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Channel: Staffetta in cucina
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Girelle di pizza

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A volte noi foodblogger abbiamo la tendenza a pubblicare solo ricette elaborate pensando di fare colpo sui lettori. Niente di più sbagliato!
Infatti, dopo oltre due anni e mezzo di blog, abbiamo imparato dalla mole di visualizzazioni che hanno alcune ricette, che la semplicità a volte paga.
Quindi oggi abbiamo deciso di accontentare alcuni lettori che ci hanno chiesto qual è il nostro impasto per la pizza
Un consiglio: fate sempre attenzione al tipo di farina che usate, da ciò dipenderà il quantitativo di acqua da mettere nell'impasto, i tempi di lievitazione e anche la croccantezza finale.

Tempo di preparazione: qualche ora
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 2 teglie da forno)
  • 1 kg di farina (mista 00 e Fior Fiore, entrambe del Molino Moras)
  • 500 ml di acqua
  • 1 cubetto di lievito
  • 2 cucchiai d’olio
  • 1 cucchiaino di sale
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida. Impastate la farina con l’acqua e il lievito. Poi aggiungete l’olio e verso la fine il sale fino.
Coprite con il nylon* e lasciate lievitare per 1 ora e mezza. 


Dividete a metà la pasta e stendetela sulle 2 teglie ricoperte da carta forno. Coprite e lasciate lievitare ancora un paio d’ore. Farcite a piacere e cuocete in forno ventilato per 15-20 minuti a 230°.
Per non fare sempre le solite farciture, l’ultima volta abbiamo messo tanti piccoli fiocchetti di stracchino come base e sopra del radicchio di Treviso (o radicchio tardivo) stufato in padella con qualche rondella di cipolla, sale e pepe. Una volta cotta e uscita dal forno, abbiamo grattugiato sopra un po’ di ricotta affumicata. Era talmente buona che non c'è stato il tempo di fotografarla!
Per fare le pizzette, che vedete in foto, abbiamo invece steso la pasta e poi l’abbiamo ricoperta di prosciutto, mozzarella e un pizzico di origano. L’abbiamo arrotolata e poi tagliata a rondelle. Abbiamo messo le rondelle a lievitare su carta forno coperte per 1 ora e mezza ca. Poi le abbiamo cotte 15 minuti in forno a 230°.

* Dal nostro corso con il maestro Gandino abbiamo imparato a coprire i lievitati con il Nylon. Fate attenzione non si tratta di pellicola, perché questa poi avrebbe il difetto di appiccicarsi al lievitato in maniera poco gestibile. Invece se prendete uno di quei sacchetti che usate per congelare gli alimenti e lo aprite, avrete un pezzo di nylon con una bella consistenza che potrete usare più volte. Abbiate l’accortezza di mettere il nylon ben a contatto con la pasta lievitante.

Ciambellone yogurt e lavanda

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Quest’estate ci hanno regalato un bel fascio di lavanda, assolutamente bio e non trattata. Dopo averla utilizzata abbondantemente per fare i classici sacchettini da armadio, ne è avanzata così tanta che abbiamo cercato un uso in cucina.
Abbiamo quindi deciso di preparare uno zucchero aromatizzato alla lavanda. Il procedimento è semplice: fate seccare la lavanda, sgranatela e aggiungetela allo zucchero in un vasetto di vetro; fate passare un paio di mesi e poi setacciate lo zucchero. Otterrete uno zucchero molto profumato, ma senza l’aggressività tipica della lavanda (avendo lavorato per una ditta di prodotti alla lavanda, sono molto sensibile a questa profumazione e se è eccessiva mi nausea), con cui aromatizzare semplicemente un tè oppure da utilizzare in una preparazione.
Noi abbiamo scelto di preparare una torta allo yogurt, anzi, più esattamente un ciambellone, al quale lo zucchero alla lavanda conferisce solo una leggera nota aromatica. Davvero perfetto così, soprattutto con un buon tè e un'ottima lettura!
Tra l'altro, in foto potete vedere uno dei nostri ultimi acquisti. Stranamente non c'entra nulla con l'ambito culinario, ma si tratta di una splendida lampada a forma di libro. Per chi fosse interessato si chiama Lumio ed è davvero bellissima!

Tempo di preparazione: 1 ora compresa la cottura
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 3 uova
  • 250 g di zucchero aromatizzato alla lavanda
  • 250 g di farina
  • 250 g di yogurt bianco
  • 2-3 cucchiai di Marsala
  • 1 bustina di lievito
  • zucchero a velo
Montate le uova con lo zucchero finché si forma il filo. Poi aggiungete lo yogurt e la farina setacciata con il lievito. Infine aggiungete il Marsala e continuate a montare finché l’impasto formerà il nastro.
Imburrate e infarinate uno stampo, versate l’impasto e cuocete a 170°C per 40 minuti.
Servite con una abbondante spolverata di zucchero a velo.

We go Japan: Maki con salmone affumicato e avocado

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Buon lunedì a tutti!
Questo inizio 2014 è stato un po’ al rallentatore per tutti noi in casa, e si vede dalle poche ricette che siamo riuscite a realizzare/postare. Soprattutto ci ha tenute occupate una bella rivoluzione casalinga, in cui mamma e papà si sono messi a smontare mobili e a trasformarli: siamo un cantiere perenne!!!
Tentando di mettere ordine e di eliminare un po’ di cose superflue, ci siamo rese conto delle enormi quantità di cibi strani e spezie che abbiamo comprato nell’ultimo anno (e soprattutto che ho portato da Londra).
Odiamo sprecare il cibo, quindi mi sono messa d’impegno e, dato il mio amore per la cucina etnica ed internazionale, ho deciso di iniziare ad organizzare una serie di menù tematici. La lista che ho in mente è lunga: giapponese, cinese, thai, indiano, messicano, americano, ecc…
Questa settimana andiamo in Giappone!
In casa abbiamo quasi tutto l’occorrente: dal wok(che mi è stato regalato un paio di anni fa e che ho finalmente inaugurato), a ciotole, bacchette e stuoini di bambù per il sushi. Per quanto riguarda gli ingredienti, li potete trovare in qualche negozietto etnico, ma se non volete riempirvi la casa di prodotti che userete solo un paio di volte potete sostituirli con qualcosa di nostrano.
Ecco a voi il nostro menù We go Japan:
  • antipasto: maki con salmone affumicato e avocado;
  • piatto unico: zuppa di noodles e gamberi;
  • dolce: panna cotta al kinako e cioccolato bianco.


Oggi vi presentiamo l’antipasto, questi stupendi maki. Dato che non abbiamo un abbattitore e siamo molto precise sulle questioni di igiene/salute, abbiamo evitato accuratamente il pesce crudo e utilizzato il salmone affumicato. Se avete un pescivendolo di fiducia potete anche arrischiarvi ad utilizzare il pesce crudo, altrimenti lasciate perdere!

Tempo di preparazione: 1 ora
Difficoltà: intermedia

Ingredienti
  • 100 g di riso per sushi
  • sale
  • zucchero
  • aceto di riso (o aceto di mele)
  • alga nori in fogli
  • 200 g di salmone affumicato in fette
  • 1 avocado
  • salsa di soia
  • wasabi e fettine di zenzero in salamoia a piacere
Per prima cosa si lava il riso. Si risciacqua il riso in una bacinella piena d’acqua fredda, in modo che rilasci un po’ del suo amido. Si ripete più volte questa operazione finché il riso smette di rilasciare amido e l’acqua rimane trasparente. Mettete il riso a sgocciolare in un colino per una decina di minuti.
Procedete con la cottura seguendo le istruzioni sulla confezione del riso. In ogni caso, bisogna mettere il riso ben scolato in una pentola con dell’acqua fredda: in genere, l’acqua da aggiungere è più o meno i 5/4 in peso del riso. Quindi, se abbiamo 100g di riso, l’acqua sarà di 120g.
Ponete la pentola ben chiusa con il coperchio sul fuoco. Scaldate a fiamma alta e portate all’ebollizione, poi abbassate la fiamma e cuocete per 15 minuti. Togliete dal fuoco e lasciate per altri 15 minuti a riposare fuori dal fuoco, sempre coperto con il coperchio. Mai aprire il coperchio o mescolare il riso.
Intanto preparate il condimento per il riso. Mescolate in un pentolino 6 cucchiaini da tè di aceto di riso, 2 di zucchero e 2 di sale fino. Scaldare a fuoco basso finché lo zucchero e il sale non si saranno completamente sciolti.
Trasferite il riso in una ciotola e versatevi sopra il condimento mescolando per bene con un cucchiaio di legno. Una volta che il riso è tiepido, è pronto per essere usato nel sushi. Mai usarlo troppo caldo, altrimenti rischia di cuocere gli ingredienti, soprattutto se si usa pesce crudo.
A questo punto preparate i maki. Prendete la stuoia di bambù per sushi e rivestitela con della pellicola. Adagiate una foglia di alga nori e copritela per ¾ con il riso ben allargato, lasciando vuoto circa 1 cm sugli altri 3 lati. Tenete sempre a portata di mano una bacinella di acqua fredda con cui sciacquarvi le mani altrimenti il riso vi si appiccica tutto.
Coprite il riso con delle fettine di salmone affumicato. Poi, sul lato a voi più vicino, disponete in orizzontale l’avocado tagliato a bastoncini. Con entrambe le mani prendete la stuoia in bambù ripiegando l’alga verso il ripieno e stringendo leggermente, né troppo né troppo poco. Continuate con questa operazione finché non avrete chiuso il rotolo.
Disponete il rotolo su di un tagliere (sempre con la chiusura verso il basso), e con un coltello affilato prima raddrizzate le estremità e poi tagliate 6 maki. Se vedete che al coltello si attacca troppo il riso, ogni tanto risciacquatelo in acqua fredda e asciugatelo.
Servite con salsa di soia e, a vostro piacere, con wasabi e/o fettine di zenzero in salamoia.

We go Japan: Zuppa di noodles, gamberi e verdure

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Buon San Valentino a tutti voi!
Oggi, sulle pagine di tutti i blog, possiamo ammirare le preparazioni più disparate a forma di cuore (dalla pizza all’uovo in camicia), oppure declinate nei toni del rosa o nei gusti del cioccolato.
Ovviamente, da grandi anticonformiste quali siamo, oggi non vi abbiamo presentato niente di tutto ciò. Non perché vogliamo fare le bastian contrarie a tutti i costi, ma piuttosto perché siamo convinte che il miglior regalo possibile per il vostro uomo sia il suo piatto preferito, e per esperienza poco ha a che fare con il colore rosa.
Per gli amanti della cucina orientale una buona idea può essere questa splendida zuppa, che giusto ieri è stata pubblicata anche sulla rivista online HonestCooking. Se poi volete organizzare un intero menù a tema, potete completarlo con un antipasto di maki con salmone affumicato e avocado, e con una panna cotta al kinako e cioccolato bianco per dessert (in pubblicazione).


Tempo di preparazione: 1 ora e mezza
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4-5 persone)
  • 2 gallinelle
  • 3 carote
  • 2 zucchine
  • 1 gamba di sedano
  • 1 porro
  • 1 cipolla piccola
  • aglio
  • mezzo chilo di gamberi
  • radice di zenzero fresca
  • sesamo
  • salsa di soia
  • olio di riso
  • sale
Per prima cosa preparate il brodo di pesce. Pulite le gallinelle, praticate un taglio sul ventre ed evisceratele. Sciacquate i gamberi e apriteli separando la carne dalle teste e dai carapaci.
Spellate una carota, la cipolla e lavate il sedano e il porro. Mettete sul fuoco una pentola con 2 litri di acqua e salate; aggiungete le 2 gallinelle, i carapaci e le teste dei gamberi, la carota, la cipolla, la costa di sedano, e le foglie più esterne e dure del porro.
Fate cuocere a fuoco basso per almeno 1-2 ore. A fine cottura aggiungere 1-2 cucchiaiate di salsa di soia. Filtrate e rimettete sul fuoco il brodo, in modo che sobbolla.
Intanto pulite le altre carote e le zucchine. Tagliatele a strisce sottili con il pelapatate. Prendete alcune foglie di porro, e tagliate anch’esse a striscioline usando un coltello affilato. Sciacquate i gamberi ed eliminate il filetto nero praticando un taglio lungo il ventre.
A questo punto prendete il wok. Mettete sul fondo un filo di olio di soia; aggiungete l’aglio ridotto in piccoli pezzi con lo schiacciaglio, 5 centimetri di radice di zenzero grattugiata e dei semi di sesamo.
Soffriggete bene e poi aggiungete i gamberi; cuocete per un paio di minuti, poi aggiungete le verdure e un po’ di salsa di soia. Aggiustate di sale, e fate cuocere per altri 2-3 minuti, facendo attenzione affinché le verdure rimangano croccanti.
Intanto, portate ad ebollizione il brodo e lessate due nidi di noodle per 4-5 minuti.
Servite in ciotole belle profonde, mescolando direttamente qui il brodo caldo con i noodle e aggiungendo un paio di mestoli del composto di gamberi e verdure.

We go Japan: Panna cotta al kinako e cioccolato bianco

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Buona domenica a tutti e buon 200° post a noi. Che bel traguardo abbiamo raggiunto quest’oggi!
Con questo post concludiamo il nostro menù giapponese. Dopo dei classici maki (anche se abbiamo usato il salmone affumicato al posto del pesce crudo) e una sfiziosa zuppa di noodles e gamberi, addolciamo il nostro palato con questa panna cotta.
Il kinako non è altro che la farina di soia. Ne avevo bisogno mentre ero a Londra quest’estate, ma non è stato assolutamente semplice trovarla. Dopo ricerche approfondite l’ho trovata in un minuscolo negozietto giapponese in una stretta viuzza dietro Picadilly. Qui in Italia non ho assolutamente idea di dove la si possa trovare, ma visto che più di qualcuno la conosce penso ci sia qualche speranza.
L’idea di questo dolce mi è venuta quando l’amico/chef Andrea Gabin mi ha detto che un collega giapponese faceva una bibita a base di kinako e latte. Da lì il salto per un dolce al cucchiaio è stato rapido. Assolutamente da provare!


Tempo di preparazione: 1 ora (più il tempo di riposo in frigo)
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 250 g di latte
  • 250 g di panna fresca
  • 100 g di cioccolato bianco
  • 100 g di zucchero
  • 3-4 cucchiai di kinako, o farina di soia
  • 4 g di agar agar
Mescolate latte, panna e zucchero in un pentolino, e ponete sul fuoco. Scaldate finché sulle pareti non iniziano a formarsi delle bollicine, poi togliete dal fuoco e aggiungete il kinako e il cioccolato bianco ridotto a piccoli pezzetti. Mescolate bene con una frusta così da rompere il più possibile i grumi.
Riportate sul fuoco e quando sta per riprendere l’ebollizione aggiungete l’agar. Mescolate bene per 15 secondi e poi togliete dal fuoco. Versate il tutto in un contenitore filtrando con un colino così da eliminare gli eventuali grumi rimasti e lasciate raffreddare a temperatura ambiente.
Dopo 15-20 minuti mescolate bene e poi versate negli stampi che avete prescelto (noi abbiamo scelto di usare quelli monoporzione). Lasciate raffreddare ancora 1 ora a temperatura ambiente e poi mettete nel frigo per alcune ore, o meglio ancora per una notte intera.
Sformate e servite ben freddo.

Marmellata di limoni con metodo Ferber

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Cos’è il metodo Ferber? Sicuramente ai non addetti ai lavori questo metodo non dirà nulla. Anch’io fino ad un anno fa navigavo nell’ignoranza. Poi un giorno Bruna di Tentazioni di gusto comincia a postare una marmellata dietro l’altra fatta con questo metodo…
Vista la mia passione per marmellate e confetture, scatta la curiosità e mi documento. Christine Ferberè una signora dell’Alsazia che ha “inventato” un metodo nuovo per fare marmellate. Non per niente è stata soprannominata la regina delle marmellate!
In sintesi si tratta di un sistema per cuocere molto poco la frutta e quindi conservarne tutte le proprietà organolettiche e nutritive.
Lo ammetto, all’inizio ero molto, molto scettica e per un bel po' di tempo ho continuato con il sistema tradizionale. Poi volendo provare a fare la marmellata di limoni mi sono messa alla ricerca di una ricetta affidabile e ho chiesto consigli alla Bruna. Da qui è iniziata una gara di “solidarietà” a chi mi dava più dritte tra lei e Claudia di Dentro l'ombra al ombrico non resta che lombrire, che di sicuro definirei la regina delle marmellate della Val Pusteria!!!
Il Web è bello proprio per questo, in tempo reale ti trovi a parlare, a scambiare idee e consigli con dei perfetti sconosciuti… Consigli preziosi e marmellata ottima!

Tempi del 1° Giorno
Preparazione: 15 minuti
Cottura totale: 30 minuti ca.
Riposo: una notte

Tempi del 2° Giorno
Cottura: 15 minuti dopo ebollizione della marmellata

Ingredienti:
  • 500 g di limoni gialli interi non trattati
  • ½ litro di succo di limone (circa 1,3 kg di limoni, ma dipende dal loro succo)
  • 1 kg di zucchero
Il 1° Giorno
Lavate molto bene i limoni interi. Portate una pentola di acqua ad ebollizione. Immergete i limoni interi e portate al bollore appena accennato. Mantenete la cottura a fuoco dolce per 15 minuti circa. Rinfrescateli in un bagno di acqua fredda poi li scolate.
Tagliateli a metà per il lungo e poi a rondelle il più possibile sottili.
Versate le rondelle di limone, il mezzo litro di succo di limone e lo zucchero nella pentola per marmellata.
Il composto non deve arrivare alla bollitura, ma solo al "fremito" che precede l'ebollizione mescolando delicatamente; quindi versate il tutto in una ciotola.
Coprite con un foglio di carta forno in modo che aderisca perfettamente e quando è fredda mettete in frigo per una notte.

Il 2° Giorno
Versate il composto nella pentola per marmellata. Portate ad ebollizione.
Mantenete la cottura a fuoco vivo per 10 minuti circa (cercando di non superare i 105°) mescolando continuamente e schiumando.


Togliete dal fuoco, frullate finemente la marmellata poi riportate al bollore per 5 minuti (sempre a 105°) mescolando.
Verificate la consistenza della marmellata facendo la prova piattino. Prendete un piattino (che in precedenza avevate messo in frigo) e mettete mezzo cucchiaino di composto. La marmellata è pronta quando farà fatica a scorrere sul piattino e gelificherà leggermente*.
Togliete la pentola dal fuoco, mettete subito la marmellata nei vasi precedentemente sterilizzati in forno caldo (100°) e chiudete.
Se, come me, usate i vasetti della Bormioli, non dovete assolutamente sterilizzare i tappi perché si rovinerebbero. È sufficiente usare tappi nuovi ogni volta.
Coprite i vasetti caldi con un vecchio maglione di lana e lasciateli così per un paio di giorni.
* Non vi fate ingannare dalla fluidità della marmellata, una volta raffreddata sarà perfetta!

Istanbul, paradiso delle foodblogger

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Cari amici, scusate l’assenza ma una brutta influenza prima, e uno stupendo viaggio ad Istanbul poi, ci hanno tenute un pochino lontane dal blog. Ma ora ritorniamo alla grande, in primis con un piccolo reportage su questo nostro viaggio, sperando che la nostra esperienza e i nostri consigli possano tornare utili a qualcuno di voi.
Siamo partite insieme, mamma e figlia, beatamente sole, le due Staffette alla scoperta della Porta d’Oriente, un luogo in cui è ben evidente il mix di culture e popoli che costituisce non solo questa città, ma l’intera Turchia.
Siamo andate sole, senza un tuor organizzato, e vi assicuriamo che non ce n’è bisogno, sia per la facilità di movimento all’interno di Istanbul sia per la sensazione di sicurezza che abbiamo provato in ogni momento e in ogni luogo.
I costi di vita lì sono in generale molto contenuti. Metà del nostro budget totale è stato speso per il volo (250 euro a testa con Turkish, che merita veramente la coccarda di migliore compagnia europea; i pasti a bordo erano buonissimi, per non parlare del Turkish delight di benvenuto), con 200 euro abbiamo dormito 3 notti in un eccellente e comodissimo 4 stelle e gli altri 300 circa ci sono bastati per tutto: taxi e trasporti, musei, shopping, cene in ristoranti piuttosto rinomati.
Veniamo alle questioni pratiche.
Dove dormire? Noi siamo casualmente capitate all’Ottoman Imperial Hotel, un 4 stelle su di un lato di Aya Sofya. Abbiamo trovato una buonissima occasione con Trivago, e solo dopo abbiamo visto che era consigliato anche dalla Lonely Planet. Posizione comodissima (alle principali attrazioni ci si poteva andare in ciabatte tanto erano vicine, non più di 5 minuti a piedi), bello, pulito, tutti gentilissimi e cordiali. Unico piccolo neo la colazione, che cadeva un po’ in fallo sulla parte salata, mentre quella dolce era buonissima. All’interno dell’albergo si trova anche il ristorante Matbah, uno dei ristoranti di cucina ottomana più rinomati della città. I gusti sono particolari e ci sono piaciuti, ma i piatti sono grandi e bisogna avere stomaci forti e a cui piacciono i sapori molto dolci per riuscire a finirli. Voto totale 8!
Cosa vedere? Gli imperdibili sono i seguenti:
  • il palazzo Topkapi, a cui dovrete dedicare almeno 3 ore di visita senza grosse soste; è di proporzioni enormi, sembra non finire mai, ma è assolutamente stupendo; mai visto niente di comparabile;
  • Aya Sofya, per gli splendidi mosaici di epoca bizantina;
  • la Moschea Blu, al cui interno abbiamo provato un senso di pace mai provato in nessun’altra struttura religiosa, né cattolica, né di altro genere; praticamente tutte le altre moschee sono identiche come struttura, ma con decori meno belli;
  • la Moschea di Rustem Pasa; questa stupenda moschea ricoperta di piastrelle bianche, blu e turchesi è un vero gioiello; è piccola, poco nota e sopra il livello della strada, per cui dovrete cercarla attentamente altrimenti rischierete di passarci davanti senza accorgervene. Merita davvero la ricerca;
  • il bazar delle spezie; a nostro avviso più interessante del Gran Bazar perché più simile ai suk; se volete gustarvelo con calma andateci di mattina presto, verso le 10 (non c’è tanta folla e i venditori si mettono a parlare con voi svelandovi ricette tipiche, aneddoti sulla storia turca e anche sulla loro vita), se invece volete vederlo affollato puntate sul primo pomeriggio;
  • la Cisterna Basilica, la più grande cisterna sotterranea per la conservazione dell’acqua attualmente visitabile a Istanbul; è fantastica nella semioscurità, con le sue centinaia di colonne e le carpe gigantesche che sguazzano nell’acqua.

Dove mangiare? A Istanbul c’è l’imbarazzo della scelta perché esistono molte tradizioni culinarie diverse. Noi vi indichiamo i luoghi che ci sono rimasti nel cuore:
  • Imbat, all’ottavo piano dell’albergo Orient Express in Hudavendigar Caddesi; vista stupenda sul Bosforo e cucina dell’Egeo; veramente ottimo per il suo rapporto qualità/prezzo;
  • Cappadocia Restaurant, sempre in Hudavendigar Caddesi, a pochi passi dall’Imbat; cucina della Cappadocia, tipica delle popolazioni nomadi, seduti su tappeti e cuscini; da non perdere i gozlemeler, delle sorte di piadine ripiene che vedrete preparare in diretta da una signora in vetrina, e il firin sutlac sade, una crema di riso in cocotte davvero eccezionale;
  • Hafiz Mustafà, una catena di caffetterie/pasticcerie dove assaggiare dei fantastici dolci e sorseggiare un tè turco o un tè al melograno;
  • Namli, una gastronomia a pochi passi dal bazar delle spezie; al piano terra è possibile comprare stupende prelibatezze da gustare al primo e secondo piano, dove si trova una sorta di caffetteria/tavola calda.

Infine, puntiamo su ciò che ci piace di più, ovvero il food. Al bazar delle spezietroverete di tutto e di più: oltre a tantissimi tipi di spezie, vedrete una varietà di frutta secca e disidratata senza paragoni (noi abbiamo fatto incetta di datteri e pistacchi), per non parlare delle corone di melanzane, zucchine e peperoni secchi.
Ma non finisce qui. Procedendo fuori dal bazar, su Hasircilar Caddesi, troverete una strada piena di negozi, dedicati non solo ai turisti, ma anche alla popolazione locale. Qui ci sono diversi negozi dedicati alla cucinaa prezzi veramente competitivi. Il più fashion è sicuramente Besan (sul lato destro della strada uscendo dal bazar delle spezie), che ha una grandissima sezione dedicata al cake design, ma se siete più interessate agli strumenti da cucina procedete di qualche metro e sulla sinistra ne troverete un altro, che ne ha una varietà davvero impressionante.
Abbiamo scoperto che Istanbul può essere proprio il paradiso di una foodblogger.

Oggi è lunedì, quindi brodo di carne

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Buon lunedì a tutti.
Oggi postiamo la ricetta del brodo di carne, una delle preparazioni di base più importanti, e piatto tipico del lunedì. Infatti, prima che nelle nostre case ci fossero le lavatrici, le donne passavano il lunedì lavando a mano la biancheria. Per questo motivo non avevano tempo di cucinare. Quindi, la cosa più semplice da preparare e che non necessitava di essere seguita, era il brodo.
Per un buon brodo sono necessarie alcune accortezze. A partire dal tipo di carne utilizzata. Se utilizzate solo le ossa, il brodo risulterà piuttosto povero ed insipido. Noi abbiamo scelto un bel pezzo di biancostato, ricco di carne, e qualche osso. Inoltre abbiamo deciso di non aggiungere erbe aromatiche, perché, come dice Montersino, non vogliamo che il brodo sia una tisana.
Oltre che come indiscusso protagonista dei tortellini in brodo, gli utilizzi del brodo sono molteplici: si può insaporire un risotto o un buon chili, ricetta che posteremo fra qualche giorno.

Tempo di preparazione: 3 ore (più il riposo)
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 1 kg di biancostato di manzo
  • qualche osso
  • 1 cipolla grande
  • 1 costa di sedano
  • 1 carota
  • alcuni pomodorini
  • sale
Per prima cosa tagliate a metà la cipolla e fatela bruciacchiare mettendola direttamente a contatto con il fuoco. Questo farà sì che il brodo sia bello chiaro e non torbido.
Riempite una pentola di acqua fredda. Disponetevi la carne, la cipolla, la carota sbucciata, il sedano e alcuni pomodorini aperti. Aggiungete un pugnetto di sale.
Fate cuocere lentamente per 3 ore, portando a leggero bollore. Per estrarre ancora meglio il sapore dalla carne e dalle verdure potete prolungare la fase di riscaldamento dell’acqua aggiungendo del ghiaccio.
Una volta fuori dal fuoco lasciate raffreddare, togliete la carne e le verdure e mettete in frigo per una notte. Il giorno dopo filtrate il brodo per eliminare tutto il grasso che, con il freddo, si è solidificato in superficie.
Anche se la carne risulterà meno saporita rispetto al bollito classico, si può comunque preparare un’insalata fredda accompagnata dalle verdure lessate e da qualche salsa. 

We go Mexico: Fajitas di pollo

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Continuano i nostri esperimenti con la cucina internazionale. Questa volta andiamo in Messico (purtroppo solo virtualmente) con i suoi sapori decisi e piccanti (che noi, però, abbiamo smorzato un pochino perché non amiamo troppo il peperoncino).
Anche stavolta vi proponiamo un menù completo, dall’antipasto al dolce:
Fajitas di pollo


Tempo di preparazione: un’ora e mezza
Difficoltà: media

Ingredienti (per 4 persone)
per le tortillas
  • 250 g di farina 0
  • 90 ml di acqua
  • sale
  • 1 cucchiaio di olio EVO
per il ripieno
  • 1 petto di pollo
  • 1 peperone giallo
  • 1 peperone rosso
  • 1 cipolla rossa
  • 2 lime
  • paprika dolce
  • cumino
  • sale
  • pepe
  • olio EVO
  • yogurt bianco (abbastanza acido)
  • Montasio di 30 giorni (o altro formaggio a pasta dura non stagionato)
per la guacamole
  • 2 avocado
  • 10 pomodori datterini
  • mezza cipolla rossa
  • 1 lime
  • coriandolo fresco (o in alternativa in polvere)
  • sale e pepe
Per prima cosa preparate le tortillas. Mettete nell'impastatore la farina, un pizzico di sale e l’olio. Azionate l'impastatore e aggiungete a filo l’acqua fredda.
Una volta che si sarà formata una bella palla, trasferitela sulla spianatoia e lavoratela a mano per 5 minuti così da dare elasticità all'impasto. Mettete a riposare per 30 minuti ben coperta con un nylon in modo da non farla seccare.
Dopodiché iniziate a preparare il ripieno. Pulite la cipolla, i peperoni e il pollo, e riduceteli tutti in striscioline lunghe 3 cm. Metteteli in una ciotola, conditeli con la paprika dolce e il cumino in polvere, sale, pepe, un po' d'olio e il succo di un lime. Mescolate bene il tutto e lasciate marinare.
Nell'attesa preparate la guacamole. Eliminate buccia e semi sia degli avocado che dei pomodorini. Prendete 1 avocado e i pomodori e metteteli nel mixer con il coriandolo fresco ben lavato e la cipolla lasciata a mollo a lungo in acqua fredda e poi ben strizzata. Riducete il tutto in purea.
Tagliate a pezzettini il rimanente avocado, sprimacciatelo grossolanamente con una forchetta e aggiungetelo alla purea fuori dal mixer così da darle una certa consistenza. Salate, pepate e condite con una spruzzatina generosa di lime (almeno metà). Tenete in frigo fino al momento di servire.
Prendete l'impasto delle tortillas, ricavatene tante palline di dimensioni simili e con il mattarello formate dei dischi sottili. Scaldate una padella antiaderente e cuocete ciascun disco per 2-3 minuti, girandolo a metà cottura quando inizia a prendere un bel colore dorato. Impilatele una sopra l'altra e tenetele in caldo.
Infine scaldate una piastra e mettete a cuocere il mix di pollo, peperoni e cipolla marinati, girandoli con una pinza affinché si abbrustoliscano su tutti i lati. A cottura ultimata irrorate con il succo dell'altro lime.
A questo punto recuperate le tortillas, farcitele con il ripieno, striscioline di formaggio e una cucchiaiata di yogurt bianco, e servite accompagnando con la guacamole.

We go Mexico: Chili messicano

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Seconda puntata con il nostro viaggio enogastronomico in Messico. L’introduzione sarà breve, perché causa una splendida cassetta di limoni bio da utilizzare, stiamo passando tutte le nostre giornate in cucina a sfornare stupendi gelati, sorbetti, creme e così via. Nei prossimi giorni li condivideremo con voi.
Intanto, oggi vi proponiamo il piatto forte del menù messicano, il chili. Non amando il peperoncino, noi ci siamo andate molto caute e ne abbiamo aggiunto giusto un mezzo cucchiaino. Il chili tradizionale dovrebbe essere piuttosto piccante, quindi se siete amanti abbondate pure, e se volete usare i peperoncini freschi, tritate finemente e aggiungeteli dopo aglio, cipolla e peperoni.
In ogni caso, è un piatto fantastico, saporito, gustoso, completo. Non lasciatevelo scappare.

Tempo di preparazione: 1 ora e mezza
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
  • 4 spicchi d'aglio (con la camicia)
  • 1 cipolla bianca
  • mezzo peperone rosso
  • 1 fetta di pancetta di maiale
  • peperoncino q.b.
  • 1 cucchiaino e mezzo di origano
  • mezzo cucchiaino di pepe
  • una punta di cumino
  • 2 chiodi di garofano
  • 1 kg di carne di maiale/agnello/manzo
  • 1 scatola di pomodori
  • 1 scatola di fagioli
  • brodo di carne
  • sale
  • zucchero
Mettete ad ammorbidirsi l'aglio, munito di camicia, in una pentola antiaderente senza nessun grasso aggiunto per circa 10 minuti. Fate raffreddare, togliete la buccia e tritate finemente.
Tritate finemente la cipolla e il peperone rosso. Tagliate la pancetta in piccoli pezzi.
In una pentola mettete un fondo di olio EVO e soffriggete la pancetta. Aggiungete la cipolla, l’aglio e il peperone tritati finemente. Soffriggete per un paio di minuti, poi aggiungete le spezie ridotte in polvere in un mortaio. Fate insaporire bene il tutto.
Aggiungete la carne rosolandola per qualche minuto. Infine aggiungete i fagioli ben sciacquati e scolati, il pomodoro in scatola e il brodo (indicativamente noi abbiamo aggiunto due lattine colme).
Fate cuocere a fuoco lento e parzialmente coperto con il coperchio per un'ora. A cottura ultimata aggiustate di sale e aggiungete un cucchiaino di zucchero. Lasciate ancora sul fuoco per un minuto e servite ben caldo con le tortillas tiepide o accompagnato con del riso.

We go Mexico: Sformatini speziati di cioccolato extra dark

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Ultimo appuntamento con il menù messicano, quello più dolce ovviamente. Per il dessert non abbiamo scelto nessuna ricetta tipica messicana, come invece abbiamo fatto sia con le fajitas che con il chili, di cui abbiamo letto tantissime ricette, scelte quelle che più ci convincevano, e adattate poi ai nostri gusti.
Abbiamo deciso di usare una base a noi nota, dei classici sformatini morbidi al cioccolato, e renderli messicani utilizzando alcuni ingredienti tipici: il cioccolato fondente (anche se non avevamo quello tipico messicano), il peperoncino e la cannella.
Davvero perfetti per concludere in bellezza questo menù!

Tempo di preparazione: 1 oretta (compresa la cottura)
Difficoltà: facilissima

Ingredienti
  • 125 g di cioccolato fondente extra
  • 4 uova
  • 100 g di zucchero
  • 50 g di mandorle in polvere
  • 125 g di burro
  • peperoncino e cannella q.b.
  • zucchero a velo
Spezzettate il cioccolato fondente e mettetelo in un recipiente con il burro, il peperoncino e la cannella. Fate sciogliere a bagnomaria mescolando delicatamente. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente.
In una ciotola mescolate le uova con lo zucchero per 2 minuti. Poi aggiungete il cioccolato fuso freddo e la polvere di mandorle mescolando delicatamente.
Imburrate 4 stampini e versate il composto. Fate cuocere in forno caldo (150°C) per 25 minuti. Servite appena sfornati dal forno spolverati di zucchero a velo.

Fettuccine vegane di San Patrizio

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Buongiorno, buon lunedì e buon Saint Patrick’s daya tutti!
Sabato abbiamo concluso il nostro menù messicano, decisamente carnoso, mentre iniziamo questa settimana con una ricetta agli esatti antipodi (ma non geografici), appartenente ad un mondo a noi ancora molto sconosciuto: la cucina vegana.
Complice la collaborazione con un’azienda italiana, la Microlife, produttrice di spirulina. La spirulina è un’alga dall’alto contenuto proteico (quindi molto indicata in diete povere di proteine, come quella vegetariana e vegana, o in casi in cui ne serva un maggiore apporto, come nel caso degli sportivi), ricca di tutte le vitamine del gruppo B, acidi grassi essenziali (come l’acido linolenico) e omega 3, betacarotene, vitamina E, sali minerali quali ferro, calcio, potassio.
La Microlife, oltre a produrre spirulina al 100%, ha un’ampia gamma di prodotti alimentari: dalla pasta, ai biscotti, a crackers e grissini, fino ai succhi e alle barrette energetiche ideati appositamente per gli sportivi.
Noi abbiamo colto l’occasione del giorno di San Patrizio per preparare un piatto-tributo all’Irlanda, in cui comparissero i suoi colori caratteristici: il verde e l’arancio. Siamo alle primissime armi con la cucina vegana, per cui i vostri pareri saranno molto graditi!


Tempo di preparazione: 1 oretta (più il tempo di riposo)
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
  • 1 confezione di fettuccine alla spirulina Microlife
  • 2 peperoni rossi grandi
  • 1 confezione di panna di soia
  • sale
  • 10 g di semi di sesamo
  • 10 g di pistacchi
Lavate i peperoni rossi, tagliateli a metà, privateli dei gambi, dei semi e delle parti bianche. Ponete i peperoni in una teglia da forno rivestita con abbondante carta argentata con la pelle verso l’alto, e cuoceteli in forno statico per 35 minuti circa a 200°C. Una volta ben cotti, estraeteli dal forno e sigillateli dentro la carta argentata in modo che il vapore acqueo rimanga all’interno. In questo modo, una volta freddi, è molto più facile spellarli.
Preparate il gomasio tostando i semi di sesamo in padella finché non sentite che sprigionano un profumo caratteristico. Trasferiteli in un mortaio insieme ad 1 g di sale fino e riduceteli in polvere. Prendete i pistacchi e, se sono provvisti della cuticola marrone, sbollentateli per 1 minuto in acqua calda, così da eliminarla. Riducete anch’essi in granella nel mortaio e poi addizionate gomasio q.b. Avrete così prodotto un grana vegan verde (quello classico si fa invece con mandorle e anacardi).
Portate a bollore una pentola di acqua salata e calate la pasta. Intanto frullate le falde di peperone prive della pelle con panna di soia q.b. e un pizzico di sale. Il sugo deve risultare dolciastro.
Scolate la pasta, conditela con la crema ai peperoni e servite con abbondante grana ai pistacchi.

Penne primaverili alla crema di peperoni

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Da calendario oggi sarebbe il primo giorno di primavera, anche se i metereologi e pure google l’hanno fatta iniziare ufficialmente ieri. In effetti il sole e il caldo di questo periodo ci fanno pensare più a fine aprile che a fine marzo. Auguriamoci che continui così, anche se le previsioni per il weekend non ci lasciano molte speranze.
Gli appuntamenti in agenda sono tanti. A Pordenonevi è il secondo appuntamento con la fiera Cucinare, iniziata quest’oggi e che terminerà lunedì con la presenza dello chef Carlo Cracco. L’anno scorso ci siamo state (la nostra recensione la trovate qui) e ci è piaciuta, ma quest’anno purtroppo dobbiamo saltare.
In tutta Italia, invece, vi è un appuntamento a noi molto caro: le giornate di primavera organizzate dal FAI. Siamo molto legati a questo evento, in primis perché adoriamo le opere d’arte, e queste giornate aprono i cancelli di edifici storici di solito chiusi ai più. In secondo luogo Alessia ha anche fatto da Cicerone in un’edizione di tanti anni fa e ne serba un ricordo fantastico.
Intanto, mangiamoci questo primo dai sapori primaverili: una pasta condita con una crema fredda, quindi adatta a quando il tempo si fa più mite, molto saporita e colorata. Lunedì l’abbiamo presentata in versione vegan, oggi in quella tradizionale, che da anni ormai prepariamo. Alessia ricorda ancora quando, una domenica a pranzo, si è accorta di non avere panna in casa ed è andata molto cinematograficamente a chiederla alla vicina del piano di sotto. Cose che non succedono solo nei film!
Buon weekend a tutti!

Tempo di preparazione: 1 ora (più il tempo di riposo)
Difficoltà: facile

Ingredienti (per 4 persone)
  • 500g di penne
  • 2 peperoni rossi grandi
  • 1 confezione di panna
  • sale
  • parmigiano reggiano
Lavate i peperoni rossi, tagliateli a metà, privateli dei gambi, dei semi e delle parti bianche. Ponete i peperoni in una teglia da forno rivestita con abbondante carta argentata con la pelle verso l’alto, e cuoceteli in forno statico per 35 minuti circa a 200°C. Una volta ben cotti, estraeteli dal forno e sigillateli dentro la carta argentata in modo che il vapore acqueo rimanga all’interno. In questo modo, una volta freddi, è molto più facile spellarli.
Portate a bollore una pentola di acqua salata e calate la pasta. Intanto frullate le falde di peperone prive della pelle con la panna e un pizzico di sale. Il sugo deve risultare dolciastro.
Scolate la pasta, conditela con la crema ai peperoni e servite con abbondante parmigiano reggiano.

Sorbetto di limone e zenzero

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Buon lunedì amici!
Oggi, 24 marzo, si tiene la seconda giornata europea del gelato artigianale. Per l’occasione abbiamo preparato questo semplice ma superbo sorbetto, dal gusto fresco e leggermente piccantino dato dallo zenzero.

Tempo di preparazione: 1 ora
Difficoltà: facile

Ingredienti
  • 300 g di acqua
  • 125 g di succo di limone
  • 125 g di zucchero
  • 1 cucchiaio di sciroppo di glucosio
  • 1 pezzo di radice di zenzero fresca
In una padellina scaldate l’acqua con lo zucchero e fatela bollire per un paio di minuti. A fuoco spento aggiungete il succo di limone, lo sciroppo di glucosio e la radice di zenzero. Fate raffreddare.
Una volta che lo sciroppo si sarà raffreddato, filtratelo. Azionate la gelatiera e una volta fredda aggiungete lo sciroppo. Se non avete la gelatiera, versate lo sciroppo in un recipiente molto largo, così da formare uno strato piuttosto sottile, e mettete in congelatore. Al momento di servire, rompete la lastra ghiacciata e frullatela così da ottenere quasi una crema.

Gandino al Molino Moras

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Cari amici, oggi niente ricetta, ma un reportage della bellissima giornata trascorsa domenica al Molino Moras.
Qui in Friuli i mulini non mancano, anche se molti ormai si limitano a macinare il mais da cui si ricava la farina per la polenta. Il Molino Moras, che è in funzione dal 1800, invece si è specializzato nella trasformazione del grano tenero. La bella e affiatata famiglia Moras si fa vanto di selezionare i migliori grani esistenti sul mercato, poi li macina e infine li insacchetta. Da loro potete trovare numerose farine con diversi gradi di forza per ogni tipo di preparazione.
Inoltre, spesso organizzano delle giornate a tema per coinvolgere e spiegare ai propri clienti come utilizzare al meglio le singole farine. Nasce così la collaborazione con Giovanni Gandino, esperto di farine e lievitazione. Il suo curriculum è lungo, e spesso lo trovate in televisione su Alice a svelarci qualche inedita ricetta di pane.
Avevamo già seguito un suo corso in autunno sui segreti del lievito madre e sul pane più in generale. Domenica invece ci ha parlato e fatto sperimentare la ricetta della colomba pasquale con il lievito madre. Le 4 ore di corso sono letteralmente volate e siamo tornati tutti a casa con una piccola colomba da cuocere. La soddisfazione di vederla crescere e poi di gustarla è stata tanta.
Gandino inoltre ci ha fatto dono di un pezzetto del suo lievito madre che speriamo di riuscire a gestire anche per replicare la colomba.
Se l’esperimento funzionerà vi daremo, come sempre, tutte le indicazioni. Intanto potete sempre provare a fare la colomba con il lievito di birra seguendo la nostra ricetta dell’anno scorso.
Il Molino Moras si trova in Friuli, più precisamente a Trivignano Udinese (UD) vicino a Palmanova. E se andate sul loro sito potete iscrivervi alla newsletter per tenervi aggiornati sugli eventi.

Eventi di primavera: Fishweek 2014

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#Fishweek, letteralmente “settimana del pesce”, è l’unica manifestazione a carattere internazionale dedicata al pesce ed alla cultura del mare organizzata in Italia. Quest’anno si terrà a Lignano Sabbiadoro presso la Terrazza Mare nei giorni di venerdì 11, sabato 12, e domenica 13 Aprile 2014.
Tema del 2014: la riscoperta dei pesci dimenticati di laguna e la valorizzazione delle specie ittiche più rappresentative dell’alto Adriatico.
L’apertura al pubblico della manifestazione è prevista per sabato 12 Aprile 2014 alle ore 09.30 alla presenza delle autorità con l’inaugurale taglio del nastro. Si susseguiranno cinque showcooking che vedranno chef d’eccellenza cucinare la loro interpretazione dei prodotti ittici e delle ricette tipiche del territorio:
  • alle 10.00 prenderà posto ai fornelli lo Daniele Cortiula, chef del ristorante “Alle Viole” di Gradisca di Isonzo (Go) e volto tv de “La Prova del Cuoco”, con un primo piatto intitolato Lungo il Tagliamento, basato su una scelta accurata delle materie prime più rappresentative il Friuli Venezia Giulia;
  • alle 11.00 sarà la volta della stella Michelin Andrea Canton, chef del ristorante la “Primula” di San Quirico, che proporrà una Millefoglie di seppia grigliata dell’alto Adriatico con piccole verdure e salsa al nero;
  • alle 13:30 Gunter Piccolruaz (della prestigiosa associazione Charming Italian Chef), che alla Terrazza Mare proporrà un suo “cavallo di battaglia”: Guazzetto di garuse con raviolo alla lattuga della laguna di Grado;
  • alle 14.30 sarà il turno di Piergiorgio Siviero, chef del ristorante “Lazzaro 1915” di Pontelongo (uno dei locali più antichi d’Italia), che dalla Riviera del Brenta porterà a Lignano Sabbiadoro un primo piatto d’autore, Lo Scoglio dell’alto Adriatico, dove i molluschi saranno protagonisti;
  • infine, alle 16:30, la giornata si concluderà con lo chef Alessio Cazzador e il patron Roberto Marussi, del ristorante “Al Bagatto” di Trieste che proporranno un piatto avvolto dal mistero, l’Asparago in B, la cui ricetta èassolutamente top secret.
Domenica 13 Aprile 2014 sarà la giornata del grande spettacolo in cui davvero non si potrà mancare:
  • si comincerà alle 11.00 con una Focaccia multicereale al formaggio asìno, spuma di erbe spontanee, sgombro e fasolari dell’alto Adriatico, presentata da Andrea Gabin della Gabinfood di Pasian di Prato (Ud);
  • poi alle 12.000, l’ospite d’eccezione Saulo Della Valle, chef del Ristorante L’Osteria Suer & Garbino (locale considerato il tempio italiano della cucina del pesce d’acqua dolce) cucinerà un’Anguilla del fiume Stella in gremolada con i suoi ciccioli;
  • alle 14.30, dopo l’anguilla i granchi, altra specie tipica dei bassifondi lagunari, saranno interpretati dal topchef bresciano Paolo Bodon, con Zuppetta di granchio, foglia di cappero e silene;
  • alle 16:00 tocca ad Arnaldo Anastasia del ristorante “Al Bancut” di Lignano Sabbiadoro, che ci farà assaggiare un Orzotto con seppie e piselli e guazzetto di murici dell’alto Adriatico;
  • alle 17:00 è la volta del più promettente chef del Friuli Venezia Giulia, Elia Bulgarelli, executive chef de Al Picaron di San Daniele del Friuli, che proporrà un Acquerello di sugarello del golfo di Trieste;
  • e infine, alle 18.00, Marco Talamini del ristorante “Alla Torre nel Castello” di Spilimbergo (Pn), che proporrà un inedito “Finger food: incontro tra mare e terra” e Carlo Piasentin, del ristorante “’900 All’Isola” di Palazzolo dello Stella (Ud), che presenterà un Orzotto con seppie e piselli e guazzetto di murici dell’alto Adriatico.
Gli incontri
#Fishweek sarà anche occasione in cui prendere parte a veri e propri appuntamenti culturali, difatti nella giornata di sabato sono previste le presentazioni di due libri, “Manuale di cucina sentimentale” della giornalista Martina Liveranie “Essenzialmente la mia cucina” di Milly Callegari, esperta di farmacia, fitoterapia, aroma terapia e omeopatia. Sempre nella giornata di sabato, più precisamente alle 17:30 è prevista una conferenza dibattito dal titolo “Il pesce: conoscenza, sostenibilità ed evoluzione in cucina” dove saranno messe a confronto le opinioni dei pescatori, biologi, chef e nutrizionisti.
Non solo pesce: un percorso nelle eccellenze friuliane, dalle montagne al mare
Nella splendida cornice della Terrazza a Mare, sospesa fra acqua e cielo, sarà allestito un percorso enogastronomico, dalla montagne al mare, attraverso le eccellenze agroalimentari del Friuli Venezia Giulia, da quelle più tipiche come gli insaccati, il Prosciutto di San Daniele, i formaggi, i dolci e la Trota, a quelle più di nicchia, come i formaggi freschi, la cioccolata, il miele, l’olio extravergine di oliva, le birre artigianali, i presidi Slow food. Gli assaggi saranno accompagnati da una attenta selezione dei migliori vini con particolare attenzione per i vitigni autoctoni.Un affascinante viaggio all’interno della regione, una occasione per poter degustare gratuitamente le eccellenze locali e vivere dalla viva voce dei produttori le caratteristiche e le peculiarità di ogni prodotto.
La manifestazione
#Fishweek nasce per volontà della testata www.semprepesce.it e del suo ideatore, Vittorio Tomaso Azzano, con il patrocinio del Comune di Lignano Sabbiadoro, il sostegno della Li.Sa.Gest, della Lignano Holiday, della Duck Page e dell’Associazione Progetto Trezza con il Progetto Trecorala. È stata però la storia e la conformazione geografica di Lignano a suggerire i due temi della prima edizione di #Fishweek,. La città-penisola, famosa per la spiaggia sabbiosa dal tipico color oro, più volte premiata con la bandiera blu e meta di vacanze per molti milioni di turisti ogni anno, divide la laguna di Lignano, Marano e Grado dalle acque dell’alto Adriatico. Da qui i due temi della manifestazione: la riscoperta dei pesci dimenticati della laguna di Lignano, Grado e Marano – e – la valorizzazione delle specie ittiche
più rappresentative dell’alto Adriatico. Temi che, come spiega l’Assessore alle Attività Produttive Guido Pilutti – sono fortemente caratterizzanti e rappresentano uno stimolo nuovo per i tanti chef famosi che, è bene sottolinearlo, per la prima volta in Friuli Venezia Giulia hanno aderito senza indugi alla manifestazione facendo quadrato intorno al pesce dell’alto Adriatico, tema nuovo e ancora mai sviluppato, impegnandosi per proporre al pubblico ed ai media presenti preparazioni e idee davvero allettanti. Nasce così #Fishweek, prima manifestazione dedicata interamente alla valorizzazione del prodotto ittico quale ideale cornice alla promozione delle eccellenze dell’enogastronomia locale -.
- Gli spettacoli di cucina - spiega l’Assessore al Turismo Massimo Brini - sono stati selezionati seguendo i criteri ed i punteggi delle due più autorevoli guide in tema di ristoranti, la Guida Michelin e quella del Gambero Rosso. Gli showcooking fungeranno anche da stimolo per i tanti appassionati, divenendo dei veri e propri corsi di cucina, a cui è possibile partecipare gratuitamente, dove poter imparare tecniche e trucchi dai grandi chef. Una occasione unica che Lignano è lieta di offrire a coloro i quali si accrediteranno per tempo. Al termine di ogni showcooking il pubblico potrà porre domande e, coloro i quali saranno accreditati, potranno assaggiare i piatti proposti dai topchef -.
Partecipare
Per accreditarsi alla manifestazione è possibile scrivere una e-mail con i propri dati, il numero di partecipanti e la giornata di presenza, agli indirizzi di posta elettronica presenti sul sito della testata all’indirizzo www.semprepesce.it, oppure basterà recarsi all’ingresso della Terrazza Mare nell’apposito angolo accrediti e ritirare il pass. I posti disponibili per gli showcooking sono settanta (70) fino ad esaurimento posti. Per accreditarsi indicare nella e-mail l’orario e la giornata dello showcooking a cui si vuole partecipare.


Cheesecake al lemon curd e fragole

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Due care amiche, Michela del blog La casa di Artù e Stefania del blog Nuvole difarina, hanno indetto un bellissimo contest sui frutti e fiori della Primavera.
È da tantissimo tempo che non partecipiamo ad un contest, vuoi i troppi impegni e anche un pizzico di pigrizia… ma non potevamo di certo deluderle!
Per questa occasione abbiamo preparato un dolce che coniuga non uno ma ben due frutti: la fragola, che ci sta spalancando le porte della primavera, e il limone, ultimo baluardo dell'inverno. Infatti, quest'anno la produzione casalinga di lemon curd è stata copiosa (con buona pace della nostra linea) e ogni scusa è buona per aggiungerlo da qualche parte.
Da qui nasce l’idea di questo dolce buonissimo e raffinato, non difficile da fare ma solo un po’ laborioso. Di sicuro non adatto a chi soffre di diabete!!!

Tempo di preparazione: 2 ore (più il tempo di riposo di almeno altre 2-3 ore)
Difficoltà: media

Ingredienti
per la base
  • 130 g di biscotti secchi
  • 65 g di burro
per la farcia
  • 2 limoni bio
  • 150 g di zucchero semolato
  • 3 uova
  • 100 g di burro
  • 10 bacelli di cardamomo
  • 150 g di mascarpone
  • 50 g di panna
  • 1 g di agar agar
  • 300 g di fragole
per la copertura
  • 200 g di fragole
  • 50 g di zucchero semolato
  • 50 g di acqua
  • 2 g di agar agar
Per prima cosa preparate la base tritando i biscotti con il foodprocessor e sciogliete il burro a fiamma moderata. Aggiungete il burro fuso ai biscotti, mescolate bene, e poi riempite la base di una tortiera rivestita di carta forno. Mettete in frigo e fate raffreddare.
Intanto preparate il lemon curd. Lavate i limoni, grattugiatene la buccia (solo il giallo, mi raccomando) e spremetene il succo fino ad ottenerne circa 120 g.
Fate sciogliere lentamente nel microonde il burro. A bagnomaria scaldate lo zucchero, il succo e la buccia grattugiata del limone, e i bacelli di cardamomo schiacciati con la lama di un coltello; una volta sciolto lo zucchero aggiungete il burro fuso, e dopo averlo ben amalgamato con la frusta aggiungete le uova precedentemente sbattute. Fate cuocere a fiamma moderata finché non prende il bollore e fate la prova del cucchiaio: se la crema vela il cucchiaio è pronta. Togliete dal fuoco, filtrate e mettete a raffreddare.
Lavate le fragole, eliminate il picciolo e le eventuali parti bianche. Prendetene 300 grammi, tagliatele a metà e tenetele da parte.
Mescolate con una frusta 300 grammi di lemon curd (la ricetta ve ne produrrà circa 400 g) con il mascarpone. A parte scaldate la panna, aggiungete l’agar, mescolate bene e lasciate sul fuoco ancora 15 secondi. Aggiungete la panna al composto, e mescolate bene.
Prelevate lo stampo dal frigo e rivestite le pareti con le fragole tagliate a metà (con il cuore della fragola rivolto verso l’esterno della tortiera); aggiungete le fragole rimanenti all’interno. Poi versate la crema fino a coprire completamente le fragole, livellate bene e mettete in frigo.
Infine preparate la copertura. Frullate le fragole tenute da parte (circa 200 g), mettete la purea in un pentolino insieme a zucchero e acqua. Scaldate bene, aggiungete l’agar agar e tenete sul fuoco ancora 15 secondi mescolando bene; accertatevi che l’agar si sia completamente sciolto. Filtrate subito il composto per eliminare eventuali grumi e lasciate raffreddare.
Quando la temperatura della purea di fragole raggiungerà circa i 40°C, estraete dal frigo la tortiera, rivestite la superficie della crema con la purea e livellate bene.
Mettete a raffreddare in frigo per un paio d’ore prima di servire.

Con questa ricetta partecipiamo al contest “sFRUTTA la primavera” dei blog La casa di Artù& Nuvole di farina.

Cialde di parmigiano con spuma di bresaola

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Quando niente e quando tanto… Dopo mesi di assenza dai contest, ora nel giro di pochissimi giorni partecipiamo ad una seconda sfida: i finger food.
Abbiamo simbolicamente raccolto il guanto della sfida e creato questa semplice ma saporita soluzione da mangiare letteralmente in un sol boccone!
Da domani saremo presenti alla prima edizione di #Fishweek, una due giorni a Lignano Sabbiadoro che, come dice il titolo, ha il suo focus sul pesce. Alessia è l'inviata ufficiale della rivista Honest Cooking presso la manifestazione, che potrete virtualmente seguire sui nostri profili Twitter o Facebook, e attraverso l'hashtag #Fishweek. Se, invece, desiderate assaggiare i prodotti tipici della regione FVG o assistere agli show cooking degli chef famosi date un’occhiata al programma e raggiungeteci a Lignano.

Tempo di preparazione: 15 minuti
Difficoltà: facilissima

Ingredienti
per le cialde (dosi per circa 20-25 cialde)
  • 100 g. di parmigiano (o grana)
per la spuma
  • 50 g. di bresaola di cavallo
  • 100 g. di ricotta
  • 1-2 cucchiai di Marsala
Prima di tutto preparate le cialde. Grattugiate il parmigiano e mettetene 1 cucchiaio scarso nei pirottini per i muffin (noi abbiamo quelli in silicone). Metteteli sul piatto del microonde e cuocete alla massima potenza per 2 minuti. Toglieteli dal forno e lasciateli raffreddare.
Preparate la spuma. Nel robot frullate la bresaola con la ricotta. Aggiungete il Marsala e assaggiate.
Con l’aiuto della sac a poche fate la decorazione sopra alla cialda.

Con questa ricetta partecipiamo al contest “In un sol boccone” organizzato dai blog Miel & Ricotta e La bottega delle dolci tradizioni in collaborazione con la ditta Peroni.

http://www.peronisnc.it/

Chef stellati, prodotti ittici e tanta fantasia

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Paolo Bodon (e il suo granchio!!!)
Cari amici, la Pasqua si sta avvicinando, e insieme a lei una marea d’impegni, come è giusto che sia. Prima di augurarvi Buona Pasqua e passare qualche giorno in silenzio stampa, però, non possiamo esimerci dal raccontarvi la meravigliosa esperienza del weekend appena trascorso.
Come foodblogger, ma soprattutto Alessia come inviata della rivista Honest Cooking, abbiamo partecipato a Fishweek, una manifestazione enogastronomica dedicata completamente al pesce.
Ospitata dal comune di Lignano Sabbiadoro(Ud) presso la Terrazza Mare nei giorni 12 e 13 aprile, la Fishweek si è sviluppata in due aree ben distinte: gli showcooking di ben 12 chef del nord-est, di cui alcuni stellati e “forchettati”; e una zona produttori nella quale è stato fatto sfoggio di alcuni fra i migliori prodotti regionali, scelti accuratamente tra quelli più di nicchia e di elevata qualità, tra i quali spiccavano i presidi Slow Food.

Gianpaolo Currenti, uno dei produttori dei Presidi Slow Food del FVG
Se desiderate leggere una cronaca più patinata della manifestazione, andate su HonestCooking. Se invece volete avere una panoramica più goliardica, allora continuate pure la lettura qui, dove vogliamo parlarvi degli amici, quelli già noti e quelli nuovi.
Innanzitutto parliamo degli chef. Grazie alla sala non troppo affollata, abbiamo avuto l’occasione di poter scambiare quattro chiacchiere con la maggior parte di loro, e con alcuni anche qualcosina in più.
Ha aperto i lavori domenica mattina uno chef di cui abbiamo l’onore di considerarci amiche già da quasi due anni, Andrea Gabin. Ormai per i friulani la sua pizza gourmet sta diventando un’istituzione, e anche alla Fishweek non si è smentito, servendo una splendida pizza multicereale con sgombro confit, formaggio salato, crema di fasolari e spuma allo sclopit. Durante la degustazione la sala è ammutolita, e non serve dire altro… Se volete rimanere ammutoliti pure voi lo potete trovare in piazza Matteotti a Pasian di Prato (UD) presso la sua Gabin Pizza & Food.
Alessia aveva già avuto il piacere di incontrare Saulo della Valle in una piovosissima giornata di ottobre, ma non quello di assaggiare le sue creazioni. L’occasione è giunta e non ci ha deluso. La sua anguilla in gremolada con i suoi ciccioliè piaciuta a tutti, pure a Tiziana che con l’anguilla non ci va molto d’accordo… E, terminato lo showcooking, è stato molto bello passare una mezz’ora con lui e Moreno Valentini, in questa occasione suo aiutante, a parlare di pesce, chef star, e patatine PAI… Le creazioni di Saulo, che vi faranno scoprire il mondo del pesce d’acqua dolce, le trovate presso l’Osteria Suer & Garbino di Moniga(BS).

Da sin: Celestino Meot, Saulo Della Valle, Moreno Valentini, e Mario Zanetti
Un capitolo tutto per sé merita il cuoco più “tenero” della due giorni: Paolo Bodon dell’Osteria Capoborgo di Gavardo (BS). Senza troppe remore Alessia si è intrufolata in cucina per chiedere il bis della sua stupenda zuppa di granchio di laguna (unico bis nell’intera due giorni; di cibo ce ne era anche troppo, ma non ha saputo resistere!!!). Il bis si è raffreddato in tavola mentre Alessia, Paolo e Stefano Faioli (suo aiuto) discorrevano di cultura del pesce e del cliente con un bel bianco in mano. Le risate si sono sprecate e speriamo proprio di avere l’occasione di rivederci quanto prima.

Paolo Bodon e Stefano Faioli
Una menzione speciale la dedichiamo allo chef Celestino Meot, che ha saputo organizzare i lavori in cucina durante entrambe le giornate, fornendo un supporto agli chef che ne avevano bisogno. Lo chef non era stato presentato, quindi Tiziana incuriosita gli ha chiesto: “Ma lei chi è????”. La sua carnagione ha a mano a mano perso colore mentre lui le snocciolava tutti i ristoranti per i quali ha lavorato in tutti i 5 continenti. Solo per farvi capire un attimo il calibro del personaggio, è stato lo chef incaricato di organizzare l’apertura del più importante hotel al mondo, il 7 stelle super lusso Qasar Al Sharq di Jeddah. Le nostre solite figure…
Tutti i piatti presentati sono stati strepitosi. Quelli che ci sono rimasti più nel cuore, oltre a quelli già citati, sono la millefoglie di seppia con verdurine croccanti di Andrea Canton del La Primula di San Quirino (PN), e l’Asparago in B(crostini di pane, sugarello marinato, crema di asparagi, mimosa d’uovo e acqua d’asparago) di Alessio Cazzador del Al Bagatto di Trieste. Qui di seguito trovate 3 collage con tutti i piatti presentati.

Da sin. a dx. in senso orario: Lungo il Tagliamento di D. Cortiula, Millefoglie di seppia di A. Canton, Asparago in B di A. Cazzador, e Lo scoglio dell'alto Adriatico di P. Siviero

Da sin. a dx. in senso orario: Focaccia allo sgombro di A. Gabin, Anguilla in gremolada di S. Della Valle, e Zuppa di granchio di P. Bodon

Da sin. a dx. in senso orario: Carbonara di cefalo di A. Anastasia, Acquerello di sugarello di E. Bulgarelli, Finger food di mare di M. Talamini, e Orzotto seppie e piselli di C. Piasentin
Ci scusiamo infinitamente, però, per esserci perse lo showcooking di Gunter Piccolruaz del ristorante "Alla fortuna" di Grado (GO) e non essere riuscite ad assaggiare il suo piatto a base di garuse (lumache di mare) e lattuga di mare. Tutti, però, sono stati concordi sulla sua bontà!
Non li abbiamo contati, ma saranno stati almeno una trentina i produttori che hanno presentato i loro prodotti. Non possiamo certo fare un elenco, sarebbe lungo e noioso, e di sicuro rischieremmo di dimenticarci di qualcuno.
Vi segnaliamo solo alcuni prodotti di nicchia in quanto presidi Slow Food come l’aglio di Resia, il Formadi Frant, la Pitinaecc, altri invece particolari per l’unicità della preparazione. Parliamo di Chox, l’unica cioccolata miscelata ad acqua senza alcun conservante, aroma o altro intruglio… così perfetta che uno non si fa venire alcun senso di colpa pensando alla prova costume! E parliamo anche del gelato al gamberopreparato da Mario Zanetti della gelateria Gusto Antico di Udine.
Anche gli splendidi formaggi di Sante Rugo, un piccolo produttore caseario della Carnia, meritano una menzione particolare. La sua professionalità e la sua schiettezza ci hanno subito conquistate!

Sante Rugo, Alessia e il rappresentante dell'azienda vitivinicola Scubla
È stato bello ritrovare anche qui il produttore dell’olio extravergine OliStella e chiacchierare, e assaggiare la sua ultima creazione, la birra artigianale; come anche Gianpaolo Currenti (alias Paolino), produttore di aglio a Resia (ma non solo), che dopo 30 anni si è avvicinato a Tiziana con il dito puntato e un "Io ti conosco", mentre lei annaspava stentando a riconoscere l'amico di gioventù.
Ovviamente non sono mancati grandi produttori di vini principalmente dei Colli Orientali e i dolci tipici della regione, ovvero gubana, strucchi, ecc.
E sicuramente non possiamo dimenticarci di ringraziare Marco Buzziolo, grandissimo giornalista della RAI, che ha fatto gli onori di casa nella giornata di sabato ed è stato nostro compagno di tavolo e di chiacchiere durante tutti gli assaggi; e la sig.ra Milly Callegari, che ha presentato il suo libro “Essenzialmente la mia cucina”, preparato un delizioso risotto dolce e dato un paio di idee geniali che non vediamo l’ora di mettere in pratica.

Marco Buzziolo e Milly Callegari
Concludendo, la cosa in generale che ci ha colpito di più è stata la grande voglia di riscoprire e portare avanti le potenzialità del territorio e la grande passione che molti giovani imprenditori e chef mettono nel loro lavoro, non sempre facile. Auguriamo a tutti loro di perseverare e di non farsi scoraggiare, sarebbe una perdita per tutti!
Buona Pasqua!

Torta 10 cucchiai alle fragole

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Tre anni orsono, quasi agli inizi della nostra avventura blogghesca, vi abbiamo presentato una versione cioccolatosa della torta 10 cucchiai, un po’ snaturata a causa della sostituzione di uno dei cucchiai di farina (il nome della torta deriva proprio dalle dosi di zucchero e farina impiegate) con uno di cioccolato. Oggi, finalmente, vi diamo la ricetta base.
Si tratta di una torta semplice, anzi la più semplice in assoluto, in quanto non è necessaria una bilancia né attrezzi particolari per realizzarla, neanche uno sbattitore (in assenza basta un po’ di olio di gomito!). Talmente facile che durante il mio viaggetto a Londra della scorsa estate ho insegnato la ricetta alla coinquilina francese.
Potete sbizzarrirvi e sostituire le fragole (in assoluto la nostra versione più amata) con qualsiasi frutto di stagione: pere, pesche, ciliegie, fichi…
La foto è stata fatta di corsa prima di portare la torta al pranzo di Pasquetta, altrimenti non ci sarebbe stata alcuna speranza di fotografarne neanche una fetta!

Tempo di preparazione: 20 minuti più il tempo di cottura
Difficoltà: facilissima

Ingredienti
  • 120 g di burro
  • 10 cucchiai di zucchero
  • 3 uova
  • 10 cucchiai di farina
  • una bustina di lievito
  • un pizzico di sale
  • 500 g di fragole
  • zucchero semolato o di canna (a seconda dei gusti)
  • zucchero a velo
Tagliate le fragole a metà o a quarti (in base alla loro grandezza) e irroratele con del succo di limone perché non si ossidino.
A parte fate ammorbidire bene il burro, e sbattetelo con lo zucchero. Aggiungete le uova, una alla volta e solo quando la precedente si sarà ben amalgamata con il burro e lo zucchero. Montate bene, e infine aggiungete farina, lievito e sale.
Rivestite uno stampo con della carta da forno bagnata e poi ben strizzata. Versatevi l’impasto, distribuitelo uniformemente e disponete sopra i pezzi di fragola senza calcare troppo perché in cottura scenderanno da soli. Spolverizzate la superficie con abbondante zucchero semolato, così una volta cotta risulterà caramellata.
Infornate a 180° per 40 minuti. Lasciate raffreddare e poi spolverate con dello zucchero a velo.
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