso per assaggiatori di grappa di primo livello istituito dall'ANAG - Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa e Acquaviti. Costituito da 5 lezioni, che si svolgeranno presso l'Enoteca di Cormons ogni mercoledì dalle 20.00 alle 22.30 circa, il costo del corso varia dai 130 ai 150 euro a seconda del numero dei partecipanti. Per informazioni contattate il 328 0081542.

Una splendida serata d'inizio autunno Al Cason


Che serata gente!
Il tanto atteso evento di sabato 28 settembre si è svolto nel migliore dei modi: location perfetta, cena squisita, compagnia ottima, e anche il tempo ci ha assistito. Che cosa si può desiderare di più?
Il poliedrico e infaticabile organizzatore dell’evento, Vittorio Tomaso Azzano, è riuscito a riunire varie realtà del territorio friulano e a mettere insieme un percorso enogastronomico di tutto rispetto.
Nella splendida cornice del ristorante “Al Cason” di Lignano, accolti dai gentili Alessandro Zanello e Marinella Pines, abbiamo potuto testare dal vivo delle vere e proprie prelibatezze: indimenticabili le ostriche selvatiche e i fasolari, insoliti gli zoccoli d’asino.


Il pesce alla base del menù è stato fornito dalla Cooperativa pescatori di Marano. Il suo Presidente Fabrizio Regeni e un rappresentante dei pescatori (il timido ma mitico Giuseppe) ci hanno raccontato la realtà dei pescatori, il loro duro lavoro fatto di sacrifici, il fermo pesca dettato più dalla burocrazia che non da esigenze reali, e non ultimo le difficoltà legate alla crisi.
Poi abbiamo scoperto l’azienda friulana Olistella di Sirio Gigante, che produce dell’ottimo olio. Contiamo di andare presto a visitarla, magari durante la raccolta e la spremitura delle olive.
La gelateria Gusto Antico di Mario Zanitti di Udine e l'azienda Canajs da la Mìl di Giuliano Marini, produttore di miele, hanno addolcito la nostra serata.


Ovviamente non possiamo dimenticarci degli splendidi vini bianchi del nostro territorio che ci hanno accompagnato attraverso tutta la serata: il Grigio di Collavini, il Malvasia di Subida di Monte, il Sauvignon di Draga, l’Eclisse di Fantinel, e infine il Verduzzo Cratis di Scubla. Uno meglio dell’altro!

Compagne d’avventura sono state la foodblogger Cristina Rojaz di Ventunsettembre e Fabiana Romanutti, direttrice della rivista Quantobasta FVG, la quale è stata omaggiata a fine serata del dipinto “La luna e la vongola” del pittore friulano Francesco Borzani, immagine simbolo dell’evento.

Fishmania 1.0


Cari amici, scusate l’assenza. I tanti impegni enogastronomici di questo inizio autunno ci hanno fatto cucinare poco ultimamente, però vedrete che recupereremo presto. Intanto, il post di oggi è dedicato ad un evento molto interessante fissato per i primi di novembre.
Fishmania 1.0 si configura come un workshop (sia teorico che pratico) a 360 gradi sul pesce (molluschi, crostacei, pesce di mare e di acqua dolce), riservato esclusivamente ai blogger del nord-est, ognuno dei quali può aprire le porte di questa fantastica manifestazione ad un numero limitatissimo di suoi lettori.
Il workshop è organizzato da Vittorio Tomaso Azzano, uno dei massimi esperti di cultura del pesce in Italia (e organizzatore dell’evento Sapori d’Autunno a cui abbiamo partecipato la scorsa settimana), e da Saulo della Valle, Chef dell’Osteria Suer & Garbino di Moniga, tra i più quotati per la preparazione di piatti a base di pesce di acqua dolce. Da questa fantastica collaborazione presto nascerà anche un libro sul pesce di acqua dolce, che non vediamo l’ora di sfogliare!
L’obbiettivo dello stage non è solo quello di imparare ricette di pesce da un vero maestro (tecniche di preparazione, cottura e conservazione, e gli abbinamenti migliori), ma di avere una buona preparazione generale sull’argomento, comprendente tecniche di pesca, metodologie di allevamento, riconoscimento delle specie, conoscenza delle caratteristiche di base, e infine il corretto trattamento per eseguire la pulizia ed i tagli.
Al termine della lezione ogni partecipante riceverà un piccolo quantitativo di pesce freschissimo con cui preparare una ricetta per i propri lettori.
Veniamo, infine, ad un po’ di informazioni pratiche. Il workshop si terrà domenica 10 novembre presso il ristorante “La fattoria dei Gelsi” di Aprilia Marittima (UD) dalle 9 del mattino, per la durata di 10 ore.
I posti per i lettori a noi assegnati sono 3, quindi se siete interessati fateci sapere al più presto. Per ulteriori info & costi non fatevi scrupoli a contattarci.

Buon sabato!

44° mostra regionale della mela

Anche questa settimana inizia con il racconto di un’occasione d’incontro e della scoperta di una realtà a noi sconosciuta.
Ieri, 6 ottobre 2013, io e la Staffetta major (che compiva pure gli anni) ci siamo recate a Pantianicco, frazione del comune di Mereto di Tomba, per la 44° mostra regionale della mela, e in particolare per le premiazioni del contest “Le mele nel piatto” organizzato dalla rivista Q.b. QuantoBasta FVG in collaborazione con la Pro Loco di Pantianicco.
Non abbiamo vinto, ma siamo felicissime di potervi mostrare questo piccolo scorcio della mostra e delle meritevolissime vincitrici: 1° classificata Daniela Dal Ben del blog Daniela & Diocleziano, 2° Stefania Benedetti del blog Nuvole di farina, 3° Alessandra Agosto del blog Golosità vegane. Complimenti!









L'Adventurous Taster in missione da Gabin


Seguendo le indicazioni di Alessia, una domenica sera che ero di passaggio per Pasian di Prato, mi sono fermato da Gabin Pizza & Food. E sono entrato.
Visto da fuori, avevo avuto l’impressione di un miniristorante con le garcon de salle in livrea che ti chiede "Monsieur, avez vous le prenotation s'il vous plait?"
E invece si tratta di una pizzeria al trancio!!! Il locale è di dimensioni piccolissime (questo purtroppo secondo me è il loro più grande limite...), con un bancone minimalista; dietro c'è il forno, accanto un piccolo frigo cantina con bibite e stracarico di prosecchi, e la porta magica da dove compaiono dal nulla i vassoi con le pizze fumanti, che sembrano teletrasportarsi in sala alla stessa maniera del comandante Kirk in Star Trek.
Dall’altra parte della stanza un piccolo angolino con qualche sgabello dove consumare in loco il trancio, il tutto sovrastato da un prezziario in ardesia nera che ricorda molto il monolito di 2001: Odissea nello spazio, con prezzi che in prima lettura mi hanno fatto venire un coccolone.
Quando sono arrivato c'erano già tre/quattro persone in coda, che compravano molto tranquillamente grossi quantitativi di tranci, per cui mi sono detto "Mah, vediamo…" .
L’elenco delle pizze non è lunghissimo, una decina di gusti in tutto equamente divisi tra pizze rosse e bianche, perciò tocca adattarsi a quello che c'è e scegliere ovviamente quello che è più vicino alle proprie corde.
Ormai che c'ero mi sono buttato su un trancio con polipo, ricotta, pomodoro, cavoletti e olive, tanto per scegliere qualcosa di complicato e mi sono messo a mangiarlo nel tavolinetto sempre sotto al prezziario suddetto.
Non avrei detto, dato l’accostamento strano degli ingredienti, ma... molto, molto buono!
Sul momento ho avuto l'impressione che, anche se fanno la margherita standard, quella che fanno loro non è una pizza come noi la intendiamo normalmente, ma che la pasta (buonissima!!!) sia la scusa per metterci della buona cucina sopra, così da realizzare una piccola esperienza culinaria alla portata di tutti.
Quando poi io (l'Adventurous Taster N.B. !!!) sono andato a pagare con i soldi in mano, mi hanno guardato per un attimo come se fossi arrivato da molto lontano (della serie "Ci scusi se non abbiamo visto la sua astronave, ma siamo un po' presi dal lavoro...") e mi hanno detto: "Signore ci sta dando troppo, lei ha preso un trancio... i prezzi esposti sono per le pizze intere...".
Per fortuna che la pizza era al polipo e non al granchio!
Sono poi tornato un'altra volta e mi hanno spiegato molto gentilmente (sempre se ho capito giusto....) che all'inizio facevano le pizze piccole e non i tranci, ma poi hanno deciso di fare solo i tranci e le pizze grandi. Faccio presente che grazie alla farina bio due tranci sono bastati per riempirmi. Un trancio costa appena un po' di più di un trancio normale in centro Udine, ma è un altro pianeta!
Vi saluto

L'Adventurous Taster

Strudel salato ai formaggi svizzeri


Sono passate più di due settimane dall’ultimo articolo postato, più di un mese dall’ultima ricetta. Vi starete chiedendo dove sono finite le Staffette!
State tranquilli, siamo ancora vive. Purtroppo settembre e ottobre sono sempre dei mesi complessi a casa nostra. In primisperché i genitori, non avendo obblighi di ferie, vanno sempre in vacanza in questi due mesi, godendosi l’assenza di turisti e climi decisamente più miti.
In secondo luogo a causa del mio stato lavorativo. Essendo una professoressa di chimica irrimediabilmente precaria, tra fine settembre e inizio ottobre avvengono le convocazioni da parte delle scuole. Quest’anno sono stata meno fortunata: le convocazioni sono arrivate tardi (a ottobre già inoltrato), e sono riuscita a mettere insieme 9 ore settimanali di lezioni dividendomi tra 3 scuole, sparse un po’ per il Friuli.
Ora, finalmente, la situazione dovrebbe aver trovato un suo equilibrio, e possiamo riprendere a scrivere sul blog e, soprattutto, a cucinare qualcosa di nuovo e sfizioso!
Questo nostro ritorno sugli schermi ci porta dritti dritti in Svizzera grazie alla partecipazione al contest Swiss Cheese Parade. Oggetto della sfida sono due fantastici formaggi, il gruyère e lo sbrinz, che le sapienti mani delle foodblogger devono utilizzare per la creazione di fantastici piatti di street food.
Oggi presentiamo la nostra prima ricetta, degli strudel salati di melanzana, che ricordano un po’ la tradizione siciliana per la presenza di uvetta e pinoli, e la cui dolcezza viene mitigata dalla combinazione con entrambi i formaggi svizzeri: il gruyère, più morbido e dolce, e lo sbrinz, più saporito e consistente.

Tempo di preparazione: mezz’ora più il tempo in forno
Difficoltà: bassa

Ingredienti
  • 2 melanzane piccole
  • 70 g di sbrinz
  • 70 g di gruyère
  • 3 uova
  • 50 g di pinoli
  • 1 manciata di uvetta
  • 1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare
  • olio extravergine di oliva
  • 1 spicchio d’aglio
  • sale e pepe
  • origano
Lavate e tagliate a dadini le melanzane. In una padella rosolate l’aglio con un paio di cucchiai d’olio e poi aggiungete le melanzane. Salate, fate cuocere e insaporite con l’origano.
A parte grattugiate i due formaggi; sbattete 2 uova, salate e pepate. Quando le melanzane sono cotte, a fuoco spento aggiungete il formaggio, le uova, i pinoli e l’uvetta; mescolate.
Srotolate la pasta sfoglia e tiratela con il mattarello per renderla più sottile. Tagliate 4 rettangoli di uguali dimensione; ciascun rettangolo deve essere ulteriormente suddiviso in 3 strisce uguali nel senso della lunghezza, ma senza tagliarle. È sufficiente tracciare un segno con il dorso del coltello. Incidete le strisce laterali praticando dei tagli a 45° dalla linea che delimita la striscia centrale fino ai lati del rettangolo (guardate bene la foto).


Punzecchiate la striscia centrale di ogni rettangolo con una forchetta e versate il composto in maniera che non debordi; fate in modo che resti un centimetro di spazio tra il ripieno e il lato corto del rettangolo.
Procedete a chiudere gli strudel. Alzate il lato corto del triangolo in maniera tale che il ripieno non possa fuoriuscire, e poi iniziate ad alternare le strisce oblique incrociandole sopra al ripieno fino ad arrivare quasi in fondo; quando vi rimangono un 4 strisce da incrociare, alzate anche da questa parte il lato corto e terminate intrecciando le ultime strisce. Eliminate l’eventuale pasta in eccesso.


Sbattete in una ciotolina l’uovo avanzato e spennellate i piccoli strudel.
Disponete gli strudel sopra una placca da forno e infornate a 180 °C per circa 30-35 minuti.

Con questa ricetta partecipiamo al contest Swiss Cheese Parade sui Formaggi dalla Svizzera

Tartellette Swiss-Mex vegetariane


Buona domenica a tutti!
Questo è stato per noi un bel weekend impegnativo, con la partecipazione dal vivo ad una gara tra foodblogger di cui vi parleremo esaustivamente nei prossimi giorni.
Oggi vi presentiamo questa ricettina veloce e facile, creata in occasione della Swiss Cheese Parade. Un’ottima idea per un antipasto vegetariano, dai sapori, profumi e colori messicani, in perfetto gemellaggio con il formaggio svizzero Gruyère.

Tempo di preparazione: un’oretta
Difficoltà: facile

Ingredienti
per le tartellette

  • 75 g di farina di mais
  • 75 g di farina Sfoglia del Molino Moras (210W)
  • 50 g di acqua
  • 10 g di burro
  • sale
  • paprika dolce e paprika forte
per il ripieno

  • 1 peperone giallo
  • 1 peperone rosso
  • 1 peperone verde
  • 100 g di gruyère
  • 1 cipolla bianca
  • olio
  • sale
  • yogurt bianco
  • tabasco
Preparate per prima cosa le tartellette. Mescolate la farina di mais con quella bianca, salate, e speziate con la paprika a vostro piacimento (noi non amiamo molto il piccante e quindi ci siamo andate caute con la paprika forte). Aggiungete l’acqua e il burro ammorbidito, e impastate a mano.
Noi abbiamo messo 50 g iniziali di acqua e poi abbiamo aggiunto ad occhio, perchè la quantità di acqua dipende molto da come assorbono le farine, soprattutto quella di mais. Diciamo che l’impasto è pronto quando è bello liscio e mentre lo lavorate non si sbriciola, senza però essere appiccicoso.
Formate una bella palla, avvolgetela nella pellicola e lasciatela riposare per mezz’ora.
Intanto iniziate a preparare il ripieno. Tagliate la cipolla a fette non troppo sottili e mettetela a caramellare in una pentola antiaderente con un filo d’olio.
Lavate, pulite e tagliate a dadini molto piccoli i peperoni. Ungete con un filo d’olio una padella antiaderente e cuocete per qualche minuto i peperoni, in maniera che restino croccanti. Tagliate a dadini delle stesse dimensioni il gruyère e mescolate i peperoni e il formaggio in una coppa.
Recuperate l’impasto per le cartellette, stendetelo fino con un mattarello e ritagliate dei dischi con un coppa pasta, con cui rivestire degli stampini unti con un po’ d’olio. Infornate le tartellette vuote a 160°C per 10 minuti. Estraetele dal forno, farcitele con il ripieno preparato e con un ciuffetto di cipolla caramellata in cima. Rimettetele in forno per altri 5 minuti almeno, finchè il formaggio non avrà iniziato a sciogliersi.
Infine, preparate la salsa con alcuni cucchiai di yogurt e tabasco a piacimento, da versare a gocce sulle tartellette.
Servite subito.
Con questa ricetta partecipiamo al contest Swiss Cheese Parade sui Formaggi dalla Svizzera.

Luci e MOLTE ombre di una manifestazione: GOOD 2013


Buon inizio settimana!
Oggi niente ricetta, ma solo una serie di impressioni e valutazioni sulla fiera del cibo di Udine, GOOD 2013. Sono ovviamente riflessioni molto personali, volte ad una maggiore conoscenza da parte del pubblico, ma anche speriamo critiche costruttive per migliorare la manifestazione.
Per prima cosa vorremmo parlare dell’organizzazione in generale della fiera. Molte persone si sono lamentate della poca coerenza nella distribuzione degli spazi, e soprattutto degli stand. Vi sono stati dei casi eclatanti di stand contigui che facevano a pugni: emblematico il caso di uno stand di cioccolatini affiancato da uno di detersivi, il cui odore di mentolo non faceva neanche avvicinare le persone!
Poi bisogna parlare degli eventi in programma. Due anni fa sbavavamo letteralmente sul programma di GOOD e ci siamo mangiate le mani ripetutamente perché non siamo riuscite a fare un salto neanche per un’ora. Abbiamo aspettato due anni in trepidante attesa di questa nuova edizione, e una volta letto il programma definitivo siamo rimaste piuttosto deluse.
Nessun corso o showcooking di qualche chef famoso (ricordiamo ancora lo chef Zoppolatti del ristorante Al Giardinetto che parlava di gelateria salata e presentava il gelato al cren!), che invece avevano fatto la fortuna della precedente edizione. Data la nostra presenza alla fiera Cucinare di Pordenone lo scorso marzo, possiamo tranquillamente affermare che non c’è paragone tra le due manifestazioni, e torna utile un detto: qui si son fatte le nozze con i fichi secchi!
E ora veniamo a ciò che ci ha toccato più da vicino, le due gare che vedevano come protagonisti cuochi non professionisti e foodblogger da tutta Italia: il Teatro del gusto e il Menù di Natale.
Il Teatro del Gusto era una gara per la selezione della miglior ricetta d’autunno del 2013, organizzata dal Consorzio FVG Via dei Sapori. Per partecipare bisognava essere dei non professionisti e inviare una ricetta da preparare in 30 minuti cucinando in diretta all’interno della fiera. Otto le ricette in gara, e in premio alla miglior ricetta un buono di 150 euro.
Non abbiamo partecipato, ma siamo state felicissime di aver accompagnato l’amica Alessandra Agosto, blogger di Golosità vegane, che era stata selezionata per la gara di venerdì sera 1 novembre. Ci aspettavamo una gara stile quella della Prova del cuoco, con l’orologio che scandisce i minuti, e le due cuoche che si scatenano ai fornelli. Invece… una delusione cocente!
La nostra amica ha rispettato rigorosamente le linee guida e ha cucinato tutto in diretta; pensate che non aveva neppure lavato i broccoli! L’altra, che non è stata neanche presentata, ha portato la sua pentolina con il cibo già bello pronto, e non ha fatto neanche il purè in diretta perché lei lo fa solo con il Bimby! A onor del vero il suo cibo era buono, ma non c’è stata gara! E udite, udite ha anche vinto!
Veniamo al Menù di Natale. Questo era riservato ai blog e bisognava inviare entro settembre un menù natalizio completo (di almeno 3 portate) che rientrasse in una di queste categorie: tradizionale, economico, originale e light. Per ogni categoria sono stati selezionati 3 menù e bisognava presentare uno dei piatti del menù in diretta ai giudici (questa parte ci è stata detta solo un paio di giorni prima!). Noi partecipavamo con il menù economico.
Vi diciamo subito che non abbiamo vinto, e non sappiamo neanche se siamo arrivate seconde o terze perché la giuria non si è degnata di dirlo. La votazione è stata fatta in modo segreto non dando alcuna motivazione a un piatto piuttosto che ad un altro; il conteggio non è stato fatto da una persona super partes, ma da uno dei giurati dietro le quinte…
Da regolamento, le blogger che non potevano venire per problemi di distanza o quant’altro, avrebbero visto presentato il loro menù da un cuoco. Ciò non è accaduto minimamente, anzi sono state praticamente escluse a priori. Se siete una di loro consolatevi, non avete perso nulla!
E poi vogliamo parlare degli spazi che ci avevano dedicato per la preparazione??? Un tavolino di 1 metro x 2 e due panche! Eravamo in 8 a preparare 5 porzioni ciascuna… un caos totale!
Last but not least (da ultimo ma non per questo meno importante) i premi. In effetti nel regolamento da nessuna parte vengono menzionati i premi, ma tutti si aspettavano qualcosa, magari un pacco di farina… NIENTE!Unico premio alla sezione dedicata al prosciutto di San Daniele, sezione marginale rispetto al clou della gara.
Le blogger vincitrici hanno avuto il “privilegio” di fare la foto con la giuria, alle altre neanche un ringraziamento o una stretta di mano! Una mancanza totale di cortesia e professionalità verso chi ha lavorato per arricchire una manifestazione o chi veniva da lontano a sue spese.
Trattandosi della prima esperienza di questo genere nell’ambito di GOOD, possiamo in parte perdonare alcune mancanze, ma non tutte…

Nuova collaborazione con Sempre Pesce


Una notiziola rapida rapida, giusto per allietarci e allietarvi la cena.
Alessia da oggi fa ufficialmente parte del team della rivista Sempre Pesce, e ricoprirà il ruolo di coordinatrice per la nostra regione, il Friuli Venezia Giulia.

Yuppi!!!
(lo so, è poco professionale, ma siamo giovani)

Focaccia sbrinz, pere e noci


Terzo e ultimo capitolo riguardante i Formaggi dalla Svizzera e il contest Swiss Cheese Parade.
Simbolo dello street food per noi è la pizza, in qualsiasi forma e versione, e quindi non poteva assolutamente mancare tra le nostre proposte un piatto a lei dedicato.
Pere e formaggioè un connubio da sempre tra i più popolari e apprezzati: un classico che non tramonta mai. Forse sarà banale, ma questa focaccia è veramente buonissima.



Tempo di preparazione: diverse ore
Difficoltà: intermedia

Ingredienti
per il poolish
  • 300 g di farina Fior Fiore del Molino Moras
  • 300 g di acqua
  • 0.5 g di lievito di birra
per l’impasto della focaccia
  • 300 g di farina Fior Fiore del Molino Moras
  • 100 g di farina 1 del Molino Moras
  • 100 g di farina integrale del Molino Moras
  • 350 g di acqua
  • 5 g di lievito di birra
  • 15 g di sale
per la farcia
  • sbrinz dei Formaggi della Svizzera
  • 2 pere kaiser
  • noci
  • olio EVO Nettuno dell’azienda Olistella
Preparate il giorno prima il poolish, sciogliendo il lievito di birra in un po’ d’acqua, e mescolando tutti gli ingredienti. Coprite con la pellicola a contatto con l’impasto e lasciate a lievitare a temperatura di 18-20° per una notte intera (circa 15 ore).
Impastate il poolish con la farina, l’acqua, il lievito e per ultimo il sale per 12 minuti. Lasciate riposare per mezz’ora e poi trasferite l’impasto in una teglia rivestita con carta da forno. Date la forma all’impasto con le mani e lasciate lievitare per un’ora.
Mettete a scaldare in un pentolino antiaderente alcuni cucchiai d’olio e le noci ridotte a pezzi. Tenete il fuoco basso così da non far fumare l’olio, che deve solo estrarre gli oli essenziali dalle noci. Spennellate con l’olio la superficie dell’impasto e infornate a 250°C, con forno ventilato, per 5-10 minuti.
Intanto preparate la farcia. Grattugiate il formaggio, sbucciate e tagliate a fette le pere. Tirate fuori la focaccia e conditela con abbondante formaggio, le fette di pera e le noci tenute da parte. Infornate nuovamente per 5-10 minuti.

Biscottini al cocco con glassa di cioccolato


Non so nel resto d’Italia che tempo fa, ma qui è piuttosto uggioso. Giornate che sembrano infinite, tutte uguali. Viene solo voglia di un divano, un avvolgente plaid, un libro, magari un poliziesco, e, perché no, anche una bella cioccolata fumante.
E allora abbiamo deciso di “sacrificarci” (perché non siamo delle sfegatate di biscotti, sappiatelo) e di inventarci questi biscotti al cocco per accompagnare la mitica cioccolata calda! Facilissimi e altrettanto veloci da fare e da spazzolare!
Sono buonissimi, anche se il cioccolato fondente, a nostro avviso, copre un po’ troppo il gusto del cocco. Quindi vi suggeriamo due varianti: o lasciarli senza la copertura cioccolatosa, oppure, se siete chocolate addicted, eliminate il cocco e sostituitelo con pari quantità di farina.

Tempo di preparazione: 1 oretta e mezza (comprese pause e cottura)
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 170 g di farina Sfoglia del Molino Moras
  • 125 g di zucchero semolato
  • 100 g di burro
  • 50 g di cocco disidratato
  • 1 tuorlo
  • ½ albume circa
  • 1 pizzico di sale
  • 200 g di cioccolato fondente
Su un piano di lavoro disponete a fontana la farina, lo zucchero, il sale e il cocco mescolandoli bene tra di loro. Iniziate ad impastare le polveri con il burro fatto a pezzetti e lasciato ad ammorbidirsi. Per ultimo aggiungete il tuorlo e il mezzo albume.
Impastate per bene (ma non troppo a lungo se no il burro si scalda), rivestite con la pellicola e lasciate riposare per 30 minuti.
Riprendete l’impasto e preparate dei lunghi filoncini facendo rotolare l’impasto sul piano di lavoro (come si fa con gli gnocchi). Schiacciateli leggermente, così da formare un mezzo cilindro, e tagliateli in maniera uniforme (circa 5 cm). Lavorateli con le mani uno a uno per arrotondare i bordi e fare i biscotti tutti dello stesso spessore.
Disponete i biscotti, un po’ distanziati gli uni dagli altri, su una placca rivestita con carta forno. Infornate a 180°C per 15-20: devono leggermente dorarsi, ma non diventare scuri.
Fate raffreddare i biscotti su una gratella per circa mezz’ora. Poi sciogliete il cioccolato a bagnomaria e immergete i biscotti fino a metà. Disponeteli su un vassoio ricoperto con carta da forno e metteteli a raffreddare in frigo per almeno mezz’ora.

Cantine Aperte e la cena con il vignaiolo


9-10 Novembre 2013. Sesta edizione di Cantine Aperte a San Martino, manifestazione a livello nazionale in cui si ha la possibilità di assaggiare le nuove annate e i vini blasonati. In Friuli Venezia Giulia ben 30 le cantine che hanno partecipato, sparse in tutte le province.
Ricco il programma: nelle due giornate del 9 e del 10 accoglienza dalle 10 alle 18 (libera o su prenotazione) presso le cantine; il sabato sera la cena con il vignaiolo; mentre la domenica a pranzo degustazione dei vini abbinati ai prodotti gastronomici tipici del territorio.
La nostra scelta è ricaduta sulla cena con il vignaiolo organizzata dall’azienda RoncSoreli presso l'Antica Osteria Ai Quattro Venti di Corno di Rosazzo. Questo il menù:
  • antipasto: sigaretta di pasta filo ripiena di zucca, con fonduta di ricotta leggermente affumicata; e flan di radicchio di Treviso con salsa di pomodori dolci; Ribolla gialla dei Nespoli 2011;
  • primo: risotto di spatzle ai profumi d’autunno; Pinot Grigio Ramato 2011 dei Peschi;
  • secondi: millefoglie di vitello ai funghi porcini e scaglie di Parmigiano Reggiano con misticanza di verdure e frittelle di patate; Friulano 2011 delle Robinie e Ribolla nera 2010 delle Marasche;
  • dolci: trittico di dolci della casa (biancomangiare con salsa di cachi, creme brulé e sfoglia alla banana); Ottolustri 2010.

Cena molto buona (ottima la sigaretta alla zucca e la millefoglie di vitello e porcini) e molto interessanti i vini. Hanno attratto la nostra attenzione in particolare due dei vini in degustazione. In primis il Friulano 2011, che è stato appena insignito dei Tre Bicchieri Gambero Rosso e della Corona Vini Buoni d’Italia, e in secondo luogo il Pinot Grigio Ramato, dal distintivo colore.
Il produttore di RoncSoreli ci ha raccontato la storia di questo vino e del suo colore. In origine tutti i Pinot Grigi avevano questo stupendo colore ambrato, dovuto alla buccia rossa dell’acino; negli anni '60-'70, invece, per questioni di marketing (soprattutto per il mercato americano), si è deciso di ottenere un prodotto dal colore giallo paglierino, operando una vinificazione in bianco (ovvero eliminando le bucce in fase di produzione). In questo momento, però, i vignaioli stanno riscoprendo l’amore per questo colore particolare, che permette di distinguere facilmente il Pinot Grigio dagli altri vini bianchi.

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Il "vignaiolo" di RoncSoreli con amici e partecipanti alla cena

Marmellata di mandarini, quasi una gelatina


Faccio sempre una gran confusione e non riesco mai a capire la differenza tra marmellate, confetture e gelatine. E voi, la sapete?
Sono andata sul Talismano (edizione del 1949) e ho trovato queste definizioni: sono preparazioni assai simili che si ottengono condensando sul fuoco frutta e zucchero in proporzioni diverse, si distinguono tra loro solo per piccole differenze. Si chiamano marmellate quelle in cui la frutta è frullata (o passata al setaccio). Le confetture invece si distinguono per avere la frutta a pezzetti. Infine le gelatine: consistono nel succo spremuto o centrifugato di un determinato frutto portato a giusta cottura, sempre con lo zucchero.
Dal 1982, per effetto di una direttiva comunitaria, solo prodotti ottenuti da agrumi possono essere venduti nell'Unione Europea con la denominazione di "marmellata", mentre tutte le altre preparazioni vanno chiamate confettura. Questa distinzione ovviamente non vale per le gelatine.
Questa di mandarini non so bene dove collocarla perché ha quasi la consistenza di una gelatina, ma ha anche le bucce finemente tagliate…
Qui vi metto due alterative di cottura entrambe valide: una tradizionale, ma più lunga e una invece veloce. La prima è senz’altro la migliore, direi fantastica, ma dipende sempre da quanto tempo avete a disposizione! Per la seconda, visto l’utilizzo della pectina, vi suggerisco di consumarla entro 6 mesi.

Tempo di preparazione: non quantificabile
Difficoltà: media

Ingredienti (per il metodo tradizionale)
  • 1 kg di mandarini bio (o clementine)
  • 1 kg di zucchero
Asportate con un coltello affilato la buccia dei mandarini (lavati), cercando di non avere traccia della parte bianca più amara. Tagliate la buccia a listarelle sottilissime.
Sbucciate i mandarini togliendo tutti i filamenti bianchi e gli eventuali semini. Fate questa operazione su una ciotola in modo che non si perda neanche una goccia del succo.
Tra polpa e buccia deve risultare in totale 1 chilo. Mettete il tutto in una pentola e aggiungete pari peso di zucchero (ovvero 1 kg).
Dato che l’acqua di vegetazione è assai, ci vorranno alcune ore per giungere alla giusta consistenza.
Fate la solita prova piattino e invasate.

Ingredienti (per il metodo veloce)
  • 800 g di succo di mandarini bio (o clementine)
  • 850 g di zucchero
  • 1 bustina di Fruttapec 1:1
  • 150 ml di acqua
Asportate con un coltello affilato la buccia dei mandarini (lavati), cercando di non avere traccia della parte bianca più amara. Tagliate la buccia a listarelle sottilissime. Mettete le bucce in un pentolino con 50 g di zucchero e 150 ml di acqua. Portate a ebollizione e continuate la cottura a fuoco basso per 10 minuti circa.
A parte spremete i mandarini e versate il succo (800 g) in una pentola. Mescolate il Fruttapec. Fate bollire per 1 minuto mescolando. Aggiungete le scorzette e lo zucchero (800 g) e fate bollire per altri 4 minuti circa.
Fate la prova piattino e invasate. Nel caso dovesse risultare ancora troppo liquida, fate bollire ancora 1-2 minuti.
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